È stato il caso che ha scosso l’inverno della F1; l’allontanamento di Gunther Steiner dalla Haas ha veramente colto tutti di sorpresa. Il primo ad essere sorpreso è stato senza dubbio il manager di Merano, licenziato da Gene Haas praticamente al telefono e senza la possibilità di salutare i suoi ex colleghi. In questi giorni, però, Steiner non ha perso l’occasione di togliersi qualche sassolino dalla scarpa.

Un modello da cambiare per poter competere

“So benissimo che l’ultima stagione non è stata all’altezza delle aspettative”, ha messo subito in chiaro le cose Steiner dalle colonne di Racer.com. “Ma, da parte mia, cosa potevo fare di concreto per migliorare le cose? Se guardiamo agli investimenti operati dagli altri team, in pratica noi andavamo ad affrontare una sparatoria armati solo di un coltello”. Una metafora colorita, ma che lascia intendere alla precisione la differenza tra il metodo Haas e quello di tutte le altre squadre di F1.

Gunther ha poi spiegato il proprio pensiero, articolando quello che è lo stato attuale delle cose. “La F1 è cambiata nel corso di questi dieci anni, e il modello che segue il team non è più sostenibile per essere competitivi. La questione vera e propria non è tanto stare al di sotto del budget cap, ma fare in modo che le spese sostenute per effettuare investimenti siano in grado di abbassare il più possibile le spese operative, in modo da essere il più possibile efficienti”.

“Se avessi avuto un maggiore margine di manovra”, ha continuato l’italiano “avrei certamente investito di più sulle infrastrutture, esattamente come hanno fatto gli altri team. Detto questo, è vero che arrivare decimi non è un buon risultato, ma dobbiamo anche considerare che siamo finiti undici volte in Q3. Considerando tutto l’insieme dei fattori, credo che questo dimostri la bontà del team e del lavoro svolto al suo interno”.

Tra Kannapolis, Banbury, Varano e Maranello

Lo sappiamo bene, la schiettezza è una delle cifre che contraddistinguono da sempre il modo d’essere di Gunther Steiner. Le sue parole, perciò, sono da valutare attentamente, perché dipingono l’attuale quadro d’insieme della situazione Haas in maniera abbastanza fedele. Sostanzialmente, il team americano è rimasto quello che era al momento dell’esordio nel 2016, e questa è, almeno secondo l’opinione del sudtirolese, una delle cause maggiori dei problemi patiti nelle ultime stagioni.

Se inizialmente l’idea di mettere insieme un telaio Dallara e una power unit Ferrari, assemblando il tutto, aveva dato ottimi risultati (anche insperati), oggi non è più così. Il team americano vive una divisione tra diverse sedi, tra la casa madre Kannapolis, lo spazio operativo a Maranello (ricavato in pratica all’interno della sede Ferrari, ma isolato) e gli uomini sparsi tra Banbury e Varano de’ Melegari.

L’apporto di Dallara è stato senza dubbio fondamentale, ma pare proprio che una tale dispersione di forze non sia più funzionale ad ottenere risultati positivi in F1.

Necessari investimenti sulle strutture

“E’ molto semplice: devi investire per fare in modo che la tua struttura sia sempre più efficiente, esattamente come fanno gli altri team”. Così chiosa Steiner, ed effettivamente è difficile dargli torto, dando un’occhiata a quanto viene fatto dalle squadre del Circus. La stessa Red Bull ha effettuato investimenti importanti nella sua struttura di Milton Keynes, rafforzando l’ala dedicata allo sviluppo delle powertrain.

Il modello Haas, dunque, secondo il parere di Steiner non funziona più, e deve essere cambiato. Effettivamente l’involuzione mostrata in queste ultime stagioni è abbastanza preoccupante, e risulta difficile pensare che cambiando il team principal si possa migliorare anche le prestazioni in pista. Guardando al futuro, poi, le parole dell’italiano assumono ancora più rilevanza, in particolare pensando all’ipotesi di cessione ad Andretti, per ora smentita dal boss Haas, ma sempre più nell’aria.

Insomma, per invertire la rotta servono investimenti maggiori da parte di Haas, che dovrà pensare di andare sempre più nella direzione intrapresa dagli altri team di F1. Non è semplice cambiare un tale modello di lavoro, è chiaro; ma se ciò non dovesse avvenire, il team americano rischia di faticare ad invertire la rotta, chiunque sia il team principal.

Nicola Saglia

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