Parafrasando un detto assai popolare nel mondo dello sport, si potrebbe definire il team Haas come "l'eterno incompiuto" nell'ambito della Formula 1 moderna. Ultimo in ordine di tempo ad entrare a far parte del ristretto lotto delle scuderie presenti nel grande Circus, gli oltre 150 Gran Premi all'attivo non sono bastati alla compagine americana per raggiungere l'obiettivo del primo, agognato podio. E la prima metà di stagione 2023 sembra rappresentare un nuovo e preoccupante passo indietro rispetto allo scorso anno.

UP & DOWN

Se la prima parte del 2022 aveva finalmente riservato, dopo due anni di buio pressoché completo, qualche timida soddisfazione alla scuderia a stelle e strisce, i primi dodici appuntamenti in campionato della stagione in corso sembrano aver già tarpato le ali verso quella lotta di metà classifica che sembrava poter essere ad un certo punto possibile. Gli undici punti finora incamerati in classifica, ed un ottavo posto a pari merito con la Williams, devono fare riflettere se messi a confronto con i 34 collezionati nella prima metà della scorsa annata.

Una stagione, quella 2022, che sembrava essere partita sotto i migliori auspici, grazie al quinto posto colto da Magnussen in Bahrain (in quello che si sarebbe poi rivelato come il miglior piazzamento dell'anno), anche se poi i limiti nello sviluppo della VF-22 erano ben presto venuti a galla. Al punto da riuscire a raccogliere la miseria di due punti nella seconda parte di stagione, al netto dell'insperata pole conquistata dal danese in condizioni del tutto particolari a Interlagos.

Invece, dopo un avvio di stagione tutto sommato promettente (con tre piazzamenti a punti nelle prime cinque gare), quest'anno la Haas sembra già aver imboccato una parabola discendente. Alle prese con una monoposto piuttosto convenzionale, la scuderia diretta da Gunther Steiner ha sicuramente beneficiato del carisma e dell'esperienza di un pilota come Nico Hulkenberg per concretizzare il proprio potenziale. Ma ciò potrebbe non bastare, anche se la sensazione è che possa rivelarsi sufficiente anche un singolo exploit per poter puntare ad un settimo posto che rappresenterebbe comunque oro per le casse mai troppo ricche del team. Anche se va dato atto in primis allo stesso team principal altoatesino, unitamente allo stesso Gene Haas ed ai tecnici in buona parte italiani, di possedere doti di tenacia e competenza di sicuro non comuni che hanno consentito loro di rimanere a galla nonostante le tante difficoltà.

I PILOTI

Gallina...vecchia fa buon brodo. E' sicuramente il caso di Nico Hulkenberg, il quale ha dimostrato di non aver assolutamente risentito delle due stagioni di quasi totale lontananza dai Gran Premi. Al punto da dimostrarsi spesso più efficace di un Kevin Magnussen capace lo scorso anno a sua volta di "demolire" Mick Schumacher, quest'ultimo poi partito alla volta della Mercedes per provare a ricostruirsi una carriera. Proprio all'esperto pilota tedesco, ormai prossimo a tagliare il traguardo delle 200 presenze in Formula 1, si deve il raggiungimento del miglior piazzamento stagionale colto finora, grazie al settimo posto conquistato a Melbourne. Per Magnussen sono invece arrivati due decimi posti e qualche errore di troppo, in un confronto che lo ha visto decisamente soccombere nei confronti del mai troppo amato compagno di squadra soprattutto in qualifica, con un perentorio 9-3 a favore di "Hulk".

Con un mercato piloti ancora in divenire, proprio Magnussen non sembra più essere troppo sicuro del proprio sedile in squadra anche per l'anno prossimo. Lo stesso Steiner ha confermato che qualsiasi decisione a tal proposito è ancora prematura: l'attuale coppia di piloti potrebbe beneficiare del fatto di essere in un team che nel corso degli anni ha cercato di puntare sulla stabilità della propria line-up, ma i pretendenti (come è normale che sia) di certo non mancano. E' lecito attendersi una risposta in pista soprattutto da parte del danese, senza che questo comporti il fatto di dover esacerbare una rivalità comunque presente ma sino a questo momento sapientemente messa in secondo piano nel nome degli interessi del team. Anche se presto la situazione potrebbe cambiare...

LA VETTURA

Apparsa sin da subito come una naturale evoluzione della progenitrice, la VF-23 sembra aver già perso quello smalto che ne aveva caratterizzato le prestazioni durante le prime uscite stagionali. Scivolando progressivamente verso la parte bassa dello schieramento, e facendo riaffiorare nel team ricordi negativi non ancora sopiti. Di certo, appare lampante la differenza di prestazione tra qualifica e gara: da un lato, la Haas sembra essere tra le sorprese di questa stagione in termini di performance sul giro secco, essendosi riuscita ad inserire più volte nelle prime file dello schieramento; dall'altro, emerge in tutta la propria evidenza anche l'involuzione sul passo gara, con una monoposto incapace di gestire gli pneumatici e di mantenere le posizioni conquistate sulla griglia. Se a tutto ciò si aggiunge anche qualche problema di affidabilità emerso negli ultimi appuntamenti, il quadro non sembra essere particolarmente confortante.

PROSPETTIVE FUTURE

Difficile farsi troppe illusioni. Contrariamente ad altri team, Haas non sembra avere la forza economica e tecnica per portare update sulla vettura a stagione in corso in grado di poter consentire un salto di qualità nelle prestazioni. L'auspicio è quello di poter finire in maniera dignitosa il campionato, in una lotta serratissima con Williams, Alfa Romeo e AlphaTauri in cui tutti daranno la caccia ad un settimo posto che rappresenterebbe persino un premio eccessivo, considerato quanto messo in mostra da queste scuderie nel corso della stagione.

Il tutto senza dimenticare l'importanza anche politica di una partnership ormai consolidata con Ferrari, che presto la vedrà nel ruolo di unico interlocutore del Cavallino dal punto di vista delle forniture. Haas potrà inoltre fare affidamento su una coppia di piloti veloci, esperti ed in grado di approfittare di qualsiasi situazione, a condizione di riuscire a gestire il sottile gioco di equilibri interni: una situazione in cui Gunther Steiner finora si è rivelato maestro.

Marco Privitera

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