Ci avviamo ormai verso il finale di stagione e la sfida per il Mondiale 2014 è sempre di più un affare tra i due piloti Mercedes. Nico Rosberg e Lewis Hamilton, che come previsto hanno piazzato una doppietta nel purtroppo drammatico GP del Giappone, hanno ancora quattro gare per decidere il campionato e pare ormai chiaro che, nei limiti della correttezza, sarà una lotta senza interferenze da parte del team. Una battaglia tra team-mates come non se ne vedevano da anni, con gli altri a fare quasi sempre da spettatori e la squadra indaffarata a gestire i due galletti nel pollaio. Toto Wolff e Niki Lauda, probabilmente, ci avranno perso intere notti di sonno, ma per noi che stiamo dall'altra parte della TV la verità è che, grazie alla politica del “lasciarli correre” messa in atto dal team tedesco, stiamo comunque assistendo a una delle stagioni più entusiasmanti degli ultimi 15/20 anni. Una situazione che non si vedeva da anni, con i vari Vettel e Schumacher che hanno dominato intere stagioni con le spalle coperte (più o meno volentieri) dai loro numeri 2.

Ma nel corso della sua storia, la Formula 1 ha visto più di un titolo conteso fino alla fine da piloti a bordo di vetture gemelle. Sin dal principio, visto che il primo Campionato del Mondo, targato 1950, fu dominato dalle Alfa Romeo e vinto in volata da Nino Farina su Juan Manuel Fangio. L'argentino, pilota di punta della casa italiana, si presentò a Monza con 4 punti più dell'italiano, segnò la pole position e partì in testa. Da lì in poi, tutto andò storto: costretto al ritiro per noie al cambio, proseguì la gara con l'Alfa di Piero Taruffi (allora era consentito) ma fu tradito dieci giri dopo dal motore. Farina, inseguito da Ascari sulla Ferrari, vinse e si laureò primo Campione del Mondo di Formula 1 della storia.

Decade successiva, il campionato è quello del 1961 e l'epilogo questa volta fu tragico. Le Ferrari erano le vetture da battere, Phil Hill e Wolfgang Von Trips arrivarono al penultimo appuntamento della stagione con il tedesco al comando della graduatoria, seguito dall'americano a 8 lunghezze. Si correva ancora una volta a Monza, e al secondo giro la rossa di Von Trips entrò in collisione con la Lotus di Jim Clark sul rettilineo che porta alla Parabolica, finendo tra gli spettatori e causando 14 morti, tra cui lo stesso pilota. La gara non venne interrotta, Hill vinse e, nonostante gli uomini di Maranello decisero di non partecipare all'ultima gara a Watkins Glen, si laureò campione per 1 punto.

Un'altra tragedia, quella di Ronnie Peterson, impedì il rush finale della stagione 1978 tra lo svedese e Mario Andretti, entrambi alla guida di una Lotus, mentre nel 1979 Gilles Villeneuve dovette arrendersi al compagno Jody Sheckter alla terz'ultima gara, accompagnandolo verso il successo. Curiosa coincidenza: anche questi due episodi andarono in scena sull'asfalto del tracciato brianzolo, a ragione considerato un vero e proprio museo di storia dell'automobilismo a cielo aperto.

Si arriva quindi agli anni '80, segnati indelebilmente dalla biancorossa livrea Marlboro delle McLaren. Il 1984 fu un affare tra il giovane Alain Prost e Niki Lauda, in chiusura di carriera ma motivatissimo ad andarsene con il terzo titolo in tasca. L'atto finale fu in Portogallo, ultima corsa in calendario, dove Prost vinse e Lauda si laureò campione arrivando secondo grazie al ritiro di Nigel Mansell. 72 punti per Niki contro i 71,5 del Professore, e la stagione passò alla storia come “quella del mezzo punto”, per via del punteggio dimezzato che venne assegnato dopo la prematura interruzione per pioggia del GP di Monaco.

Esatto: quel GP di Monaco. La corsa che fece scoprire al mondo una stella di nome Ayrton Senna, il pilota brasiliano che, quattro anni più tardi, sarebbe finito a far coppia con Prost proprio in McLaren. Le stagioni '88 e '89 videro le vetture inglesi fare gara a sé su praticamente ogni pista, facendo sbocciare una delle rivalità tra compagni più emozionanti di sempre. Entrambe le annate si risolsero proprio a Suzuka, ma se nell'anno del primo titolo di Ayrton fu la sua incredibile rimonta a risultare decisiva, l'anno successivo il contatto tra i due alla chicane fece esplodere un caso più politico che sportivo il quale, ahimé, si risolse poi a motori spenti. Dagli anni '90 in poi, altre grandi rivalità hanno animato il Circus, ma nessuna coppia di piloti con indosso gli stessi colori si è res più protagonista di un duello all'ultimo sangue per l'iride. Fino a Nico e Lewis. E la sensazione è che anche per loro si prospetti una volata degna degli annali della Formula 1.

Stefano Russo

{jcomments on}