Il GP Singapore non è stato sicuramente da ricordare per la Red Bull. Sul tracciato di Marina Bay, infatti, la RB19 è sembrata la lontana parente della vettura dominatrice del Mondiale 2023 con entrambe le vetture eliminate dal Q2 in qualifica e con una P5 e una P8 come risultato in gara.

Risultati ben lontani da quelli potuti ammirare in questo 2023 di autentico dominio da parte del team di Milton Keynes. A stupire maggiormente, al di là di un risultato che può essere tranquillamente catalogato come giornata storta, è stata l'incapacità di porre rimedio ad una situazione complicata, una qualità da sempre punto di forza della Red Bull al di là dell'evidente strapotere tecnico della vettura venuta alla luce dal genio di Adrian Newey.

TD018 SI O NO

A tenere banco nel fine settimana è l'ormai famigerata TD018 che, come l'altrettanto famosa TD039 dello scorso anno, introdotta proprio a Singapore sembra aver tolto quel vantaggio enorme con cui la Red Bull aveva praticamente distrutto la concorrenza. Sembra appunto perchè se andiamo a fare un'analisi più approfondita dei weekend "no" della scuderia di Milton Keynes, sono tante le analogie che possono far affermare che la norma che regolamenta in maniera più rigida la flessibilità delle appendici aerodinamiche sulle monoposto non sia la causa dei mali della scuderia Campione del Mondo in carica a Singapore.

MONACO E MONTREAL

Senza andare troppo negli aspetti tecnici, la meravigliosa RB19 nel corso dell'anno è sembrata più nervosa e difficile da mettere a punto nei tracciati cittadini e con parecchie asperità, come Monaco e Montreal, dove comunque Verstappen conquistò pole position e vittoria. A Singapore le difficoltà di quei weekend sono emerse prepotentemente fin dalla prime libere, dove sia Verstappen che Perez si sono trovati a dover fare i conti con una vettura nervosa sul posteriore e con un bilanciamento ben lontano da quello ideale. In più, a voler complicare il tutto, anche diversi episodi di impeding in cui è incappato l'olandese, nervoso come non si era mai visto in questo campionato. Avvenimenti che, uniti ai risultati non in linea con il potenziale, hanno contribuito e non poco a far perdere la quadra al team.

LA CALMA DI HORNER

A spegnere la miriade di illazioni piovute a più riprese da avversari e addetti ai lavori sulla TD018 che avrebbe "depotenziato" la Red Bull ci ha pensato direttamente Christian Horner nel dopo gara: "La macchina che abbiamo qui per le qualifiche è essenzialmente identica a quella che avevamo due settimane fa a Monza e una settimana prima a Zandvoort. Questo non ha nulla a che fare con la direttiva tecnica, non è cambiato nulla sulla vettura. Abbiamo provato un nuovo componente aerodinamico venerdì e poi siamo tornati indietro, quindi si tratta di un assetto già collaudato".

PROBLEMA GOMME

Per il team principal inglese sono le gomme la causa del brutto weekend di Milton Keynes sul tracciato asiatico: "C’è molta confusione per capirecome abbiamo perso il ritmo che avevamo, la vettura non risponde ai cambiamenti, si sente il sottosterzo, il sovrasterzo, i problemi in frenata: è come se non fossimo riusciti a far lavorare gli pneumatici nella giusta finestra. Di solito, quando si vede un distacco così grande è perché il pneumatico non funziona in modo sostanziale,  abbiamo provato diverse cose con l’assetto, abbiamo provato diverse soluzioni, ma non è andata".

VERDETTO A SUZUKA

Come sempre sarà la pista a valutare se per la Red Bull si sia trattato solo di una giornata storta, oppure se ancora una volta una direttiva tecnica introdotta in corso d'opera abbia  modificato i valori di forza in campo. Per avere la risposta non servirà molto tempo, visto che tra sette giorni si scenderà in pista a Suzuka, dove lo scorso anno Max Verstappen conquistò in maniera aritmetica il suo secondo titolo mondiale.

Vincenzo Buonpane