Non c’è campo (pardon, circuito) di gara americano in cui non venga nominato, almeno di sfuggita, il nome di Roger Penske. Per dare la dimensione della grandezza del personaggio in questione, basterebbe un dato. Sono infatti 599 le vittorie complessive ottenute dal team di Mooresville, North Carolina; un numero spaventoso anche solo se si prova ad immaginarlo.

Ma la partita delle emozioni suscitate nei veri petrolhead di tutto il mondo, non solo americani, si gioca altrove. Va ricercata in una storia infinita, ramificata, con mille sfaccettature, che ha toccato anche per un breve periodo la Formula 1, pur senza ottenere risultati eclatanti. E poi, quella voglia di mettersi sempre in gioco, di sfidare la sorte e puntare su scommesse che paiono perse in partenza, l’ultima delle quali risponde al nome di Scott McLaughlin, neozelandese che non saliva su una monoposto da dieci anni, e ha aperto la stagione Indycar vincendo a St. Pete.

Dal 1958 sulla cresta dell’onda

Come spesso accade nelle grandi storie del motorsport, prima del team principal è arrivato il pilota. L’esordio sulle piste americane è datato 1958, sull’ormai quasi dimenticato Marlboro Motor Raceway di Upper Marlboro. La carriera al volante, però, non è stata particolarmente lunga; il ritiro arrivò nel 1965, dopo aver disputato anche due gare in F1 e aver ottenuto una vittoria nella NASCAR, oltre ad essersi guadagnato la fama di pilota talentuoso e aggressivo.

Da lì, il via alla scalata che ha portato il Team Penske, come orgogliosamente riconosciuto nel sito ufficiale, ad essere considerato “i New York Yankees del motorsport”. L’inizio della storia è legato a filo doppio con quella di un’altra leggenda a stelle e strisce, Mark Donohue. Lo sfortunato pilota del New Jersey è la prima grande scommessa del Capitano, che lo portò dalla Can-Am fino alla F1, con un team gestito in proprio. La conclusione della storia, però, è in questo caso tragica; Donohue perse infatti la vita a causa di un incidente nel warm-up del Gran Premio d’Austria 1975.

Nel frattempo, però, grazie anche al lavoro svolto da Mark, Penske si era già fatto un nome importante in patria, soprattutto in ChampCar, dove la prima vittoria era già stata ottenuta nel ’71 a Pocono.  Da qui in poi, è la storia che parla, anche grazie a piloti mostruosi come Tom Sneva, Mario Andretti, Al e Bobby Unser, fino ad arrivare ai più recenti fenomeni come Hélio Castroneves e Josef Newgarden. Nel frattempo, i successi in NASCAR  e IMSA, fino all’ingresso in Formula E con il team guidato dal figlio Jay.

Un uomo presente nel futuro

Roger Penske ha mostrato negli anni di vedere prima degli altri il talento di piloti sparsi in tutto il globo. La partnership in Australia con  Dick Johnson Racing ha portato alla luce un volto come Scott McLaughlin, 28enne neozelandese che in quel di St. Petersburg ha portato a compimento un cammino iniziato da molto lontano. L'attuale leader della prestigiosa categoria statunitense riservata alle ruote scoperte arriva da un mondo lontano come l'Australia ed il Supercars Championship. Roger è diventato uno dei co-proprietari della principale realtà legata a Ford della nota serie australiana che dal 2017 ha iniziato a conoscere sempre meglio il volto di Scott. Nel 2013 debuttò full-time nella categoria, dopo sei gare si impose in casa ed ancora oggi è il più giovane vincente di sempre della storia. Nel 2014 si fece conoscere meglio con un leggendario duello finale in quel di Adelaide per il secondo posto contro Jamie Whincup (sette volte campione della serie), mentre nel 2017 si dovette arrendere proprio all'ex #88 del Triple Eight Racing nell'ultima decisiva corsa gettando al vento un titolo che sembrava destinato a prendere la via della cittadina di Hamilton.

Dall'Australia all'America

Da quell'anno non c'è stata più storia per nessuno con tre titoli consecutivi ed una Bathurst 1000, una coppa tra le tante che ha portato in valigia verso l'America quando il Capitano ha scommesso su di lui portandolo negli USA. Dopo tre trofei (76 pole, 106 podi, 56 vittorie in 253 partenze) una nuova sfida ha messo in difficoltà il #3 dell'IndyCar che dopo pochi giorni arrivò secondo nella prima gara in Texas al debutto su un ovale. Poteva sembrare un caso visto che non sono più arrivate conferme fino al 2022, forse era un segnale per Roger Penske, un approvazione 'invisibile' da parte del motorsport per aver preso un rischio che molti non avrebbero corso. Nicola Saglia - Luca Pellegrini