Prima è arrivata la presa del malloppo. Poi le lacrime di coccodrillo. Potrebbe essere sintetizzata così la giornata di Sebastian Vettel, con la prima vittoria stagionale che ha finito per assumere un gusto decisamente agrodolce per il campione del mondo in carica. Dopo la grande battaglia andata in scena nel finale del Gp Malesia tra i due piloti Red Bull, il clima nel team di Mateschitz è apparso tutt'altro che sereno. La doppietta maturata a Sepang è arrivata dopo che tutti al box, da Horner a Newey, hanno tremato al solo pensiero di vedere entrambe le vetture compromettere il risultato per una battaglia fratricida. Già, perchè dopo l'ultima tornata di pit-stop, con Webber rientrato in testa davanti a Vettel, i giochi sembravano fatti. Con l'invito (o ordine?) inoltrato dai box per mantenere le posizioni, la strada era ormai spianata per un comodo arrivo in parata. Macchè: ci ha pensato Vettel, e la sua insaziabile fame di vittoria, a mandare all'aria i piani di una tranquilla domenica malese. Infischiandosene delle comunicazioni giunte dal muretto, e gettandosi all'attacco di un sorpreso Webber, il quale poco ha potuto contro la veemenza del più giovane e forte compagno di squadra. Il contatto è stato sfiorato una, due, tre volte, in una battaglia corpo a corpo che ha entusiasmato gli appassionati ma che ha fatto tremare le gambe a tutti gli uomini Red Bull, memori di quanto accaduto un paio di estati fa in Turchia. Anche in quell'occasione Vettel tentò un sorpasso un pò troppo al limite su Webber, con il risultato che il tedesco terminò la propria gara nella via di fuga. Se oggi non si è verificato un epilogo simile lo si deve ai residui centimetri di spazio intercorrenti tra la vettura di Vettel ed il muretto durante il sorpasso avvenuto sul rettilineo box, prima che Webber tenesse duro all'esterno riprendendosi la posizione. Sul podio, le espressioni dei protagonisti parlavano chiaro: Webber ha deliberatamente ignorato Vettel, con il tedesco che si è dovuto sorbire una prima lavata di capo in mondovisione da Newey, prima che il briefing post-gara contribuisse a chiarire le rispettive posizioni. Se, comunque, l'agonismo mostrato in pista ha esaltato gli spettatori, dall'altro la Red Bull ha palesato ancora una volta difficoltà nella gestione interna dei propri due piloti. Nelle dichiarazioni ufficiali, però, sono poi arrivate le umili scuse di Vettel al team: "Oggi ho sbagliato. Vorrei poter avere una bella scusa con cui poter giustificare ciò che ho fatto, ma non ce l'ho. Posso capire la frustrazione di Mark - prosegue il tedesco - e del team per quanto avvenuto oggi, e ad entrambi devo delle spiegazioni. Ho ricevuto l'avviso e l'ho ignorato. Mark ed io siamo abituati a lottare in pista, ma con le caratteristiche attuali delle gomme è stato un grosso rischio quello di non mantenere le posizioni. Avremmo potuto concludere ottavo e nono dopo aver distrutto le gomme in quei due giri, ed essermi messo al di sopra di una decisione del team è stato sbagliato. Non era mia intenzione e mi scuso. Non sono contento di aver vinto - ha concluso - e se potessi tornerei indietro. In questo momento non è facile e devo delle scuse a Mark ed alla squadra". Dichiarazioni che lasciano alquanto perplessi. Più che una sincera ammissione di colpa, sembrano delle vere parole tele-guidate da parte del team. Da un tre-volte campione del mondo sarebbe forse stato lecito attendersi una maggiore personalità, e magari un'assunzione di responsabilità che non fosse orientata ad un semplice ritornello di pentimento. Qualcosa del tipo "ho vinto io perchè ero più veloce e determinato" avrebbe avuto un suono del tutto diverso, contribuendo a rafforzare il carisma anche mediatico di Seb. Invece, dopo aver tirato fuori le unghie in pista, al tedesco non è riuscito di fare altrettanto davanti ai microfoni. Una magra figura che si unisce, come dicevamo, alla discutibile gestione della vicenda da parte della Red Bull. Si potrà discutere all'infinito sul fatto che fosse opportuno o meno lanciare degli ordini di squadra. Quel che è certo, però, è che il team ha chiaramento deciso di schierarsi in favore di Webber, scaricando apertamente tutte le responsabilità su Vettel. Dopo tre titoli e ventisei vittorie conseguite, qualcuno si sarebbe aspettato maggiore rispetto per il tedesco. Ma le cose evidentemente non stanno così. Suscitando la sorpresa di molti ed in primis, con ogni probabilità, dello stesso Vettel.

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