Honda sul tetto del mondo in F1: chi lo avrebbe mai pensato qualche anno fa? Sono passati otto anni da quando la casa giapponese annunciava il ritorno nel Circus come motorista della McLaren, per la riproposizione di un binomio storico e vincente. Un progetto ambizioso, conclusosi però dopo tre anni deludenti. Ma da quel “GP2 engine” pronunciato da Fernando Alonso sei anni fa, ne è passata d’acqua sotto i ponti...

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DAL BUIO CON MCLAREN…

Tre anni difficili quelli dal 2015 al 2017 per il binomio McLaren-Honda, vissuti tra mancanza di potenza e di affidabilità. Tante le critiche attirate dal costruttore giapponese in quel periodo, di cui si ricordano più i ritiri e gli attriti interni che i pochissimi buoni risultati ottenuti in pista. Eppure, quegli anni con McLaren sono serviti a crescere passo dopo passo, fino all’inevitabile divorzio del 2017 e all’accordo con Red Bull, sfruttando dapprima la Toro Rosso, senza mai smettere di credere nel sogno mondiale.

… ALLA LUCE CON RED BULL

Ed un passo alla volta la Honda è cresciuta, lavorando duramente e superando la diffidenza con i risultati in pista. Dopo un 2018 di “apprendistato” con la Toro Rosso, la Casa giapponese si è dimostrata pronta l’anno seguente con la Red Bull, cogliendo tre vittorie con Max Verstappen e riuscendo a salire addirittura sul podio anche con il team satellite.

Una crescita costante proseguita nel 2020, con la vittoria di Abu Dhabi come segnale di maturità raggiunta, per poter finalmente lanciare la sfida mondiale alla Mercedes nel 2021. E così è stato: le promesse sono state rispettate, riuscendo a cogliere almeno uno dei due titoli in palio quest’anno.

Un esempio di come il duro lavoro ripaghi nel tempo, dopo 7 lunghi anni iniziati col piede sbagliato. E l’anno prossimo toccherà alla Red Bull stessa raccogliere l’eredità della Honda, che sicuramente ora avrà qualche rimpianto nell’abbandonare tutto sul più bello.

Carlo Luciani

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