Era il primo pomeriggio del 29 Dicembre 2013, quando la notizia iniziò a rimbalzare nelle redazioni di tutto il mondo. Quella di un Michael Schumacher ricoverato d'urgenza dopo una caduta sugli sci, in un momento che sarebbe dovuto essere di relax e divertimento insieme alla sua famiglia. Solo in serata la gravità della situazione venne a galla, tenendo da quel momento con il fiato sospeso milioni di fans in tutto il mondo.

Molto è stato detto e scritto, a proposito di quanto avvenuto quel giorno sulle nevi di Meribel. La caduta durante una discesa con il figlio Mick, l'urto della testa contro una roccia, la corsa disperata verso l'ospedale. Tutto troppo assurdo per poter essere vero, eppure nell'arco di poche ore la notizia fece il giro del globo. Michael Schumacher stava lottando contro la morte all'ospedale di Grenoble. Il delicato intervento chirurgico, i primi bollettini, la conferenza stampa dell'equipe medica seguita in mondovisione. I tifosi sotto l'ospedale, i messaggi di supporto, la ricerca spasmodica di informazioni.

Appare superfluo sottolineare come, da quel giorno, la vita del "Kaiser" e dei suoi cari sia completamente cambiata. Venendo proiettata verso una dimensione diversa, fatta di cure amorevoli e continue, di calore umano, di sguardi. Michael non è più quello di prima e, probabilmente, mai potrà tornare ad esserlo. Ma ciò non toglie nulla all'amore ed al supporto che le persone a lui più vicine gli hanno manifestato nel corso di questi otto anni. Proteggendolo dagli avvoltoi, difendendo strenuamente la sua privacy e scegliendo la strada del silenzio e della riservatezza.

Una scelta assai comprensibile e per certi versi controcorrente, in un mondo troppo affamato di dettagli, di notizie e di presunte verità. Un silenzio rotto soltanto dal recente documentario a lui dedicato su Netflix, in cui per la prima volta la moglie Corinna e i figli hanno espresso pubblicamente delle parole per Michael dal momento dell'incidente. Un passo difficile e coraggioso, ma dal quale si evince l'immenso affetto a lui riservato nel calore della sua abitazione svizzera.

Un posto lontano da sguardi indiscreti, dove solo i familiari ed un ristretto gruppo di amici possono avere accesso. Tra questi vi è anche Jean Todt, il quale ha speso parole toccanti per l'amico nel suo discorso di addio alla presidenza FIA. Eppure, nonostante ciò, la leggenda di Michael Schumacher è tutto fuorché dimenticata nel mondo della Formula 1. A parlare ci sono i video, le imprese in pista, i successi e le sconfitte. Ma, soprattutto, i numeri. Quelli che ancora oggi lo vedono in testa alla classifica dei titoli mondiali conquistati.

E, nell'anno in cui è stato un giovane pilota come Max Verstappen ad iscrivere per la prima volta il proprio nome nell'albo d'oro del Circus, vogliamo anche pensare che sia stato un piccolo segno del destino a fare in modo che le cose potessero andare così. Che un imprevedibile epilogo degli eventi togliesse a Lewis Hamilton un Mondiale ormai a portata di mano, consentendo a Michael di godersi il primato ancora per un po'. Del resto, affidarsi al destino e credere nel futuro non costa nulla. Il tempo non ti manca, caro Schumi: noi continueremo ad aspettarti.

Marco Privitera