Storie da Corsa | GP Brasile 2005: la prima corona di Alonso
Venti anni fa Fernando conquistò ad Interlagos il primo dei suoi due titoli iridati, diventando allora il più giovane Campione del Mondo della storia della F1

Conosciuto oggi con nickname come “El Nano”, “Il Samurai spagnolo” o anche “L’eterno Rookie”, Fernando Alonso è stato da sempre una delle personalità più imponenti del paddock della Formula 1. Una figura di spicco che ha fatto parlare di sé fin dal suo debutto nel 2001 con la Minardi e che si è andata a consacrare nel 25 settembre di 20 anni fa al GP Brasile, il terz’ultimo appuntamento della stagione di F1 2005 che mise Nando per la prima volta sul tetto del mondo con la sua Renault R25.
Interlagos: il weekend magico
Arrivato ad Interlagos con 25 punti di vantaggio sul suo primo inseguitore, Kimi Raikkonen, ad Alonso sarebbe bastato un terzo posto per conquistare il Mondiale Piloti con due gare d’anticipo. Nonostante la pressione di un paese che attendeva con ansia il primo Campione del Mondo spagnolo in Formula 1, Fernando non sbagliò nulla a partire dalle qualifiche, dove firmò la sua quinta di sei pole position stagionali davanti alla McLaren-Mercedes di Juan Pablo Montoya, mentre Kimi Raikkonen non andò oltre il quinto tempo finendo dietro anche a Giancarlo Fisichella (Renault) e a Jenson Button (BAR-Honda), che scattarono dalla seconda fila.
Alonso mantenne la prima posizione davanti a Montoya alla partenza mentre Raikkonen superò sia Fisichella che Button per portarsi terzo prima della chiamata della Safety Car per l’incidente tra David Coulthard (Red Bull) e Antonio Pizzonia (Williams-BMW). Alla ripartenza, Montoya superò subito un Alonso che, pensando al campionato, non oppose resistenza sulla Reta Oposta. La gara dello spagnolo proseguì poi con un occhio alla gestione della classifica iridata, senza alcun errore.
Così, mentre la McLaren mise a segno la doppietta con Juan Pablo Montoya primo e Kimi Raikkonen secondo, Fernando Alonso finì al terzo posto per conquistare il primo Mondiale Piloti nella sua carriera e per diventare allora il più giovane Campione del Mondo nella storia della F1 a 24 anni e 58 giorni (battendo il record di Emerson Fittipaldi che resisteva dal 1972). E le Ferrari? Così come per gran parte della stagione 2005, fecero da comparse con Michael Schumacher che finì quarto e Rubens Barrichello sesto.
La consacrazione di Alonso, l’uomo-simbolo della F1 in Spagna
Così si andò a concludere una cavalcata trionfale per Alonso (a cui si aggiungerà nell’ultima tappa a Shanghai il Mondiale Costruttori per la Renault) in una stagione condizionata si dai grandi cambiamenti regolamentari “anti-Ferrari”, ma che rappresentò un valore simbolico per Fernando e per la scuderia di Flavio Briatore che, dopo aver rivelato nel 2000 una Benetton da “nobile decaduta”, riuscì a riportare il team di Enstone a lottare per le vittorie e per i titoli iridati.
Ma questo fu soprattutto la stagione di Alonso: un pilota che ha portato a trasformare quello che in Spagna veniva definito come uno sport di nicchia ad un evento principale con un protagonismo e degli effetti sul pubblico simili a quelli visti negli ultimi anni in Olanda con Max Verstappen. Se però quest’ultimo fu “aiutato” da suo padre che corse in F1 e dal Red Bull Junior Team, per Nando invece fu una scalata del tutto diversa. I genitori non avevano molti fondi (il padre José Luis fu il suo meccanico ai tempi del karting) e in Spagna nessuno credeva che qualcuno dei loro piloti potesse mai vincere il titolo in F1.
Fu grazie al suo enorme talento (e all’aiuto di figure come Adrian Campos, che lo supportò nelle serie cadette) che riuscì a scalare le gerarchie del motorsport e a rendere la Formula 1 un fenomeno nazionale nel suo paese. Per questo il suo primo titolo occupa un posto molto speciale per gli spagnoli ma soprattutto per Nando, come lui stesso ha raccontato nella conferenza stampa del podio di Interlagos:
Vengo da un Paese che non ha tradizioni in F1. Ho lottato da solo per ottenere tutto quanto ho avuto. Nessuno mi ha aiutato. Tutta la carriera si è basata sui risultati che ho fatto nelle categorie minori, con gli sponsor che mi sono procurato da solo. Ora ho raggiunto il massimo che potevo raggiungere. Posso ringraziare la mia famiglia, al massimo tre, quattro persone, non di più. Pochi amici veri. In Spagna non ci tornerò prima del GP in Cina e non credo ci sarà nulla di speciale. Abbiamo provato a programmare qualcosa se avessi vinto il titolo, ma non è stato possibile per troppi interessi politici.
Così è stato e così è rimasto Fernando Alonso: dichiarazioni mai banali, personalità imponente e talvolta problematica ed un gran talento al volante che spesso, dopo il capitolo Renault, non è corrisposto ad una monoposto competitiva abbastanza da permettergli di arrivare al tris iridato. Sappiamo per certo che il pilota Aston Martin ci riproverà ancora l'anno prossimo, sfruttando il cambio regolamentare e l'arrivo (finalmente) di Adrian Newey nella sua scuderia di Silverstone. E anche se dovesse rivelarsi il suo ultimo anno in Formula 1, siamo certi che in pista ci farà divertire così come aveva fatto 20 anni fa.

Andrea Mattavelli