Vent'anni fa in Giappone andava in scena la prima gara della MotoGP, vinta da Valentino Rossi sotto il diluvio di Suzuka. Di tempo ne è passato dal debutto della "nuova" classe regina e, oltre alle evoluzioni tecnologiche delle moto, con gli anni anche la griglia si è trasformata radicalmente. Andiamo a scoprire quei gruppi di piloti che hanno reso memorabili i primi vent'anni del nuovo millennio motociclistico.

L'ALBA DI UNA NUOVA ERA: NON SOLO VALENTINO ROSSI

Il simbolo della prima "MotoGP quattro tempi" è ovviamente Valentino Rossi. Da quando la Top Class è entrata nella modernità Rossi ha prima vinto due titoli con Honda e poi quattro con Yamaha. Risultati, questi, capaci di incrementare esponenzialmente l'interesse del popolo italiano verso le due ruote. Tuttavia, il campione di Tavullia non è stato l'unico ad appassionare le folle, anzi, i suoi stessi colleghi e rivali sono rimasti impressi nella memoria di chi le corse le ha nel cuore. Max Biaggi è uno di questi: mai campione in MotoGP ma fuoriclasse assoluto contraddistinto da un talento innato, fattore che lo ha reso un personaggio di indiscusso valore nel paddock. Rimanendo in Italia diventa impossibile non citare Loris Capirossi, il simbolo di una Ducati che nel 2003 andò all'attacco della pressoché imbattibile filosofia giapponese in MotoGP.

OLTRE AGLI ITALIANI: BARROS, GIBERNAU, KATO

Uscendo dai nostri confini e pensando al 2002 viene in mente Alex Barros. Quell'anno il brasiliano mise le mani sulla RC211V del Team Pons a quattro gare dal termine e da lì si dimostrò tanto competitivo da firmare quattro podi (due vittorie) per poi chiudere la stagione e passare a Yamaha Tech3. Tra il 2003 ed il 2004, invece, solo un pilota riuscì a dare molto fastidio a Rossi: Sete Gibernau, alfiere Honda Gresini. In quel biennio lo spagnolo conquistò otto vittorie e venti podi, risultati che lo posizionarono direttamente alle spalle dell'allora Campione del Mondo.

E poi, siccome ieri è caduto il diciannovesimo anniversario del GP del Giappone 2003, menzioniamo il compianto Daijiro Kato, iridato in 250cc nel 2001 e giovanissima promessa del motociclismo nipponico. Quell'anno nel box adiacente a quello di Kato c'era proprio Gibernau, che a sette giorni dalla morte del giapponese vinse in Sudafrica tra lacrime e commozione generale.

In sintesi, le origini della MotoGP non sono finite nel dimenticatoio. Valentino Rossi è stato il tramite per rendere il motociclismo popolare ma non c'è stato solo lui. Molti nomi, magari nell'ombra, hanno regalato spettacolo: Nicky Hayden, Tohru Ukawa, Carlos Checa, Norifumi Abe, Troy Bayliss, Makoto Tamada, Kenny Roberts Jr, Akira Ryō, Gary McCoy con il suo stile di guida esplosivo, Marco Melandri, Shinya Nakano e Olivier Jacque: questi sono solamente alcuni dei piloti che, insieme a Rossi, hanno trascinato la MotoGP verso la nuova era.

NICKY HAYDEN CAMPIONE DEL MONDO E I "FANTASTICI QUATTRO"

Mentre Valentino Rossi conquista tutti i titoli dal 2002 al 2005 i giovani di quel periodo avanzano, debuttano in MotoGP e iniziano a fare la voce grossa. All'inizio del 2006 gli scenari cambiano e nella lotta mondiale si inseriscono anche Nicky Hayden (Honda HRC), Loris Capirossi (Ducati Corse), Marco Melandri (Honda Gresini) e l'esordiente Daniel Pedrosa, pilota HRC due volte campione in 250cc. La MotoGP in quel momento subisce uno scossone, una sorte di terremoto scatenato dai giovani arrembanti desiderosi di imporsi. Nell'anno del titolo di Nicky Hayden ben nove piloti vincono almeno una gara e Roberts Jr sale addirittura sul podio in sella alla Roberts KR211V. Nel mentre debutta Casey Stoner, portato in MotoGP da Lucio Cecchinello.

Dal 2007 al 2012 l'australiano farà parte di un gruppo unico, alternatosi sui podi di tutto il mondo per più stagioni. Parliamo dei "Fantastici Quattro", ossia: Casey Stoner, Valentino Rossi, Jorge Lorenzo e Daniel Pedrosa. Stoner regala a Ducati la gioia iridata nel 2007 ma Yamaha risponde nel 2008 con il titolo portato a casa da Rossi. Nella stessa stagione Jorge Lorenzo debutta in MotoGP e, insieme a Pedrosa, rappresenta la Spagna nella caccia al titolo della classe regina. Alla fine l'unico a restare a bocca asciutta è, purtroppo, Pedrosa, fisicamente svantaggiato rispetto ai tre rivali e, proprio per questo, soggetto a infortuni. Valentino Rossi raggiunge il nono titolo nel 2009 mentre nel 2010 si impone Jorge Lorenzo.

