Gara di LMP1, come ampiamente previsto, dominata dal team nipponico, che finalmente può apporre nei libri di storia il suo sigillo alla gara di durata più famosa del mondo; è stata una vittoria tanto sognata ma che, molto spesso, si è trasformata in un vero e proprio incubo e per questo si spiegano le tante lacrime di gioia versate da tutti gli uomini della casa del sol levante quando le due Toyota TS050 Hybrid hanno tagliato trionfalmente il traguardo.
I momenti di tensione non sono mancati quando sono state inflitte le varie penalty o, nelle ultime fasi di gara, quando la #7 guidata da Kobayashi, che aveva sbagliato il momento dell’ingresso ai box, ha dovuto percorrere un giro a rallentatore per risparmiare carburante.
Dal canto suo Alonso ha dimostrato di saperci fare recuperando, nel suo stint notturno, uno svantaggio di quasi due minuti dalla vetta a ritmo di giri veloci, o quando ha saputo gestire il distacco nei confronti della Toyota #7 guidata da Lopez, a sua volta, molto nervoso ed emotivo.
Decisamente distaccati tutti gli altri team con motorizzazione tradizionale: le due Rebellion hanno contenuto i danni, ma è da sottolineare il mezzo disastro combinato da Lotterer subito allo start, quando ha causato il tamponamento con la vettura del DragonSpeed ed è stato costretto ad effettuare il primo giro ad andatura lenta e poi ad una furiosa rimonta riportando la Rebellion #1 al quarto posto.
Da segnalare il bel potenziato espresso dalle due Dallara SMP Racing che, però sono state costrette al ritiro, a causa di un incidente la #17 e per la rottura del motore la #11 quando al volante c’era Jenson Button; mai in gara le due Ginetta e la Enso CLM ByKolles, protagonista di una rovinosa uscita.

Se sulla carta doveva essere una delle categorie più elettrizzanti da vedere, la LMP2 è stata invece un monologo del team G-Drive Racing che, con la sua Oreca-Gibson, ha letteralmente dominato: il trio composto da Pizzitola-Rusinov-Vergne ha imposto un ritmo forsennato, con il francese che è stato autore di uno stint fenomenale. Il team russo ha sbaragliato la concorrenza ancora una volta, come fatto nella 6 Ore di Spa e nella 4 Ore di Monza, lasciando agli altri solo le briciole. Al secondo posto la Signatech Alpine Matmut di Lapierre-Negrão-Thiriet, a due giri, seguita dal Graff-SO24 di Capillaire-Hirschi-Gommendy.
Sfortunate la Idec Motorsport e la Panis Barthez Competition, ritirate quando erano in zona podio.
Discorso a parte per il team Cetilar Villorba Corse: la sua Dallara è stata vittima di continue sfortune o incidenti a cominciare dalle qualifiche fino a culminare in gara, chiudendo in quattordicesima posizione di categoria con il prototipo color carbonio (vista la mancanza di pezzi di ricambio).

Festeggia nel migliore dei modi la Porsche i suoi 70 anni, con una doppietta perentoria di classe GTE Pro alla 24 Ore di Le Mans, arrivata con due livree storiche, la “Pink Pig” di Christensen-Estre-Vanthoor e la “Rothmans” di Bruni-Lietz-Makowiecki; il dominio era parso scontato già nelle prime fasi di gara quando i due equipaggi hanno preso il largo nei confronti degli inseguitori, con solamente le Ford GT che hanno mantenuto il contatto per quasi tutta la gara. La doppietta è stata messa in discussione nel corso della mattinata e, in particolar modo, nel duello senza esclusione di colpi tra Makowiecki e la Ford di Bourdais: i due sono stati protagonisti di un duello intenso ed emozionante, fatto di sorpassi e controsorpassi, con il pilota Porsche che è andato anche oltre il lecito zigzagando numerose volte per difendere la posizione.
Le altre vetture sono stare relegate al ruolo di comprimarie, a dimostrazione che il BOP non ha funzionato a dovere, con le Ferrari mai in partita e bersagliate da forature o penalità da scontare. Ottimo l’esordio di Giovinazzi che, nei suoi stint, ha dimostrato di sapersi adattare ad una nuova tipologia di categoria, oltre che all’insidioso circuito de La Sarthe; buono il debutto delle BMW, che hanno ben impressionato, anche se la #82 è stata costretta al ritiro dopo che Sims l’ha "stropicciata" sulle barriere delle curve Porsche. Mai in partita le Aston Martin Vantage che, complice un eccessivo carico aerodinamico, hanno pagato dazio in termini di velocità di punta. Buono il ritmo mantenuto dalle Corvette, considerando che la C7 R ormai è prossima alla pensione.

A conferma della superiorità Porsche anche la vittoria di classe GTE Am con il Dempsey Proton Racing e l’equipaggio Ried-Campbell-Andlauer, che ha dominato prendendo la testa della gara già dalla terza ora per poi non mollarlo più.
Ottimo secondo posto per la Ferrari dello Spirit of Race di Fisichella-Castellacci-Flohr; rimpianti invece per la Ferrari #85, scivolata in terza posizione a causa di un errore di Keating nelle ultime fasi di gara.
Ancora una volta Le Mans si è dimostrata stregata per Matteo Cairoli costretto al ritiro per il cedimento della sospensione posteriore destra, che ha spedito a muro la sua Porsche.

Michele Montesano