F1 | Le pagelle di fine stagione: McLaren, la vittoria come punto di partenza
Stagione trionfale per il team di Woking che chiude il 2025 con una doppia vittoria iridata

Il 2025 è stato l’anno in cui la McLaren ha completato il ritorno. Non un titolo arrivato per inerzia o per il crollo altrui, ma un Mondiale costruito nel tempo, difeso nei momenti di pressione e portato a casa con la consapevolezza di chi sa di avere il pacchetto migliore sul lungo periodo. Un successo meno fragoroso di altri, ma forse proprio per questo più significativo.
Il Mondiale della continuità e del controllo
La McLaren ha vinto il Mondiale perché è stata la squadra più completa, non quella perfetta. La monoposto non è stata dominante in ogni fase della stagione, ma è rimasta competitiva ovunque, evitando quei crolli prestazionali che spesso decidono i campionati moderni. La forza vera è stata la capacità di rimanere sempre dentro la partita. La base tecnica si è dimostrata estremamente solida: una vettura ben bilanciata, prevedibile per i piloti e soprattutto adattabile. Gli aggiornamenti introdotti nel corso dell’anno hanno funzionato perché sono stati mirati, compresi e rapidamente messi a regime. Nessuna rivoluzione, ma una crescita continua che ha permesso al team di rispondere colpo su colpo agli avversari.
Sul piano operativo, McLaren ha compiuto il salto definitivo. Le strategie sono state generalmente lucide, raramente conservative e quasi mai avventate. Nei momenti in cui è stato necessario difendere il vantaggio, il team ha saputo farlo senza farsi prendere dalla frenesia; quando invece si è presentata l’occasione di affondare, non ha esitato. Questo Mondiale è stato vinto così: gestendo la pressione, leggendo il campionato e non perdendo mai il controllo della situazione, nonostante un Max Verstappen mai domo e che ha messo in difficoltà i papaya fino all'ultimo metro del Mondiale 2025.
Voto: 9

Il Mondiale della crescita e della maturità
Il 2025 è stato l’anno in cui Norris ha completato la trasformazione. Non è diventato Campione del Mondo dominando ogni weekend, ma imparando a scegliere quando spingere e quando no. È stato un titolo costruito sulla maturità, sulla lettura del contesto e sulla capacità di adattarsi a un campionato che non ha mai offerto certezze assolute. Nella prima parte della stagione, l'inglese non è stato impeccabile. Qualche errore di gestione nelle fasi concitate di gara e alcune scelte troppo istintive hanno mostrato che il processo di crescita non era ancora del tutto compiuto. In quei momenti è sembrato vulnerabile, soprattutto nel confronto interno con Piastri, più lineare e meno esposto agli eccessi.
La svolta è arrivata quando il Mondiale ha iniziato a prendere forma. Da quel momento Norris ha cambiato registro: meno aggressività superflua, più lucidità nelle fasi chiave del weekend, una gestione della gara sempre orientata al risultato e non al colpo singolo. Ha iniziato a vincere quando serviva vincere, ma soprattutto a non perdere quando non era necessario rischiare. Il momento chiave in positivo è stato proprio questo cambio di approccio. Nei weekend decisivi ha portato a casa punti pesantissimi anche senza la macchina migliore in assoluto, evitando errori e leggendo perfettamente la situazione di campionato. Ha mostrato una solidità mentale che in passato gli era mancata, dimostrando di saper reggere la pressione senza snaturarsi.
Norris ha vinto il Mondiale perché ha corso da campione prima ancora di esserlo. Non ha imposto il suo talento, lo ha amministrato. Ed è spesso così che si vincono i titoli più difficili.
Voto: 9

Contendente vero, non ancora vincitore
Il 2025 è stato l’anno della definitiva consacrazione. Piastri non si è limitato a essere un comprimario di lusso in una squadra Campione del Mondo: ha lottato concretamente per il titolo, restando agganciato alla corsa iridata per una parte significativa della stagione e dimostrando di poter sostenere il peso di una sfida di vertice. La sua crescita è stata evidente soprattutto nella prima metà del campionato, dove ha mostrato una continuità di rendimento sorprendente per freddezza e pulizia esecutiva. In diverse occasioni è sembrato addirittura più incisivo del compagno nei contesti più lineari, capitalizzando al massimo una vettura che gli ha restituito fiducia fin dalle prime gare.
Il momento chiave in positivo è stato proprio questo: la capacità di inserirsi stabilmente nella lotta al vertice senza forzare, senza strafare, correndo con una maturità che ha fatto dimenticare rapidamente la carta d’identità. Piastri ha dimostrato di saper vincere, gestire e soprattutto aspettare. Il limite è emerso nella fase centrale e finale del campionato, quando la pressione del titolo ha iniziato a pesare. Alcuni weekend meno puliti, una gestione non sempre impeccabile delle gare più caotiche e un leggero calo di incisività rispetto a Norris hanno progressivamente ridotto le sue chance iridate. Nulla di clamoroso, ma abbastanza da spostare l’inerzia interna. Il bilancio resta però altissimo: Piastri ha dimostrato di essere un pilota da titolo mondiale, non “in prospettiva”, ma nel presente. Il 2025 non lo ha consacrato campione, ma lo ha messo definitivamente in quella categoria.
Voto: 8

Vincenzo Buonpane