Per la prima volta nella storia, alle redini dell’Autodromo di Monza c’è una donna. Alessandra Zinno è l’attuale direttrice del circuito brianzolo e proviene dalla vicina realtà di ACI, in cui ha occupato precedentemente il ruolo di Direttore Centrale delle Risorse Umane e degli Affari Generali. 

Noi di LiveGP.it non potevamo esimerci dall’incontrarla, affrontando una serie di temi cardine: dalle sfide innescate dalla pandemia alla lenta, ma costante, crescita delle donne nel settore del motorsport. 

ACI E LE QUOTE ROSA NEL MOTORSPORT 

Proprio sul tema dell’aumento della presenza femminile nel motorsport, Alessandra Zinno ha menzionato la realtà professionale di ACI. Qui il desiderio e l’intuizione di arrivare a scegliere donne per posizioni di spicco ha portato a decisioni disruptive e innovative che sempre più realtà stanno adottando. 

“Vengo da una realtà fortemente innovativa, dall’ACI, che ha peraltro un rapporto con noi di azionista e società pubblica. È una realtà dove la presenza femminile è una presenza importante” ha esordito. 

“Io provengo dalla direzione del personale, ho assistito e gestito dirigenza e manager in tutti i miei 15 anni in termini di HR. Molte donne sono entrate nella realtà ACI, hanno fatto carriera e ACI è sempre stata strutturata sia su ruoli di professional che su ruoli manageriali. Non è casuale che in alcune posizioni, anche apicali, dell’ACI ci siano donne, così come non è casuale che ci sia stata un’apertura da parte di chi ha selezionato e approvato la mia candidatura. È un tema che evidenzia un certo coraggio nel saper guardare avanti, forse perché nei periodi di crisi vale fare una scelta del genere quasi come fosse uno stress test, per vedere che succede cambiando le cose”. 

COM’È CAMBIATO IL SUO RAPPORTO CON LO SPORT 

Da sempre legata allo sport, Alessandra Zinno apprezza ogni declinazione delle discipline sportive, dall’aspetto agonistico a quello conviviale e formativo. 

“Io sono sportiva, per me lo sport è veramente pane. Mi piace vederlo, mi è piaciuto praticarlo. Ora sono votata a discipline più tranquille, però da ragazzina ho attraversato diverse discipline sportive perché non si può stare senza sport. Lo sport è una chiave di gestione del proprio io, dell’autocontrollo, ha un sistema di valori che forma molto. Il motorsport deriva da una passione che io ho sempre avuto in generale verso il circuito, ho sempre guardato i gran premi da ragazzina con mio padre”.

“Entrare in ACI - ha proseguito - è stato per certi versi casuale, rimanerci è stato una scelta. Avere la possibilità in questi 10-15 anni di godermi le gare automobilistiche che organizzano i nostri Automobile Club mi ha dato la possibilità di assaporare più da vicino il contesto del motorsport e dell’organizzazione delle gare sportive”.

“Sono eventi trasversali, non hanno età e non hanno genere perché ho sempre visto sia uomini che donne, a volte addirittura coppie dove il marito e la moglie sono pilota e navigatore nei rally o spesso commissari sportivi. È un tipo di sport che accomuna tutti, un’esperienza sociale dove poi la prestazione e la vittoria sono naturale corollario. È un modo di vivere l’evento sportivo come un’esperienza sociale e anche un modo di vivere all’aperto. Consideriamo il contesto naturalistico dove si tengono le gare e questo ne fa da ulteriore tratto distintivo, a mio parere”. 

L’AUTODROMO, IL GRAN PREMIO E LA PANDEMIA 

L’esperienza in ACI per Alessandra Zinno si è rivelata fondamentale nella pianificazione della ripartenza dopo il periodo di lockdown e restrizioni, nonché del Gran Premio d'Italia, evento cardine dell'anno. Un aspetto chiave della riapertura dell’Autodromo di Monza verso un numero maggiore di addetti ai lavori e appassionati è stato sicuramente la cura nei confronti della sicurezza di tutti i presenti. 

“Sono arrivata già preparata, perché provenivo dall’esperienza di direttore del personale e quindi responsabile della sicurezza e della salute dei lavoratori” ha spiegato. 

“Lì abbiamo vissuto i mesi più critici che in termini organizzativi per me sono stati un’esperienza importante. Ho imparato la capacità di gestire il rischio di contagio e poterlo valutare in una dimensione aziendale”.

“Con SIAS abbiamo iniziato progettare e riprogettare il futuro rispetto al lockdown. Non abbiamo utilizzato il tempo in maniera statica, bensì per conoscerci e programmare nuovi eventi, come la gestione di un gran premio e di una parte commerciale che fatalmente risentiva di questo". 

“Abbiamo cercato di organizzare guardando alla sicurezza perché dovevamo cercare di garantirla per chi veniva a vivere l’evento da protagonista, quindi team, piloti e addetti ai lavori e poi per chi voleva essere presente. E' stato un evento eccellente in un contesto di eccezionalità. Noi siamo ancora dal punto di vista normativo in uno stato di emergenza e in questo contesto, grazie anche alla possibilità di gestirlo con tutte le attenzioni, abbiamo portato avanti un evento eccezionale”.

PIÙ DONNE NEL MOTORSPORT: COSA SERVE PER INCENTIVARE QUESTO PROCESSO? 

“Distinguerei dei piani. Da aziendalista spesso guardo la presenza femminile da un punto di vista di strutture organizzative, ossia donne poste in ruoli chiave, dove hai la possibilità di spingere o condizionare determinati comportamenti e scelte. Altro è invece la sfera delle donne, anche delle bambine, che si affacciano a questa disciplina".

Naturalmente per favorire il processo in entrambi i settori in Italia è fondamentale investire in strutture e contesti legati al motorsport. Secondo la direttrice Zinno è inoltre necessario guardare alle primissime discipline legate alla sicurezza e ai motori che un bambino incontra nella propria formazione.

"E’ chiaro che essendo una disciplina nativa maschile, l’intelligenza e la maturità delle figure maschili chiave è determinante per far sì che sul piano dei giovani piloti e delle giovani pilote ci possa essere uno sforzo di formazione e reclutamento. L’educazione stradale è una materia d’insegnamento, può essere inserita nell’offerta formativa. Anche da qui si possono arrivare a individuare giovani talenti e poi ci vogliono strutture, quindi kartodromi e contesti in cui allevare futuri piloti donna".

"Per fare questo ci vuole gioco di squadra e anche uomini che credono in un’evoluzione del genere, come poi è stato in tutte le dimensioni sociali in cui l’intelligenza maschile ha guardato alla donna come un’altra possibilità”. 

Beatrice Zamuner