Lewis Hamilton ha ammesso che la Formula 1 non è più la sua priorità, non nascondendo una sua ambizione prima del ritiro. Il 7 volte campione del Mondo ha poi detto la sua su Mick Schumacher, su Russell e su un 2022 complicato.

Hamilton in azione in Arabia Saudita, in uno dei weekend più complessi del 2022. Credits: mercedesamgf1.com

Per Hamilton l’anno che sta per chiudersi è stato quello più avaro di soddisfazioni con zero pole position e zero vittorie. I soli 9 podi non gli hanno consentito né di lottare per il tanto ricercato ottavo titolo iridato né di chiudere davanti a George Russell. Una stagione che ha messo a dura prova lo status e le ambizioni di Hamilton, che tuttavia non vede prossimo il ritiro nonostante il contratto attuale – firmato nell’estate del 2021 – scada a fine 2023. Come già detto più volte, Hamilton pianifica un rinnovo a lungo termine con Mercedes: “Non abbiamo ancora iniziato a parlarne, non abbiamo avuto il tempo di farlo”, ha ammesso in un’intervista alla Bild. L’obiettivo? Continuare, anche se iniziano a crescere i primi dubbi: “A volte mi sveglio e ho la sensazione di non volerlo più fare. Altre volte, invece, penso di poter fare ancora altro per il resto della mia vita perché ci sono tante altre cose da ottenere. Sicuramente penso di restare in questo mondo”.

SULLE SUE PRIORITÀ

Prima di chiudere con la Formula 1, Hamilton non nasconde di avere un’ambizione enorme: “Penso che chiudere da campione del Mondo sia il sogno di ogni atleta e lo è anche per me”. Un’idea che si scontra con il rapporto che ora ha con lo sport che lo ha reso grande agli occhi del mondo e che anche altri – su tutti, ad esempio, Sebastian Vettel – hanno dimostrato: Anche per me il motorsport ora non è la cosa più importante. Forse lo era quando ero bambino e probabilmente anche quando sono entrato in F1. Da quando ho compiuto 30 anni, ho capito che la cosa più importante è creare ricordi con gli amici e con la famiglia. Questo è ciò su cui ora mi concentro e pianifico le cose per creare momenti che poi porterò con me”.

Per Hamilton, Schumacher sarà "una risorsa per Mercedes". Credits: mercedesamgf1.com

SUL RUOLO DI MICK SCHUMACHER

Mercedes, dopo aver perso Nyck De Vries in direzione AlphaTauri e Stoffel Vandoorne, accasato in Aston Martin, ha coperto il ruolo di terzo pilota con Mick Schumacher. Una mossa “romantica”, visto il legame degli Schumacher con la casa di Stoccarda, e che porta in dote al team “un grande talento” come lo ha definito Hamilton, che ha aggiunto come Mick “sarà una risorsa per il team”. Tuttavia, le strade tra i due non si incroceranno più di tanto: Non si lavora molto al fianco del terzo pilota ormai. C’è molto lavoro da fare al simulatore e non è più come una volta, anche se saremo comunque compagni”.

Un'immagine simbolo delle difficoltà di Hamilton nel 2022: i problemi alla schiena dovuti al porpoising dopo il GP dell'Azerbaijan. Credits: mercedesamgf1.com

SUL 2022: “ANNO DIFFICILE”

Il 2022 ha tolto al 7 volte campione del Mondo la possibilità di diventare il primo pilota nella storia della F1 a vincere almeno una gara per 16 stagioni consecutive. Negata anche la possibile rivincita contro Max Verstappen dopo il finale del 2021, l’inglese ha riflettuto su quello che è stato un Mondiale per lui inedito. “È stato un anno difficile per tutti” – ha affermato – “Per me lo è stato in modi che non mi sarei mai aspettato, ma ne sono grato e sento di essere cresciuto come uomo più che in altri anni. Anche per il team, penso che questa sia stata la stagione più difficile degli ultimi 10 anni. Qui ci sono tante persone che lavorano e questa esperienza è stata buona anche per loro”.

SULLA CRESCITA DELLA W13

Hamilton ha parlato anche della W13, una vettura che secondo Toto Wolff “avrà sempre un posto speciale nella collezione, molto in fondo” e che Mercedes è già pronta a sostituire con la W14 già accesa nei giorni scorsi. Il nativo di Stevenage ha sottolineato come la crescita messa in mostra sia stata “ottima”, evidenziando anche l’attitudine del team nel lavoro svolto: Sapevo che ci saremmo riusciti e non ho mai messo in dubbio che ce l’avremmo fatta alla fine. Ci sono state tante prove e tanti errori. Ci sono state volte dove abbiamo portato degli aggiornamenti e non hanno funzionato e volte dove abbiamo provato cose differenti e non hanno funzionato” – ha detto –  Ho provato tantissime cose e ho fallito tanto, ma è così che si impara e si cresce. Quest’anno è stato un anno di errori che hanno rafforzato i nostri rapporti e il nostro modo di comunicare. Guardandolo da questa prospettiva, è stato un anno di crescita”.

Per la W13 una pole position in Ungheria, una vittoria in Brasile e 17 podi complessivi (9 Hamilton, 8 Russell). Credits: mercedesamgf1.com

Hamilton ha anche riassunto i vari step visti nel corso dell’anno, ammettendo come non sempre le cose siano andate nel modo sperato: “Il primo grosso step è stato a Barcellona, quello è stato il primo segnale di un potenziale maggiore nella vettura. Si è trattato di un falso positivo, tuttavia: la vettura era buona lì, ma nelle gare successive la situazione è stata più difficile. Era come se ci fosse un fantasma in macchina che continuava a ripresentarsi. Poi c’è stata la Francia e anche lì lo step è sembrato buono con il nostro primo doppio podio del 2022. Anche ad Austin l’aggiornamento che abbiamo portato è andato bene”. L’highlight della stagione? “Il Brasile: il team era contentissimo e io ero nervoso di perdere la doppietta. Non vedevo il team così contento da tempo, è stata una bella sensazione”.

Mercedes festeggia la doppietta di Interlagos e Lewis Hamilton si congratula con Russell. Fonte: f1.com

SUL LAVORO CON RUSSELL

Le ultime considerazioni, Hamilton le ha dedicate al suo nuovo compagno di squadra George Russell, che per Mercedes rappresenta il futuro del team. Lewis ha positivamente giudicato il lavoro con il classe ’98, che quest’anno è stato autore di una serie di ottime prestazioni, su tutte quella in Brasile dove ha conquistato la vittoria: “Penso che [il lavoro, ndr] sia andato bene, c’è stata una grossa crescita”, ha concluso. “Ho lavorato con tanti piloti in passato. Per me forse è stata una cosa normale, dal canto suo probabilmente ha dovuto adattarsi perché era nuovo nel team ed è stata la prima volta che abbiamo lavorato insieme. Collaborare con lui è stato bello, sia dal punto di vista della crescita della macchina sia dal punto di vista del set-up. È stato un buon primo anno come compagni di squadra”.

Mattia Fundarò