Nella quinta puntata del nostro talk show al femminile ‘Speedy Woman – La velocità in rosa’ abbiamo scelto di raccontare una storia di resilienza, passione e forza di volontà. Con la nostra ospite Alessia Polita siamo tornate a parlare di sicurezza in pista, valori trasmessi dallo sport e sogni.

Il 15 giugno 2013 la vita della pilota jesina è cambiata radicalmente a causa di un incidente in pista a Misano in un turno di prove libere del CIV. A seguito della perdita dell’uso delle gambe, Alessia Polita ha dovuto ricominciare, partendo da ogni gesto quotidiano, fino al ritorno nel mondo dello sport. La sua è stata una lunga ricerca, guidata dal desiderio di riprovare l’adrenalina che solo il motociclismo era in grado di regalarle. A sei anni dall’incidente arriva la svolta con la sua prima esperienza sul monosci.

Non mi vergogno a dire che i primi periodi volevo quasi mollare. Quando capisci che piano piano puoi riprendere in mano tutto, allora fai lo scatto. Il mio è avvenuto nel sesto anno, quindi un anno fa, quando mi sono innamorata del monosci”.

“Nei miei anni bui ho cercato uno sport che riuscisse a completarmi, che mi facesse sentire come quando andavo in moto. La prima volta che ho fatto una discesa mi sono messa a piangere, perché mi sono sentita veramente viva”.

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SULLE ORME DI WAYNE RAINEY

Nonostante la scoperta della passione per il monosci, nel cuore di Alessia Polita c’è ancora un conto in sospeso con le due ruote. L’anno scorso a Vallelunga, come ha raccontato nel corso della puntata, è scattato qualcosa che l’ha portata a programmare un’ultima giornata in pista su una moto.

Prima di chiudere con questo mondo devo provarlo anche da seduta. - ha rivelato - Era in programma verso marzo o aprile una mia uscita in moto. Ovviamente ho scelto di nuovo la Yamaha. Quindi, Covid permettendo, mi vedrete di nuovo in sella, ma sarà solo per togliermi questa soddisfazione!”

Alessia Polita ha successivamente espresso la sua opinione sulla sicurezza in pista, tra rimproveri e appelli all’Italia. Viene menzionato anche il Tourist Trophy, competizione a cui ha preso parte anche il fratello Alessandro per due edizioni consecutive.

Mi dispiace che non ci sia una commissione vera e propria sulla sicurezza e siamo sempre stati considerati piloti di ‘Serie B’, dato che gli air fence vengono messi solo nel Mondiale. Tuttavia i piloti del Mondiale un tempo correvano nelle gare nazionali, quindi è da lì che noi dobbiamo iniziare a proteggerli, ma è difficile farlo capire perché la sicurezza ha un costo. E purtroppo noi siamo solo un numero su una carena, questa è la realtà”.

UNA SPERANZA PER IL MOTOCICLISMO FEMMINILE

Un aspetto che non può passare inosservato è inoltre il lato rosa delle corse in Italia, sul quale Alessia non può non avere le idee chiare: “Noi siamo tanto indietro. Nessuna donna italiana ultimamente si è fatta sentire. Soltanto la Spagna continua a sfornare talenti di entrambi i generi, perché per loro non c’è distinzione. Quest’anno Letizia Marchetti ha preso in mano un campionato, un monomarca, dove parteciperanno tante ragazze e spero che sia l’inizio di un nuovo cambiamento mentale, anche per la federazione”.

Oltre alla speranza in un futuro roseo per il motociclismo italiano, anche i sogni di Alessia Polita si tingono di rosa: “Desidererei tanto avere un figlio. Una piccola ‘Politina’ mi piacerebbe averla, ma la farei avvicinare allo sport in generale. Il motociclismo l'ho vissuto io in prima persona e non c’è molta meritocrazia”.

Beatrice Zamuner