F1 | Las Vegas tra...Topolino e Cadillac in Lego: una stucchevole fiera del trash
Lo "spettacolo" andato in scena ancora una volta in Nevada mette in realtà una tristezza enorme: scontato, banale e fuori tempo

Abbiamo concesso a Liberty Media tre edizioni del Gran Premio di Las Vegas per provare a farci cambiare idea. Missione fallita: più passano gli anni, meno questo evento ci piace. La sensazione è sempre più quella di trovarsi di fronte a qualcosa che con lo sport in sé non ha nulla a che fare. Intendiamoci, non siamo ingenui: è ovvio che una buona dose di show e lustrini ci debba essere, ma qui è stato ampiamente passato il segno.
Orari assurdi: il pubblico europeo messo in un angolo
La conquista dell’America è un obiettivo dichiarato di Liberty Media e dello stesso Stefano Domenicali. Il manager imolese ha dichiarato i propri intenti ormai da tempo, ribadendoli proprio un mese fa alla presentazione dell’accordo tra F1 e Apple TV per la trasmissione in esclusiva sul suolo USA dei GP dal 2026 al 2030. L’enorme marchetta rappresentata F1 – The Movie ha dato un’accelerata importante al processo in corso già da diversi anni e che è arrivato a quello che, si badi bene, non è un approdo, ma solo un punto di partenza.
Ecco, vedendo quello che è successo a Las Vegas in questo weekend, siamo abbastanza preoccupati dalla piega che stanno prendendo le cose. Partiamo dagli orari: il pubblico europeo è stato sbeffeggiato in maniera incredibile da questo punto di vista. Già quando era entrato in calendario, il Gran Premio nella città del Nevada aveva presentato diverse criticità da questo punto di vista, venendo disputato alla mezzanotte locale, che si traduceva nelle 7 antimeridiane del nostro fuso orario. Nel 2025, invece, si è optato per anticipare la partenza della gara e, conseguentemente, di tutte le altre sessioni, di due ore. Una scelta che ha di fatto costretto il pubblico europeo a fare i salti mortali per seguire il weekend, ad orari francamente improponibili per un normale appassionato, con un lavoro regolare, una vita e una famiglia da mandare avanti.
La partenza di un Gran Premio negli USA (e non in Estremo Oriente) alle 5 del mattino è una cosa vergognosa. Se lo mettano bene in testa i capoccioni di Liberty: per quanto si provi a spostare il focus, il cuore pulsante, la base dell’interesse intorno alla F1 sarà sempre l’Europa, con tutti i suoi pregi e difetti. Addirittura, in Inghilterra, la nazione storicamente prevalente nel paddock, gli orologi segnavano le 4 quando i semafori si sono spenti per il via del giro di ricognizione: possibile che a tutti vada bene così?
Elvis, Topolino e la Cadillac di Lego: la fiera dell’ovvietà di un’America che non esiste più
Guardando poi all’evento in sé, beh, lasciatecelo dire: abbiamo assistito all’ennesima, stucchevole e bolsa fiera dell’ovvietà. Vedere circolare nel paddock un esercito di sosia di Elvis, con tanto di cappella posticcia per matrimoni altrettanto fittizi, mette addosso una mestizia impensabile, così come la sequela di domande nei vari eventi di contorno a Leclerc a proposito di un suo possibile matrimonio in segreto con la fidanzata, roba da Novella 2000 di quart’ordine. Chissà cosa avrebbe detto il Re, quello vero, di tutto questo cinema.

Sorvoliamo sul parterre di ospiti presenti; a parte la sempre elegante Catherine Zeta-Jones, sembrava veramente che il Carnevale fosse arrivato con qualche mese di anticipo. Stendiamo anche un velo pietoso sull’abbigliamento di Beyoncè e sul suo Hot-Lap con Hamilton, peraltro finito... lungo anche in quel caso. Ma è soprattutto nel dopogara che a Vegas inizia da sempre la vera baracconata, e anche l’edizione 2025 non ha fatto eccezione. Una particolarità del tracciato è che l’area delle interviste e il podio sono abbastanza distanti dalla pit lane, sulla Strip; questo comporta la necessità di avere un mezzo di trasporto pronto per portare i primi tre lì, appena scesi dalle macchine. Negli anni scorsi era stata utilizzata una limousine, mentre in questo 2025 si è voluto andare oltre: una Cadillac Eldorado rosa costruita in Lego, con Terry Crews alla guida. Uno schiaffo negli occhi, e soprattutto un insulto alla storia del marchio americano. Per non parlare poi degli occhiali da sole da scolaresca dell’asilo in gita rifilati ai piloti, più adatti a scene da “Una notte da leoni” che ad una cerimonia ufficiale post gara.
A fare da corollario, l’immancabile gioco di fontane, luci e fuochi artificiali a precedere la cerimonia del podio nella zona del Venetian, fintamente dirette da un Mickey Mouse ad altezza naturale, giusto per dare quel tocco da sagra di paese di terz’ordine al tutto. Una fiera delle banalità ad omaggiare un’America che esiste solo nella testa di chi comanda il Circus, con uno spettacolo che piace a chi deve per forza esaltare la filosofia che Liberty Media porta avanti: che amarezza, verrebbe da dire. Meno male che qualche voce fuori dal coro, anche tra i piloti, riesce ancora farsi sentire.
Alonso: “L’asfalto qui è inaccettabile”

Perché qualcuno dovrebbe anche ricordarsi, ogni tanto, che un Gran Premio di F1 è prima di tutto un evento sportivo. E, su questo, ce ne sarebbe da dire, ma ci limitiamo a riportare le considerazioni di Fernando Alonso, che ha parlato ai quotidiani spagnoli a proposito del tracciato del Nevada e delle sue criticità.
L'asfalto è al limite del pericolo, è inaccettabile: non soddisfa gli standard della F1. La collocazione nel calendario è al limite: un altro sport non lo accetterebbe. Ci sono cose su cui dobbiamo riflettere.
Tradotto: a Las Vegas si sta andando troppo al limite per diverse ragioni, e c’è il rischio che qualcuno prima o poi si faccia male. È un allarme chiaro, quello lanciato dal due volte campione del mondo, che in pratica ha sottolineato come, in cambio di una certa dose di show a tutti i costi, si stia sorvolando sulla sicurezza di chi è in pista, dimenticandosi di cosa è in realtà un Gran Premio. Abbastanza chiaro, no?
Peccato che le parole di Alonso siano destinate, come quelle presenti in questo articolo, a cadere nel vuoto pneumatico. Però, vuoi mettere con la possibilità di avere Topolino che dirige i giochi d’acqua a fine gara? Sono soddisfazioni!
Nicola Saglia