Formula E | Fuga Rowland e non solo: cosa abbiamo imparato dal Monaco EPrix
Monaco è stato un primo momento chiave per il Mondiale di Formula E con Oliver Rowland che lascia il Principato con quasi 50 punti di vantaggio sul primo inseguitore in classifica: questo e altri i temi emersi dal double-header di Monte Carlo.

Che Monaco abbia indirizzato il destino di questa Season 11 forse è presto per dirlo non avendo ancora superato la metà del campionato, ma Oliver Rowland lascia il Principato rafforzando ulteriormente la leadership del Mondiale e confermando come il duo formato dall’inglese e da Nissan sia attualmente il migliore della griglia. Una conferma, la sua, unita a diverse prime volte sul podio dell’attuale campionato, tra il ritorno di Mahindra e la vittoria a sorpresa di Buemi, che ha così rotto un digiuno lungo quasi 6 anni.
Rowland scappa via: 48 punti di vantaggio prima di Tokyo
A Monaco Rowland si è ripreso con gli interessi quanto perso a Miami a seguito della penalità che lo ha costretto ad accontentarsi del 10° posto finale. Nel Principato l’inglese è tornato al successo in modo netto nella gara del sabato attuando una strategia praticamente perfetta tra Attack Mode e Pit Boost, mentre alla domenica è stato beffato da Sébastien Buemi e dalla fretta di voler risalire la classifica dopo la tarda attivazione del primo Attack Mode. Poco male per l’inglese, secondo nella seconda gara e comunque capace di aumentare il gap rispetto alle due Porsche di Da Costa e Wehrlein, rispettivamente a 48 e 49 punti di distacco. Con Tokyo – gara di casa della Nissan – alle porte, Rowland può sognare in grande visto lo stato di forma eccezionale che lo vede protagonista ormai dalla seconda parte dello scorso anno.
Arrivavo qui da un weekend difficile a Miami, mi sono concentrato con il mio ingegnere sul lavoro al simulatore per capire cosa è successo. Non mi aspetto di essere sempre qui (sul podio, ndr), è irrealistico, ma se riusciamo a fare il lavoro che siamo capaci di portare avanti sono sicuro che possiamo continuare a fare punti in modo costante.

Buemi rompe il lungo digiuno di vittorie
A quasi 6 anni dall’ultima vittoria ottenuta a New York nel 2019, Sébastien Buemi sceglie il Principato di Monaco per tornare a conquistare a sorpresa il successo – il 14° nella sua carriera in Formula E, record assoluto – su un circuito dove era il detentore del record di vittorie. La terza affermazione sulle strade di Monte Carlo gli consentono anche di tornare a punti per la prima volta dopo San Paolo e di smuovere la classifica sua e di Envision Racing, alla quale il successo mancava dall’eccezionale Season 9.

Lo svizzero non ha nascosto come la chiave del suo successo sia da individuare nel timing degli Attack Mode, che gli hanno consentito di costruirsi un gap sulla concorrenza che ha dovuto accontentarsi di lottare per il secondo posto, come Rowland che aveva il potenziale per poter tentare di recuperare su Buemi ma che, attivato il secondo Attack Mode, ha dovuto cedere a JEV la posizione conquistata qualche giro prima andando oltre i limiti della pista alla Nouvelle Chicane per non incappare in penalità. Una fase chiave della gara di domenica, dato che è stato in quel momento che Buemi ha avuto modo di consolidare il vantaggio che gli ha permesso di gestire con calma il finale di gara.
Fatico a ricordarmi l’ultima vittoria a New York. In questo tipo di gare è necessario che tutto si allinei alla perfezione, l’Attack Mode, quando lotti, quando superi. Oggi è stato uno di quei casi: sono stato fortunato a prendere l’Attack Mode nel momento giusto. Adesso se lo si prende durante la FCY, fondamentalmente perdi la gara e penso che sia un qualcosa da cambiare: non si può perdere una cosa che fa una grande differenza, specialmente se non è colpa tua. Penso di essere riuscito a passare velocemente JEV, Rowland e De Vries e sono riuscito a costruirmi un gap con l’altro Attack Mode, che penso sia stato la chiave perché ogni secondo che passi dietro un’altra vettura che non ha un Attack Mode è una perdita di tempo enorme. Nel finale la pista stava asciugando velocemente, in questi casi devi essere intelligente a capire dove mettere la macchina perché si vedeva che la linea si stava asciugando ed era possibile trovare del tempo. Negli ultimi giri ho pregato che non ci fossero incidenti o Safety Car, sono stato fortunato.
Un pizzico di fortuna meritato per uno dei pilastri della categoria, che regala alla powertrain Jaguar il secondo successo stagionale in un anno dove il brand inglese sta faticando molto per lottare nelle posizioni di alta classifica.
Mahindra esce rivitalizzata dal Principato
Nel weekend dei grandi ritorni, a quasi tre anni dal secondo posto di Seoul ottenuto da Oliver Rowland, Mahindra, nella prima delle due gare, ha pareggiato il suo miglior risultato dalla Season 8 grazie al secondo posto di Nyck de Vries e al quarto di Edoardo Mortara. Per Mahindra, il primo EPrix del weekend a Monaco è anche il miglior risultato di squadra dal doppio podio ottenuto con Rosenqvist e Heidfeld a New York nel 2017. Roba di ormai 8 stagioni fa. Un risultato che per De Vries – al primo podio da Londra 2022 in Formula E – ripaga gli sforzi fatti dal team negli ultimi 18 mesi, confermato poi dall’ottimo quinto posto della domenica e dal quinto posto nel Mondiale a 2 punti da Taylor Barnard.
È passato diverso tempo (dall’ultimo podio in Formula E, ndr), è una giornata incredibile per il team che ha fatto un grande lavoro durante la gara. La squadra ha effettuato le giuste chiamate al momento giusto con il Pit Boost e scegliendo bene gli Attack Mode, quindi devo dargli merito. Sono contento di ripagarli per il duro lavoro fatto nell’ultimo anno e mezzo e per i progressi che abbiamo fatto come squadra, penso che adesso stiamo mostrando che stiamo facendo dei continui passi in avanti, sebbene i prossimi step saranno più difficili.

