"Io non posso stare fermo col volante nelle mani, quante curve devo fare prima che venga domani..."

Giorgio Faletti, da "Io canaglia" - Autosprint.

E' stato cabarettista, cantautore, attore, pittore, scrittore di successo. Ha fatto sorridere, riflettere ed emozionare, grazie alle sue doti eclettiche che lo hanno reso un artista brillante ed amato come pochi. Ma Giorgio Faletti, scomparso oggi all'età di 64 anni a causa di un male incurabile, è stato anche un grande appassionato di motori. Al punto da scrivere, nela prima metà degli anni '90, una rubrica per Autosprint dal titolo "Io, canaglia", nella quale si divertiva a commentare ironicamente gli avvenimenti del mondo delle corse. Faletti però non disdegnava di prendere sul serio il volante tra le mani (eccolo, nella foto tratta da Autosprint.it), tanto da schierarsi persino in un paio d'occasioni al via del Mondiale Rally: nel 1992, a bordo di una Lancia Delta Integrale con la quale si classificò al 15° posto a Sanremo, e nel 1998, quando a Montecarlo prese il via con una Fiat Cinquecento Sporting. Senza dimenticare la sua presenza al "Nido dell'Aquila", cronoscalata ispirata alla Pikes Peak che per qualche anno si svolse sugli sterrati del Monte Pennino. Anche se la fama maggiore Faletti probabilmente la conobbe con la sua prima partecipazione a Sanremo nel 1994, grazie all'inno-poesia "Signor Tenente", dedicato alle vittime della mafia. E, successivamente, grazie ai suoi grandi successi in qualità di scrittore, tra i quali "Io uccido", romanzo-thriller tra l'altro ambientato nel mondo della Formula 1. Solo pochi mesi fa era stato costretto ad annullare la propria tournée, a causa del male che lo stava affliggendo. Se n'è andato in silenzio, con quel garbo che gli era proprio, accompagnato forse da quel filo di malinconia che gli si leggeva negli occhi. Quella stessa malinconia che oggi accomuna tante persone.

Marco Privitera

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