Credits: Scuderia Ferrari Official FB page
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Un inizio di stagione fallimentare per Ferrari. Inutile nasconderlo, o cercare di indorare la pillola in qualche modo: una vittoria nella Sprint (preceduta dalla pole) e il solo podio di Jeddah sono un bottino a dir poco misero per la Scuderia di Maranello. Qualcosa, però, pare essersi mosso nelle ultime due uscite, e quella che sembrerebbe una luce in fondo al tunnel potrebbe iniziare a mostrarsi, proprio ora che ci si avvicina al momento fondamentale per decidere la strada da intraprendere.

Un inverno carico di attesa con troppi aspetti sottovalutati

Una off season così, in F1, non si respirava da tempo. L’approdo di Hamilton in Ferrari ha acceso tante luci, troppe, sulla scuderia e sull’inglese, trovatisi a dirigere un impatto mediatico fuori dal comune. Non c’è che dire, dal punto di vista comunicativo, sotto tanti aspetti si è trattato di un vero e proprio capolavoro, che poteva nascere solo dalla “fusione” tra la storia del motorsport e l’uomo che ne ha incarnato per lungo tempo il volto più vincente. Da qui, però, sono partiti tanti problemi, che si continuano a protrarre anche oggi, a due mesi dall’inizio del campionato. 

La narrativa del campione senza macchia e senza paura venuto dall’Inghilterra per risollevare le sorti di una squadra allo sbando ha avuto i suoi megafoni anche nel nostro Paese (ne abbiamo già parlato qui), e ha fatto più danni della grandine. Il fatto è che si sono sottovalutati tanti, troppi aspetti: Lewis, una volta arrivato a Maranello, non ha avuto troppo tempo per acclimatarsi, trovare i giusti modi per interagire con un gruppo totalmente nuovo, con un approccio diverso rispetto a quello a cui era abituato da tempo. I presunti (sottolineiamo bene la parola “presunti”) diverbi con Adami, le incomprensioni, fanno parte di un naturale percorso di crescita che chiunque deve affrontare quando cambia posto di lavoro, figuriamoci un pilota di F1. 

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C’è poi da rimarcare un dato: chi ci ha raccontato per mesi che la Ferrari finalmente poteva disporre di due piloti con lo stesso stile di guida ha, evidentemente, preso una cantonata gigantesca, in buona o mala fede. Le prime gare, con le vetture settate seguendo le indicazioni di Hamilton, sono state nettamente meno positive (vittoria nella Sprint a parte, ma si è trattato veramente di un caso più unico che raro) rispetto al trittico Suzuka-Bahrain-Jeddah, in cui invece Leclerc è andato per la sua strada. Segno evidente che tra i due le differenze ci sono eccome dal punto di vista tecnico; più avanti ci occuperemo dell’aspetto “umano”. 

Vasseur: “Troppa differenza tra qualifica e gara”

La cosa più difficile da spiegare è la differenza tra passo qualifica e passo gara. Se parliamo dell'ultima parte della gara di Jeddah, penso che siamo stati allo stesso ritmo di Max negli ultimi 35 o 40 giri della gara. Ma il divario è ancora grande in qualifica e abbiamo persone che si concentrano su questo, perché partendo dalla P4, stai già perdendo più di un paio di secondi nei primi cinque-sei giri. Quindi dobbiamo migliorare in qualifica, dobbiamo concentrarci su questo per essere molto più costanti.

Parole, quelle di Frederic Vasseur, che centrano perfettamente uno dei problemi più importanti della Ferrari. Questa forse è una delle “colpe” più grandi degli uomini di Maranello: anche nel 2025, come avviene ormai da diversi anni, la vettura fa tanta, troppa fatica a portare le gomme nel loro range di temperatura ottimale, e questo è un handicap incredibile soprattutto nelle fasi di qualifica. Partire in seconda, terza o peggio quarta fila, oggi, pregiudica non poco la prestazione sul traguardo, anche disponendo di una vettura che in gara può dire la sua a livello di ritmo. 

Il nuovo fondo implementato in Bahrain ha certamente migliorato anche questo aspetto, portando maggiore carico aerodinamico sulla vettura, ma non basta. Resta il grande dilemma del bilanciamento della vettura che presenta tanti problemi, in particolare per un Hamilton che appare sempre più perso e lontano dalla comprensione della vettura.

Leclerc, che rivincita! Ora arrivano le gare decisive

Inutile nascondersi, anche se i più lo fanno. Charles Leclerc si sta prendendo una rivincita colossale su tutti, management della Scuderia Ferrari in primis. Qualcuno a gennaio era parso dimenticarsi che a Maranello i piloti fossero due, di cui uno ha in pratica giurato eterno amore al Cavallino, nonostante nel corso degli anni abbia subito più di una volta trattamenti poco consoni a un campione del suo livello. Il monegasco, oggi, ha 47 punti, sedici in più del team mate, e gli è finito dietro praticamente solo nella Sprint di Shanghai. La decisione iniziale del team di prendere Hamilton come punto di riferimento tecnico lo ha a dir poco penalizzato, e nelle ultime tre gare ha ripetuto più volte come finalmente la vettura, seguendo le sue indicazioni, inizi ad essere più vicina a quella che vorrebbe lui. Come a dire: se facciamo come dico io possiamo farcela, altrimenti diventa dura. A buon intenditor...

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Ora, a Maranello il gruppo guidato da Loic Serra è ancora fortemente al lavoro sulla vettura 2025, e la rivoluzione prevista per il prossimo anno può attendere. Peraltro, giova ricordare come il francese sia arrivato a progetto già praticamente ultimato, quindi chi straparla di dimissioni in toto del blocco tecnico lo fa a sproposito, e pure male. Le prossime uscite, certamente, saranno fondamentali. Lasciando da parte il weekend Sprint di Miami (pista e format poco indicativi), le gare europee e la puntata canadese daranno un indirizzo chiaro al Mondiale, che nei prossimi due mesi darà risposte ben più significative rispetto a quanto mostrato finora. 

Le prestazioni di Sakhir e Jeddah, tutto sommato, soprattutto con Leclerc, potrebbero aver ridato un minimo di ottimismo ad un ambiente che, fino ad oggi, ha dovuto masticare amaro. Il passo c’è stato in diversi momenti, ora occorre mettere insieme tutti i dati. Perché è vero che McLaren è là davanti, ma lungi da sembrare irraggiungibile, mentre Mercedes e Red Bull continuano ad avere i propri alti e bassi. Ferrari può fare il salto in avanti che tutti si aspettano e che a questo punto diventa fondamentale da subito. Ripetere a Imola le scene di giubilo viste una settimana fa forse sarà arduo, ma non certo impossibile, con un pizzico di fortuna. Il 2024 ci ha insegnato che dall’autodromo sul Santerno può iniziare un altro campionato; Ferrari faccia tesoro di quanto imparato, e continui a spingere forte. 

Inoltre, la questione ali resta aperta: Barcellona farà veramente da spartiacque? Inutile continuare a pestare oggi sull’argomento, ma è evidente che tutti si aspettano che qualcosa cambi pesantemente. Proprio per questo, i prossimi due mesi per Ferrari saranno decisivi: se si dovesse restare in questo limbo, a Maranello si potrebbe prendere seriamente in considerazione l’idea di spostare tutto sul 2026. Per la gioia dei Tifosi, in particolare quelli che a gennaio erano nella nebbia a vedere girare Hamilton per la prima volta in Rosso. Dimenticandosi che anche in Ferrari i piloti sono sempre due... 

Nicola Saglia