E' trascorso esattamente un anno da quando Maria De Villota se n'è andata. La sua vicenda ha destato molta commozione nel mondo delle corse ma non solo, vista la forza d'animo che la spagnola era riuscita a dimostrare nel corso della sua carriera ma, soprattutto, dal giorno del suo incidente in avanti. Un evento, quest'ultimo, ancora inspiegabile, assurdo, le cui gravi conseguenze sono risultate purtroppo fatali ad oltre 16 mesi di distanza, quando il peggio sembrava ormai alle spalle. Eppure, il suo spirito continua a vivere attraverso la testimonianza che ha voluto lasciare: quella di saper guardare sempre avanti, con ottimismo e serenità. Qualsiasi cosa succeda.

Maria de Villota nasce a Madrid il 13 gennaio 1980, figlia dell'ex-pilota di Formula 1 Emilio de Villota e sorella maggiore di Emilio de Villota junior, anch'egli pilota.
Prima di entrare in Formula 1, Maria gareggia in diverse serie, tra cui il World Touring Car Championship e l'ADAC Procar Series, mentre nel 2005 prende parte alla 24 ore di Daytona con il team Mastercar, su una Ferrari 360 Challenge nella classe GT.

Nel 2009 firma per l’Atletico Madrid, al fine di correre nella Superleague Formula, e rimane con questa squadra fino al 2011. Il 18 giugno, la Lotus Renault Gp formalizza il suo rapporto con Maria e la spagnola ha la possibilità di girare con la monoposto di Formula 1 durante un breve test. Maria entra in trattative con il team di Enstone per un ruolo di terzo pilota per la stagione 2012. La Lotus gli preferisce però d’Ambrosio e il 12 agosto 2011 la Marussia annuncia di aver ingaggiato la De Villota come terzo pilota del team. Maria accompagna con queste dichiarazioni l'importante risultato: “Sono molto felice di questa fantastica opportunità di lavorare a stretto contatto con un team di F.1 e acquisire esperienza per il proseguo della mia carriera”.

Il 3 luglio 2012 Maria de Villota rimane però vittima di un brutto incidente avvenuto a Duxford, durante dei test in rettilineo con la sua Marussia. La sua auto, che viaggia in fase di rientro ai box a 40-60 km/h, finisce per impattare contro la bisarca del team, il cui portellone posteriore era rimasto incautamente aperto. L’impatto è devastante, soprattutto in quanto si verifica proprio all'altezza del casco: per estrarla dalla macchina i soccorsi impiegano più di un’ora, e subito dopo Maria viene trasportata all’ospedale di Addenbrooke a Cambridgeshire con gravi ferite al volto e alla testa. Il giorno seguente il team principale della Marussia John Booth dichiara che le condizioni della De Villota sono critiche ma stabili, ma che ha perso l’uso dell'occhio destro.

Dopo una degenza di 17 giorni Maria de Villota lascia l’ospedale inglese e viene trasferita in Spagna, per continuare la riabilitazione. Nel successivo mese di ottobre esce la sua intervista esclusiva alla rivista spagnola ¡Hola!, in cui racconta l'incidente e la sua nuova vita: “Ricordo tutto dell'incidente, anche il momento dell’impatto. Quando mi sono svegliata tutti erano intorno a me e non sapevo nemmeno in che lingua parlare. Ho iniziato a parlare in inglese perché ho pensato di essere in un check-up Fia, poi mio padre ha detto ‘Ti prego, Maria, lo spagnolo, perché tua madre non è presente’, poi mi sono resa conto di tutto: di quello che era successo, dove mi trovavo e perché. L’incidente mi ha dato una nuova prospettiva sulla vita, sulle cose che contano. Ora ho solo un occhio ma forse percepisco più cose rispetto a prima. Prima di questo, la mia vita è stata una corsa contro il tempo e ora devo fermarmi e misurare le cose in modo diverso. All’inizio l’occhio era coperto e non ho potuto vedermi, il primo giorno mi sono guardata allo specchio e ho visto 140 punti neri sul mio viso che sembravano essere stati cuciti con una corda da barca, e avevo perso il mio occhio destro. Ero terrorizzata. Devo subire un altro intervento chirurgico al più presto, ma il peggio è ormai alle spalle. Ho un mal di testa che non so per quanto tempo durerà, forse anni. Devo controllare molto i miei sforzi a causa della pressione cranica. Ho anche perso l’olfatto, e il gusto. Ora mi piacciono le cose con un gusto molto forte”.

Un anno dopo questa intervista, Maria viene ritrovata senza vita in un hotel a Siviglia, città che aveva scelto per presentare in una conferenza stampa il suo libro “La vita è un dono”, uscito proprio in quei giorni. La notizia è confermata dai familiari di Maria con questo comunicato: “Cari amici, Maria se n'è andata. Ora è in cielo come tutti gli angeli. Ringraziamo Dio per l’anno e mezzo in più di vita tra noi”. Nonostante quello che gli era successo, Maria aveva dichiarato che, nonostante il grave incidente in cui era stata coinvolta, era sua intenzione quella di voler tornare a correre, se solo le fosse stata concessa una licenza, ed inoltre che era coinvolta in un programma per il miglioramento della sicurezza nello sport.

Di lei rimane un esempio positivo nello sport e la sua autobiografia “La vita è un dono” farà rimanere il suo esempio nei cuori dei tifosi e degli appassionati di Formula 1 e non solo.

Chiara Zaffarano

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