Ogni anno il  Motomondiale mette a disposizione dei piloti un numero definito di round in giro per il mondo, per decretare chi tra loro sia il più veloce. Ogni Gran Premio riserva al vincitore 25 punti, 20 al secondo, 16 al terzo e così via. Non esiste un Gp che mette in palio meno punti, o uno che ne aggiunge. Esiste però per la quasi totalità dei piloti impegnati nel Motomondiale la gara disputata sul suolo natio. E’ la gara dove non esistono rinunce, non esistono calcoli, e per tutto il weekend l’obiettivo rimane sempre lo stesso: vincere, costi quel che costi. Le emozioni che prova il pilota durante quel weekend sono qualcosa di unico: da una parte c’è il pubblico, capace di trascinarlo al di là dei suoi limiti tecnici; dall’altra c’è lui, che deve fare i conti con una sensazione mista tra orgoglio ed aspettativa, non adatta ai deboli di cuore.

La speranza di vivere una giornata tra cordoli tricolori, con l’Inno di Mameli come sottofondo, è il sogno di ogni tifoso che si sta dirigendo verso Scarperia: un’esperienza memorabile per un Gp che, manco a farlo apposta, tra l’altro cade sempre a ridosso della Festa della Repubblica. Quello che è accaduto poche ore fa al Mugello è il chiaro esempio che nei motori, come in tutti gli sport in generale, le motivazioni possono fare la differenza. La famosa tripletta è arrivata, ma da protagonisti che il pubblico difficilmente si sarebbe aspettato. Chi ha raccolto questa responsabilità, trasformandola in realtà, sono stati piloti che per motivi diversi avevano un gran bisogno di una vittoria, togliendosi un bel peso di dosso. Migno cercava la prima vittoria nel Motomondiale dopo tante gare convincenti; stesso discorso per un Pasini rientrato in Moto2 dopo aver passato nel 2015 metà anno senza moto. Dovizioso, con un Lorenzo non ancora così competitivo, aveva invece l’onere di difendere i colori della rossa nella gara di casa. Con la vittoria di Domenica, Andrea può togliersi di dosso anche le eventuali critiche dei più maligni, che lo figuravano vincente sia in Motogp che su Ducati, ma solo in condizioni di pioggia. I 3 piloti italiani hanno saputo lasciare la mente libera da ogni pensiero, concentrandosi solo sull’unico obiettivo di giornata: hanno combattuto per ogni singolo centimetro guadagnato, senza mai accontentarsi, lasciandosi magari distrarre da quello che potevano perdere. Il legame che si è venuto a creare tra loro e i tifosi ha fatto il resto. Soprattutto per Mattia, il tifo proveniente dagli spalti è stato qualcosa di sensazionale: sulla Kalex numero 54 non c’era solo il pilota di Rimini (che aveva vinto l’ultima gara sempre qui, ma nel lontano 2009 in 250) ma l’intero Mugello, che ad ogni suo sorpasso alla Casanova-Savelli-Arrabbiata 1 esplodeva in un vero e proprio boato.

La loro vittoria al Mugello non ha portato in dote solo 25 punti che lanciano Pasini e Migno in 6° e 5° posizione e Dovizioso addirittura in 2°, ma ha lasciato in cuor loro e di buona parte degli oltre 100.000 spettatori il sapore dell’impresa. Per la vittoria finale non sappiamo se saranno sempre i tre italiani ad esserne i protagonisti, ma per la gara più cara al popolo nostrano sono stati loro a prendersi carico delle speranze di un intero Paese. La manetta non gli è mai mancata: ora possono dire di avere anche le (s)palle grosse.

Dal Mugello - Andrea Rocca @AndreaRoccaOff

 

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