STONER IN HONDA, ROSSI IN DUCATI

Da quel momento le carte si mischiano: Stoner lascia Ducati per sposare la causa Honda e a Borgo Panigale arriva Valentino Rossi, affiancato da Nicky Hayden. La scelta dell'italiano non paga e il mondiale se lo giocano Casey Stoner e Jorge Lorenzo, quest'ultimo supportato a pieno da Yamaha. L'australiano vince nel 2011 conquistando il titolo nel GP di casa a Phillip Island, nella domenica in cui Lorenzo si infortuna e salta la gara. L'anno successivo, invece, è lo spagnolo a primeggiare lottando prima con Stoner e poi con Pedrosa, diventato molto competitivo a partire dall'infortunio di Stoner occorso a Indianapolis. A fine stagione l'australiano abbandona il paddock del Motomondiale come già annunciato nella conferenza stampa del GP di Francia. Il suo posto viene preso da un giovane ragazzo di Cervera, già due volte Campione del Mondo: Marc Márquez.

Prima di passare al periodo successivo ci sembra giusto menzionare un pilota che tra il 2010 ed il 2011 iniziava a infastidire i migliori della categoria. Stiamo parlando di Marco Simoncelli, una vera e propria bomba di energia, serenità e gioia nel paddock del Motomondiale. Il "SIC" è venuto a mancare a Sepang, GP della Malesia 2011, appena dopo aver ottenuto il secondo posto in Australia. Nonostante il destino beffardo siamo sicuro che Simoncelli possa essere inserito nella lista di quelle figure capaci di fare la differenza in MotoGP, sia in pista sia fuori.

RE MARQUEZ: DOMINATORE DEL DECENNIO SCORSO

Chiusa la spettacolare parentesi dei cosiddetti "Fantastici Quattro" la MotoGP accoglie nel 2013 un nuovo pilota: Marc Márquez. Arrivato dal titolo Moto2, Márquez non potrebbe correre per una squadra ufficiale. Tuttavia, HRC mette pressione a FIM e Dorna che così decidono di cancellare la regola secondo cui un esordiente possa correre solamente con un team clienti. Da quel momento in poi Marc Márquez riceve campo libero: il "Cabroncito" batte Lorenzo nel 2013 e domina la stagione 2014. Nel 2015 si scontra con Valentino Rossi, sia fisicamente in pista sia verbalmente fuori. Tra Argentina e Olanda Márquez deve mandare giù bocconi amari e, tra molti errori e una RC213V meno competitiva della Yamaha, perde terreno da Rossi e Lorenzo. Tutti sanno come sia andato a finire quel campionato vinto da Jorge Lorenzo all'ultima gara.

Calmate le acque si torna in pista nel 2016, annata che vede Marc Márquez collezionare il terzo titolo nella classe regina davanti a Valentino Rossi e Jorge Lorenzo. Nel frattempo Ducati sfrutta le concessioni offerte da Dorna per ritornare alla vittoria in Austria con Andrea Iannone. Ciò nonostante, nessuno riesce a fermare Marc Márquez. Andrea Dovizioso e Jorge Lorenzo (arrivato in Ducati nel 2017) ci provano con coraggio e onore senza riuscirci. Yamaha gioca la carta Maverick Viñales ma lo spagnolo si dimostra poco concreto, così come lo sviluppo della M1. Valentino Rossi porta a casa buoni piazzamenti ma l'età inizia a farsi sentire. Anche Suzuki ci prova ma squadra e moto sono ancora acerbe e poco preparate a lottare per il mondiale.

Dunque, nel 2017 e 2018 Marc Márquez artiglia altri due titoli ma è nel 2019 che il "Cabroncito" raggiunge la miglior forma di sempre: un solo ritiro (Austin) e quando non vince arriva secondo. Alla fine della stagione il pilota di Cervera colleziona l'ottavo titolo, il sesto in MotoGP, categoria quasi prigioniera del "Fenomeno Márquez".

LA PANDEMIA CAMBIA TUTTO: L'INFORTUNIO DI MARQUEZ E IL CAMBIO GENERAZIONALE

Nel 2019 Marc Márquez domina è vero, ma in più di qualche occasione viene messo a dura prova da un giovane francese portato in MotoGP dal nuovo team Petronas. Parliamo di Fabio Quartararo, pilota facente parte della nuova generazione di motociclisti. Quartararo potrebbe essere considerato come il rappresentante di un nuovo movimento, l'unico capace di mettere in difficoltà e fermare la striscia mondiale di Marc Márquez.

In questo gruppo di piloti troviamo Joan Mir, campione del mondo nel 2020 con Suzuki, Bagnaia, Rins, Miller, Martin, Morbidelli, Oliveira, Brad Binder e, per l'appunto, Fabio Quartararo. Nelle ultime due stagioni due piloti l'infortunio di Marc Márquez ha dato la possibilità alle nuove leve di affermarsi. Joan Mir, classe 1997, si è imposto nel 2020 mentre nel 2021 ha trionfato Quartararo, classe 1999. E non è finita perché dalle categorie propedeutiche sono arrivati dei veri e propri talenti che potrebbero illuminare il futuro della Top Class.

Matteo Pittaccio