Dall’altra parte del box anche per Edoardo Mortara il risultato finale del sabato è stato estremamente positivo, considerata la posizione di partenza nella prima delle due gare – la quinta fila – e il fatto che per lui la corsa sia stata più complessa da gestire tra sorpassi e contatti. Come ha ammesso a LiveGP.it, per lo svizzero Monaco non è un punto d’arrivo dato il lavoro svolto dalla squadra negli ultimi 18 mesi per migliorare la condizione tecnica che all’inizio della scorsa stagione la vedeva come ultima squadra dello schieramento.
Non è un coronamento, spero che possiamo fare ancora meglio, diciamo però che abbiamo lavorato tantissimo negli ultimi 2 mesi e dai risultati le cose si vedono. Sapevo che gli ultimi due mesi sono stati importanti, abbiamo cercato di sviluppare tantissimo i software e penso che la direzione presa sia positiva, spero che continueremo a essere competitivi e che riusciremo a finire avanti nelle prossime gare. Abbiamo ancora tante cose da migliorare, il team ora ha delle idee più chiare su quello che c’è da fare.
Porsche senza gloria nel Principato
Per Porsche Monaco regala solo 28 punti e un bis iridato che si allontana sempre di più nonostante non si sia ancora arrivati a metà del Mondiale: Antonio Felix da Costa paga caro il tentato doppio sorpasso su Mortara e Beckmann alla Anthony Noghes nella prima gara finendo a muro, mentre il quarto posto – con giro veloce – ottenuto domenica a poco serve dati i 21 punti ottenuti da Rowland che così ha guadagnato 33 punti sul portoghese in un weekend.
Simile il copione del weekend di Pascal Wehrlein, sesto e settimo nelle due gare e adesso a 49 punti da Rowland in campionato: difesa del titolo ancora più complessa. Porsche in questa fase non riesce a reggere pienamente il confronto con Nissan, più forte sia sul giro secco – come ha dimostrato anche la finale per la pole di sabato che ha visto protagonisti Barnard e Rowland, entrambi motorizzati dal brand giapponese – sia sulla gestione dell’energia in gara. I giapponesi, in questo momento, hanno trovato la chiave per poter gestire al meglio le varie situazioni di gara, mentre Porsche a Monaco ha faticato e non ha concretizzato anche a causa di posizioni di partenza non eccezionali in entrambe le gare.
Pit Boost, si o no? Gomme e pioggia, binomio rivedibile
A Monaco si è rivisto il Pit Boost – comparso per la seconda volta in assoluto dopo il debutto di Jeddah e solo nella prima delle due gare del weekend –, fattore che continua a dividere il paddock. Qualcuno come Nyck De Vries non ha nascosto come la modalità di ricarica rapida sia per lui quella perfetta per la serie, definendosi “un grande estimatore” perché gli consentirebbe di fare meno gestione di energia, qualcun'altro invece ha visto la sua gara rovinata dalla modalità di ricarica rapida. Chi? Nico Muller, che, nonostante fosse rientrato in gara – dopo una sosta per una foratura – grazie all’uso del Pit Boost sotto bandiera gialla, ha dovuto fare i conti con un problema del processo di ricarica che ne ha condizionato il finale di gara dove ha dovuto centellinare l’energia perdendo così la possibilità di portarsi a casa un possibile successo o podio. Un problema – come poi dichiarato dal TP di Andretti Roger Griffiths – dovuto a una mancata comunicazione con il caricatore, che non ha funzionato a dovere. In questi casi, la FIA procede a rilasciare manualmente l’energia, ma non può fare nulla sullo stato di ricarica: così facendo, Muller ha dovuto gestire l’energia per essere sicuro di arrivare al traguardo.
Sembrava una vittoria certa per noi, fino a quando non ci siamo resi conto che il caricatore non aveva funzionato. C’è un backup per questo e la FIA può rilasciare l’energia in modo virtuale, ma siamo stati limitati dal punto di vista dello stato di ricarica, non potendo così utilizzare tutta l’energia disponibile, altrimenti avrei finito la carica disponibile. È un finale dolceamaro: è stato bello trovarmi in quella posizione, ma perderla per un problema tecnico è deludente.
Se al sabato il protagonista è stato il Pit Boost, alla domenica il fattore che ha scombinato le carte è stato quello determinato dalla pioggia. Il bagnato ha fortemente condizionato le qualifiche, con diversi errori di guida e un incidente pesante per Sam Bird alla Sainte Devote (senza tuttavia conseguenze): i piloti dovevano effettuare correzioni al volante anche sull’asciutto per ridurre rischi di possibile acquaplaning e diversi si sono visti togliere il tempo per track limits, come accaduto a entrambe le DS nella semifinale dei duelli. La soluzione ci sarebbe? Sì, secondo Buemi “servirebbe un set solo per il bagnato”. Ma ciò andrebbe contro la filosofia del campionato. Che Monaco porti la FIA a pensare a una soluzione o a un tipo di gomma strutturato diversamente per il futuro?
Mattia Fundarò