Sono trascorsi 44 anni dal giorno in cui in Gran Bretagna, precisamente a Frome nel Somerset, nacque uno dei corridori più apprezzati e rappresentativi della F1 moderna: Jenson Button. Il pilota britannico, dopo una serie di alti e bassi, trovò la propria consacrazione nel 2009, laureandosi campione del mondo al volante dell'iconica Brawn GP.

Un talento sbocciato in tenera età

Jenson fu un bambino prodigio dell'ambiente sportivo motoristico, forgiato dall'amore per le quattro ruote sin da piccolo, dato che crebbe in una famiglia che aveva una passione innata per la velocità.

Il padre John Button, infatti, era un pilota di rally ed indirizzò Jenson, quando aveva appena 8 anni, nel mondo del kart. Fu proprio il padre a regalargli il primo kart a Natale. La carriera di Button Jr in questa categoria fu folgorante e inarrestabile: a 11 anni vinse il British Cadet Kart Championship, riuscendo nell'impresa di conquistare tutte le gare in programma.

Nel 1998 Button passò in monoposto debuttando in Formula Ford e vincendo il campionato, prima di passare l'anno seguente nella F3 inglese, dove giunse terzo. Di lì a poco cominciò il suo rapido avvicinamento alla Formula 1, prima testando McLaren e Prost, e poi divenendo a sorpresa pilota ufficiale Williams per la stagione 2000, in sostituzione di Alessandro Zanardi.

Promessa del Circus

A 20 anni Jenson debuttò in F1, disputando oltretutto una buona prima stagione ed ottenendo quasi subito punti iridati. Nel 2001 cambiò squadra, passando alla Benetton, ma i risultati non furono altrettanto buoni: solo con l'entrata in scena della Renault ci furono alcuni miglioramenti.

Questa fase della carriera di Jenson non fu caratterizzata dalla stabilità contrattuale. Infatti, a inizio 2003 vi fu un nuovo passaggio in un'altra squadra: questa volta, ad abbracciarlo fu la BAR, British American Racing, guidata da David Richards.

Gli inizi di questo nuovo sodalizio non furono dei più incoraggianti ma, piano piano, la scalata verso i piani alti della F1 cominciò a svilupparsi con più forza e vigore. Il percorso verso il successo, però, rischiò di essere interrotto nel 2008 dai problemi economici del team, nel frattempo divenuto ufficiale Honda. La casa giapponese, infatti, optò per un disimpegno dal Circus, lasciando lo stesso Jenson e Rubens Barrichello letteralmente a piedi.

Arrivano Brawn e... il Mondiale!

Proprio quando tutto sembrava essere perduto, però, ecco il vero e proprio jolly che cambiò per sempre la carriera del buon Jenson. Il 6 marzo del 2009, infatti, dalle ceneri della Honda Racing Team venne fondata la Brawn GP, motorizzata Mercedes. A dirigere tecnicamente e non solo la squadra fu una vecchia conoscenza della Scuderia Ferrari, Ross Brawn, mentre a calarsi nell'abitacolo delle due monoposto furono proprio Rubens Barrichello e Jenson Button.

Al termine di una cavalcata trionfale, Button diede vita ad una delle imprese più sorprendenti nella storia della Formula 1, diventando Campione del Mondo 2009 ed entrando di diritto nell'Olimpo. L'anno successivo Mercedes subentrò alla gestione Brawn, ponendo le basi per quella macchina da guerra che sarebbe diventato il team nei primi anni dell'era turbo ibrida. La casa tedesca portò in dote due tedeschi del calibro di Nico Rosberg e del rientrante Kaiser Michael Schumacher, e per Jenson fu quindi il momento di cambiare aria. 

McLaren e poi il GT

A quel punto per lui si aprirono le porte della McLaren, dove si ritrovò in più di un'occasione giovani rampanti al proprio fianco. Il primo triennio lo vide alle prese con Lewis Hamilton, seguito nel 2013 da Sergio Perez (con scintille annesse) e quindi da Kevin Magnussen. A fine 2016 l'arrivederci al Circus, salvo poi tornare l'anno successivo a Montecarlo per sostituire l'amico Alonso, impegnato nella 500 Miglia di Indianapolis.

Come pilota iniziò quindi l'avventura nel panorama WEC e nel Super GT. Nel 2018, proprio in Giappone, vinse il titolo con il Team Kunimitsu al volante di una Honda NSX. Nel 2023, da registrare anche la sua seconda partecipazione (dopo l'esordio del 2018) alla 24 Ore di Le Mans con la Camaro Nascar del Garage 56, vettura iscritta in via sperimentale.

Parallelamente all'attività sportiva, a partire dal 2021, Button ha iniziato una nuova avventura, tornando nella prima scuderia che lo aveva messo sotto contratto, la Williams, rivestendo il ruolo di consulente.

E ora?

Il 2024 di Button è, in parte, già scritto. Il prossimo futuro lo vedrà impegnato nella 24 ore di Daytona con l'Acura ARX-06 del team Wayne Taylor Racing con il supporto di Andretti, mentre nel resto della stagione correrà per il team Hertz Team Jota. Il pilota inglese dividerà la Porsche 963 nella classe Hypercar con Philip Hanson e Oliver Rasmussen.

Pilota corretto, grande stratega, soprattutto in condizioni difficili, Button ha corso in F1 per ben 18 anni, disputando 306 Gran Premi, ed è stato l'ultimo pilota ad aver conquistato una vittoria per il team McLaren, prima del lungo digiuno interrotto nel 2021 da Ricciardo a Monza.

British sino al midollo, è un pilota che sicuramente non ha mai trovato nel giro secco la sua forza ma, a differenza di molti altri suoi colleghi, possiede una grande costanza di rendimento e sa sfruttare al meglio tutte le opportunità che gli si prospettano davanti.

In effetti dando una veloce sbriciata al palmarès, questo parla da sé: 50 podi, 8 pole position, 1235 punti, 15 vittorie, 8 giri veloci e 24 prime file. Insomma, numeri da capogiro che fanno gola a tutti quei piloti determinati ad entrare a far parte dell'élite dei più bravi. Numeri che soltanto pochi piloti riescono ad agguantare in F1, numeri che iscrivono Jenson Button nel firmamento dei vincenti.

Laura Piras

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