La quarantena ha fermato completamente il mondo, ma se c’è una cosa che non potrà mai fermare è la passione. Quella per le moto che accomuna persone in giro per l’Italia ha fatto sì che potesse nascere “Clarissa”. Una speciale su base Royal Enfield nata in garage durante questi due mesi di quarantena.

Ogni appassionato di moto ha un sogno in comune, costruirsi una moto, farla a propria immagine e vederla nascere, crescere ed infine guidarla. Durante la quarantena ci siamo tutti chiusi in casa, sacrificando tanto, spesso anche le nostre passioni. Non è il caso di Pierfrancesco Citriniti, di lavoro videomaker, compagno di mille avventure di Diego Bianchi per il suo “Propaganda Live” su La7. Già, perchè chi lo conosce e segue il programma lo ha visto più di una volta accompagnare “Zoro” in sella alla sua Harley-Davidson. La sua grande passione sono le moto e questa quarantena gli ha permesso di coltivare questa sua passione.

La moto di base è una Royal Enfield Himalayan, una moto poco conosciuta, una piccola enduro stradale e spesso sottovalutata in Italia. “Clarissa” invece al termine di questa quarantena non ha niente da invidiare alle enduro più specialistiche. Forcelle Kayaba da 48 millimetri ereditata da una Yamaha YZ450F, cerchi e gomme specialistiche da fuoristrada, così come il mono posteriore, che è stato riprogettato per alzare la moto ed aumentare l’escursione nell’utilizzo fuoristradistico. Anche il motore ha ricevuto un upgrade grazie ad un nuovo impianto di scarico racing che ha dato più carattere alla moto.

Sono decine i dettagli di questa special che andrebbero analizzati a fondo ma preferiamo rimarcare il fatto che questa moto sia nata durante la quarantena. Questo prodotto ha permesso a diverse famiglie di poter continuare a lavorare, diritto fondamentale in Italia e sancito anche dalla nostra Costituzione. Pierfrancesco ha tenuto a sottolineare che questa moto per lui rappresenta la rinascita e la voglia di non fermarsi. La realizzazione non è stata affatto facile e se è andata a buon fine è merito di Bruno Brunetta, di Cafe Twin di Roma, del suo socio Giancarlo Cornetta e di Luigi Fanelli. Non potendosi incontrare per lavorare tutti insieme, questa è (oltre ad essere la prima moto nata durante la quarantena) anche la prima moto nata completamente in videochat.

Quello strumento che in queste settimane abbiamo usato tutti per i motivi più disparati, ha fatto modo che questa moto potesse nascere nonostante tutte le restrizioni in vigore. Questo progetto ha permesso a tante famiglie di continuare a lavorare non perdendo quel diritto fondamentale che oggi celebriamo. Qualsiasi parola possa usare io non sarà mai abbastanza vera quanto quella di chi l’ha vista nascere quindi vi riporto parte del pensiero del suo creatore:

Non pensavo di riuscirci. Ci avrebbero voluti divisi. Con le mani in tasca e le tasche vuote. Ognuno confinato nelle proprie quattro mura. I confini. Ci hanno detto che non avremmo più potuto lavorare, perché sarebbe stato troppo rischioso. Come se fosse una novità che sul lavoro si muore. Ci hanno chiesto di rinunciare a vivere, limitandoci a sopravvivere, che già dovremmo esserci abituati.

Ci hanno lasciato seduti, fermi. E noi siamo stati obbedienti, perché la salute è, insieme al tempo, quanto di più stretto ci dobbiamo tenere. Il tempo, quello non hanno potuto togliercelo. Perché è un po’ come l’oceano ed il pensiero, non si può né bloccare né recintare. Questa moto è il frutto di questo cambiamento. Dell’adattamento duttile al drammatico momento che stiamo attraversando. È la dimostrazione che la messa in pausa della vita che conducevamo fino a qualche giorno fa non viene per nuocere. Arriva per rinnovare, per riattivarsi e rinascere. Per scoprire nuove forme di cooperazione con l’unica certezza che solo la nostra unione, anche a distanza di sicurezza, saprà essere creatrice.

Lei rappresenta la creazione e la rinascita di questa quarantena, di questa che chiamano la nuova guerra. Per costruirla ci sono voluti cuore, anima e passione. Ci sono voluti uomini valorosi che si sono adoperati a fare in modo che tutto ciò potesse accadere”.

Purtroppo la moto dovrà restare in garage per ancora qualche settimana, almeno fino a quando non sarà permesso tornare a circolare più liberamente. L’unica cosa di cui siamo certi è che ogni volta che la si utilizzarà sarà un omaggio a coloro che in queste settimane si sono fatti in quattro per realizzarla.

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