“Si è rotto lo specchio in cui ci vedevamo primi nel mondo“. Così aprivano i telegiornali brasiliani il 1° maggio 1994, giorno in cui morì Ayrton Senna. Ecco, forse solo "Magic" ha avuto sul Brasile lo stesso impatto di una figura del calibro di Pelè. Un'adorazione che va oltre lo sport, la personificazione di orgoglio e patriottismo.

Quasi una sorta di dèi omerici, pezzi pregiati di umanità, una forma di riscatto per i poveri, il talento che non ha prezzo ma solo valore. Leggende che non tramontano mai, talmente grandi da essere immortali.

Pelè: la rinascita del Brasile

Prima di Ayrton, il simbolo brasiliano per eccellenza era Pelè. Da lui è nato il mito, la favola del riscatto, la leggenda che fa sognare i bambini nelle strade. Per il Brasile, Pelé ha significato tutto. Era l'idolo di ogni bambino, il simbolo di un'epoca complicata ed un esempio di vita, non soltanto sportivo.

Sono stati usati molti modi per descrivere la grandezza e l’importanza di Pelé nella storia del calcio e del Brasile. Si tendono a ricordare sempre i trofei vinti, i record battuti, i grandi numeri che l'hanno reso un calciatore leggendario. La sua importanza e grandezza, però, vanno oltre. Pelé era diventato un simbolo del suo Paese diventando molto più che un semplice uomo di sport. Gilberto Gil, uno dei musicisti più noti e autorevoli del Brasile, ha detto: "È stato il simbolo della nostra emancipazione".

Era talmente importante per il Brasile che il regime militare, al potere dal 1964 al 1985, non permise al giocatore di trasferirsi nel calcio europeo: egli era infatti considerato come un “bene nazionale”.

Neymar, nel suo messaggio di cordoglio, scrive: "Pelé ha cambiato tutto. Ha trasformato il football in arte, intrattenimento. Ha dato voce ai poveri, ai neri e soprattutto: ha dato visibilità al Brasile." Prima di lui, infatti, il Brasile era un paese marginale a ogni livello, povero e arretrato, e nemmeno molto competitivo nel calcio.

Edson Arantes do Nascimento, questo il vero nome di Pelè, per oltre cinquant’anni è stato parte fondamentale del sistema linfatico del Brasile. In un paese dove il calcio rappresenta il massimo simbolo di unità nazionale, la sua traiettoria ha inciso sull’anima brasiliana tanto che numerosi studiosi sono concordi nell’affermare che proprio il suo impatto durante il mondiale svedese del 1958 contribuì a dare piena “accettazione” ai neri all’interno della società brasiliana. Pelè, in questo senso, non divenne un simbolo solo in Brasile: per tanti ragazzi di tutto il mondo egli era riscatto sociale, in grado di abbattere un pregiudizio sulla loro capacità nel praticare lo sport che più amavano. Lui, nero e povero: due delle sfortune che si potevano avere nel Brasile del secolo scorso.

Il suo talento, però, lo rende così grande da essere patrimonio globale, regalando al mondo un'immagine di sé sorridente. O Rei il suo soprannome, vacillante tra la figura del sovrano illuminato e quella del monarca rancoroso. Un uomo che sembra inarrivabile, ma che in realtà è più vicino al popolo di quanto non sembri.

Pelé: riscatto, potere, vittoria. Eroe, leggenda.
Pelè con il casco di Senna Crediti: institutoayrtonsenna.org.br[/caption]

Gli eroi però non sono tutti giovani e belli come ci fanno credere le storie epiche. I miti combattono le nostre stesse battaglie, in alcuni casi perdendo. È successo a Pelè, col tumore al colon; così come a Senna, andatosene di colpo mozzando il fiato a mezzo mondo. Se nel primo caso le condizioni di salute aggravatesi negli ultimi giorni ci avevano già fatto entrare nell'ottica di dover attendere questa triste notizia, quanto accaduto al secondo ha letteralmente fermato il tempo.

Ayrton Senna: la speranza del Brasile

Così, mentre in queste ore leggiamo messaggi di cordoglio, ascoltiamo notizie e aggiornamenti su quello che sarà il saluto al mito calcistico, mente e cuore dei brasiliani e degli appassionati di Formula 1 vanno a quei giorni del Maggio 1994. Tre giorni di lutto nazionale, tifosi in lacrime che sventolavano le bandiere brasiliane e lanciavano fiori al passaggio del corteo funebre, migliaia di automobili che seguivano suonando i clacson all’impazzata, circa 250.000 persone al corteo funebre fino al cimitero, con la bara scortata dai colleghi piloti, tra cui Barrichello, Prost, Fittipaldi, Stewart, Alboreto.

Un saluto riservatogli da vero e proprio eroe nazionale. E lo era. Quando il Brasile falliva sui campi di calcio, era Senna a risollevare lo sport brasiliano e l’orgoglio di tutto un popolo. Non stupisce quindi che Senna viene considerato con Pelè il più grande idolo sportivo del Paese di tutti i tempi. Per i brasiliani non ci sarà mai nessuno come Pelè, così come non ci non sarà mai nessuno come Senna.

Ayrton è sempre stato raccontato come una leggenda, veniva descritto come se si stesse parlando dell’essenza mistica delle corse, l’espressione pura dell’automobilismo sportivo, il miglior prodotto esportabile di un Brasile dilaniato da crisi e fame. Quel Brasile che lottava contro la povertà, che ha sperato di crescere, di potercela fare. Un'intera nazione, un intero popolo aveva riposto in lui con fiducia amore e sogni, ambizioni e speranze.

La sua determinazione, il perfezionismo, il senso di giustizia e patriottismo di Ayrton, una persona molto speciale per i brasiliani”, sottolinea Bruno Senna, nipote della Leggenda. “C’è una grande nostalgia per i ricordi indimenticabili, ma c’è anche l’eredità della sua personalità fuori dalla pista. Egli ha avuto successo nello sport – aggiunge – ma allo stesso tempo è stato in grado di diventare un esempio anche per il suo stile di vita e i suoi principi”.

Durante un'intervista espresse un suo pensiero sulla condizione economica e sociale del Brasile: "I ricchi non possono vivere su un'isola circondata da un oceano di povertà. Noi respiriamo tutti la stessa aria. Bisogna dare a tutti una possibilità."

Ayrton ha sempre desiderato di fare qualcosa di concreto per il suo Paese; le piccole donazioni anonime che abitualmente faceva non gli bastavano più. Voleva dare un segno tangibile a tutte quelle persone che lo adoravano come un Dio; un gesto per coloro che sono stati con lui fino alla fine. Questo desiderio si concretizzò pochi mesi dopo la sua morte con la fondazione che porta il suo nome, Instituto Ayrton Senna; un ente privato, fondato dalla sorella Viviane Senna, che ha un solo e semplice obiettivo: regalare una possibilità a chi nella vita non ne ha mai avuta una.

Un uomo dal cuore grande, Senna: molto più che un pilota.

Due periodi storici differenti quelli in cui hanno vissuto la gloria Pelè e Senna. Entrambi, però, simboli ed eroi di un Brasile che voleva, e vuole, rinascere.

Anna Botton