In Europa ha ormai pochissimo appeal, ma al di là dell’Oceano Atlantico la Baja 1000 è un monumento del motorsport, al pari di Daytona e Indianapolis. Stiamo parlando dell’ultimo baluardo dei rally raid vecchio stile rimasto, la competizione non stop point-to-point, come la chiamano loro, più lunga del mondo. Mille maledette miglia di deserto, rocce e cactus, da percorrere nel minor tempo, possibilmente arrivando in fondo tutti interi, uomini e mezzi. Un po’ come avveniva sulle nostre strade, tra Brescia e Roma, fino al 1957.

“Vediamo chi arriva prima”

Negli anni ’60, la Baja California era praticamente un set cinematografico per film western a cielo aperto, tra canyon rocciosi e piste appena intuibili tra le colline di un deserto infinito. È qui che la più classica sfida tra yankees pone le basi per la gara che terrà botta fino ai giorni nostri, anche se inizialmente le protagoniste erano motociclette, Honda e Triumph su tutte.

Mille miglia lungo la Carretera Federal 1 sulla tratta Tijuana-La Paz. “Vediamo chi arriva prima”, si dissero Bud Ekins, stuntman hollywoodiano, Jack McCormack e Walt Fulton. La sfida si svolse appunto fuori dalla rotta dell’autostrada, attraversando passi montani, laghi salati prosciugati e terreni insidiosamente sabbiosi. Un inizio ruspante, con Ekins che vinse in sella alla sua Honda CL72 Scrambler; la notizia della sua performance venne pubblicizzata su diversi tabloid, con Honda che ne ricavò una pubblicità importante negli States. La storia della Baja 1000 era iniziata.

Nessun bivacco: 1000 miglia senza respiro

Il format della Baja 1000 è rimasto esattamente come agli inizi; è proprio vero che se il mondo cambia, qualche piccolo mondo non cambia mai. Dallo start alla linea di arrivo, non ci sono bivacchi, ma solo quelli che sono dei veri e propri pit stop, con cambio gomme, rifornimenti, eventuali riparazioni e cambio piloti.

Sì, perché il regolamento della gara prevede la possibilità per i team di effettuare le soste quando vogliono lungo il percorso, e di cambiare il proprio equipaggio durante questi momenti, che potremmo definire pit stop. Alla fine, è il mezzo che conta! Una corsa massacrante per i piloti, ma anche per i navigatori; le stime parlano di circa 6000 note totali, ognuna di queste decisiva.

La Baja 1000 ammette al via tantissime tipologie diverse di veicoli. A farla da padroni sono sicuramente i Trophy Truck, mostri derivati dai pick-up stradali da più di 1000 cv, in cui si sfidano i marchi più prestigiosi dell’automotive di stampo americano e non solo. Insieme a loro, lungo gli sterrati messicani si sfidano i Trophy Truck Spec, gli Hummer Trucks, i Baja Bug e i Baja Challenge, differenziati dalle motorizzazioni Volkswagen e Subaru. Senza dimenticare, ovviamente, moto e quad, ad arricchire un quadro già di per sé incredibile.

Tasso di pericolosità fuori scala

Inutile dirlo: la Baja 1000 è una delle competizioni motoristiche più pericolose al mondo. E non c’è solo il terreno di gara a mettere paura, ma le stesse modalità, senza bivacchi e soste lunghe in genere. Sono tanti i piloti, anche blasonati, che nel corso degli anni hanno avuto esperienze a dir poco traumatiche. Tra questi anche Jimmie Johnson, sette volte campione Nascar e ultimamente protagonista senza troppi acuti in IndyCar.

“Avevo guidato da 18 ore, e pensavo, sbagliando, di poter affrontare tutta la corsa da solo”, ha raccontato a Will Buxton, che ha raccolto la sua testimonianza nell’ottimo libro “Le sconfitte dei più grandi piloti”. “Ero tra le colline a metà strada verso la penisola di Baja, ed ebbi un colpo di sonno. Mi svegliai di colpo, solo per capire troppo tardi che stavo affrontando una curva ad una marcia troppo alta: colpimmo un masso dalla parte del navigatore e capotammo”.

Un’esperienza certamente spaventosa, soprattutto per il seguito.  A causa di varie vicissitudini (un tamponamento con successivo disguido con la polizia messicana), infatti, il veicolo di scorta arrivò sul luogo del crash in serata, mentre l’incidente era avvenuto all’alba. Un’intera giornata nel deserto, da soli, per Johnson (all’epoca diciannovenne) e il suo navigatore.

Questo è solo un episodio, ma ci sembra abbastanza esplicativo di cosa sia la Baja 1000: un’avventura, oltre che una gara, al limite delle possibilità umane e tecnologiche.

Il percorso 2023: La Paz-Ensenada

Sarà un’edizione particolare quella di questa stagione, la 56° della sua lunghissima storia. E per l’occasione, la Baja 1000 farà il percorso inverso rispetto al solito; dal sud, infatti, di La Paz, si arriverà a Ensenada, che negli ultimi anni è stata un po’ il centro nevralgico della manifestazione.

Il via ufficiale, dopo i due giorni dedicati alle verifiche ufficiali, sarà dato mercoledì 15 novembre, con la Contingency, quando vetture e piloti sfileranno per le vie della città. Il giorno successivo si aprirà la competizione vera e propria, che quest’anno prevede un percorso durissimo, della lunghezza totale che supera abbondantemente le classiche Mille Miglia.

La Baja 1000, uno degli ultimi baluardi di un motorsport che non c’è più, è pronta a scattare ancora una volta. Messico, nuvole, canyon, deserti e sabbia; questo spettacolo unico al mondo è pronto ad infiammare la California Meridionale.

Nicola Saglia