IndyCar | Penske, un 2026 in modalità “anno zero”?
Il team del Capitano deve riportare la barra dritta dopo due anni complicati: Malukas al posto di Power sarà la scelta giusta?

Parlare del team Penske significa andare ad immergersi nella storia dell’automobilismo in generale, ma soprattutto della IndyCar. La squadra più longeva e ricca di successi del motorsport a stelle e strisce sta però vivendo un periodo travagliato della sua storia, con due stagioni macchiate da errori commessi da parte soprattutto del top management che hanno portato a rimescolamenti dell’organico e ad una cronica carenza di risultati. Il 2026 dovrà per forza di cose essere l’anno del riscatto, anche senza una colonna portante del team come Will Power.
Dal “push-to-pass gate" alla Indy 500: quanti errori
Le ultime due stagioni della squadra del Capitano Roger sono state caratterizzate da due fattori non certo da poco: la mancanza di prestazioni (in particolare su tracciati cittadini e permanenti) e gli errori di gestione che hanno portato a squalifiche e penalità pesantissime. Il primo caso a tenere banco era stato, nel 2024, quello relativo all’uso scorretto del sistema push-to-pass nella prima gara stagionale di St. Pete, con la conseguente squalifica e la perdita della vittoria di Josef Newgarden. Una brutta figura, anche perché venne fuori che il sistema fu utilizzato quando non era abilitato; un errore del team che ricadde sui piloti.
La qualifica della 500 Miglia di Indianapolis del 2025 ha poi visto un ulteriore caso incredibile, con le vetture di Will Power e Josef Newgarden retrocesse in fondo allo schieramento a causa di una serie di operazioni effettuate durante la top 12 sugli attuatori ma vietate dal regolamento. In primo luogo, i due erano stati esclusi dalla sessione, per poi essere spostati in ultima fila. Una violazione del genere non poteva certo passare inosservata, e a rimetterci, sostanzialmente con il licenziamento, sono stati tre personaggi di altissimo livello all’interno di Penske: il Presidente Tim Cindric, il Managing Director Ron Ruzewski e il General Manager Kyle Moyer. Ovvio che un cambio così importante di personalità all’interno della squadra non poteva non avere ripercussioni, perlomeno nel breve periodo.
Prestazioni che mancano, ma il finale è in crescendo
Al termine della passata stagione, analizzando il campionato del team Penske, ci trovammo a dire che, per tornare a recitare costantemente un ruolo da protagonista, il team avrebbe dovuto cercare, nel 2025, di avere sempre le prestazioni mostrate in quella stagione sugli ovali. Purtroppo per gli uomini e i piloti di Roger, questo non è avvenuto, e spesso su tracciati permanenti o cittadini Newgarden, Power e McLaughlin si sono trovati in grande difficoltà non solo nei confronti del dominatore Palou, ma anche di McLaren e Andretti. Una situazione difficile, che si è reiterata a lungo.
Solo il finale di stagione ha contribuito a portare qualche raggio di luce, proprio quando il 2025 sembrava avviarsi verso una conclusione ingloriosa, senza successi. Invece a Portland prima e Nashville poi sono arrivate due vittorie con Power e Newgarden che in qualche modo hanno avuto il merito di riportare un minimo di speranza nel team. Soprattutto l’ultima, con il pilota del Tennessee che ha dato prova di aver ritrovato almeno in parte quella competitività che gli era mancata per gran parte di un campionato strano, in cui non era mai sembrato veramente della partita per il titolo.

Malukas, il giovane rampante su cui costruire il futuro
La off season del campionato IndyCar era iniziata col botto, con la notizia dell’addio tra Power e Penske. L’australiano è stato una vera e propria colonna della squadra di Roger, attraversando diverse ere e portando a casa due volte la Astor Cup. Il suo passaggio in Andretti ha fatto pensare parecchi, soprattutto perché da diverso tempo erano iniziate a circolare voci in merito e, nonostante quello che ufficialmente è uscito tra le parti in causa, pare che la volontà primaria di Power fosse quella di continuare, ma che non si sia arrivati ad un accordo soddisfacente.
Comunque sia, oggi Penske ha un altro pilota su cui costruire il proprio futuro, e che andrà ad affiancare due “vecchie volpi” come Josef Newgarden e Scott McLaughlin. David Malukas arriva finalmente in un top team, e in tanti sono curiosi di capire il suo reale potenziale dopo tante belle cose mostrate in scuderie di seconda fascia. Certamente, il driver di Chicago avrà ora tanta pressione in più, e dovrà dimostrare che Roger Penske e i suoi uomini non si sono sbagliati nel dargli fiducia. Ma molto, se non tutto, dipenderà dal team e dalla sua capacità di reazione dopo due annate sostanzialmente buie, forse troppo per una squadra che ha fatto la storia della Indycar. Il 2026 è dunque da vedere come una sorta di “anno zero”? Forse è esagerato, ma la realtà non sarà così distante.
Nicola Saglia