Come al solito tocca ai tecnici mettere a punto una buona monoposto in grado di far combaciare le “due anime” del tracciato, ma devono stare attenti a non deliberare un assetto troppo morbido perché c’è il serio rischio di far strisciare il fondo lungo i numerosi dossi e avvallamenti. Inoltre bisogna far i conti con un meteo bizzoso, con il rischio pioggia sempre dietro l’angolo e con la regola del parco chiuso che complica trovare il giusto assetto. In diverse edizioni la pioggia ha stravolto il corso degli eventi e spedito a muro numerosi piloti a causa dei rivoli d’acqua che si formavano sul circuito, così quest’anno sono stati fatti diversi lavori di manutenzione per cercare di migliorare il drenaggio dell’acqua creando dei micro canali di scolo sull’asfalto e nelle vie di fuga. Un ruolo determinante lo gioca anche l’altitudine (siamo a 800 sul livello del mare), per questo le vetture vengono caricate sulle appendici aerodinamiche e gli sfoghi sono leggermente più aperti, anche se in maniera decisamente inferiore rispetto a Città del Messico. Ma andiamo a scoprire cos’hanno portato i vari team, già focalizzati al 2019.

Mercedes
Come detto al team della stella resta da conquistare il quinto alloro consecutivo riservato ai costruttori, proprio per questo gli uomini Mercedes hanno deciso di non “sporcare” questa vittoria da strascichi e polemiche andando a chiudere i famigerati mozzi forati di loro spontanea volontà, senza direttive da parte della FIA. Curiosamente è apparso un cerchio posteriore con l’interno dotato di numerosi fori per cercare di abbassare le temperature degli pneumatici in maniera differente.

Dal punto di vista prettamente tecnico in Mercedes hanno deciso di diversificare gli alettoni posteriori tra i due piloti: sulla W09 di Hamilton si punta alla riduzione del drag (resistenza aerodinamica) con il profilo principale a cucchiaio (in verde) per cercare di avere il giusto bilanciamento nelle curve più guidate abbinato ai profili verticali provvisti solamente di soffiature orizzontali; sulla monoposto di Bottas, invece, si è puntato sul maggior carico con un main plane con corda generosa, dotato di profilo rettilineo e bombatura centrale (in rosso), mentre le paratie verticali sono provviste delle frange (cerchio giallo), di scuola McLaren, per cercare di pulire il flusso turbolento generato dal rotolamento degli pneumatici posteriori. Entrambe le soluzioni adottano l’utilizzo della Deck-Wing per generare più carico sull’asse posteriore: come al solito le due soluzioni verranno confrontate nelle prime sessioni per poi scegliere quella ideale. (Foto: @AMuS; @AlbertFabrega)

Ferrari
Il team di Maranello non ha alcuna intenzione di mollare, anche se l’impresa dalla lotta per il titolo costruttori è ardua e, contemporaneamente, punta lo sguardo già verso la prossima stagione. Infatti la SF71H si è presentata bardata di sensori: iniziando dalla zona coca cola dove si è vista una videocamera (freccia verde) ancorata alla pancia laterale che monitora la flessione del fondo piatto nuovamente dotato delle “creste” o derive, il tutto per confrontare i dati scaturiti dalla galleria del vento e dal CFD con quelli della pista, il tutto in ottica 2019 quando sarà ancora più determinante il carico aerodinamico generato dal fondo piatto. Anche l’interno delle pance laterali sono dotate di sensori (indicati dal dito) per cercare di studiare la fluidodinamica interna della monoposto e trovare il giusto compromesso fra giusta penetrazione e raffreddamento della Power Unit; si vocifera di una monoposto della prossima stagione con dei fianchi ancora più compatti.

Per quanto riguarda l’aerodinamica esterna sono stati confermati i nuovi bargeboard mentre gli alettoni sono quelli da alto carico con il posteriore che presenta le paratie laterali prive di soffiature verticali (freccia gialla). (Foto: @AMuS; @AlbertFabrega)

Red Bull
In casa Red Bull, galvanizzati dalla vittoria in Messico, sono convinti che anche in Brasile potranno dire la loro ma, per ora, solamente con Verstappen: infatti Ricciardo subirà l’ennesimo arretramento in griglia per la sostituzione del turbo. Dal punto di vista aerodinamico la RB14 si presenta senza grosse novità con l’alettone anteriore da medio-alto carico così come quello posteriore; il cofano motore non presenta, invece, le generose apertura viste in Messico, così come non è presente la Deck-Wing sulla parte terminale della dorsale.

Renault
Modifiche di dettaglio per il team di Enstone, in piena lotta con la Haas per il quarto posto nella classifica costruttori. Oltre a presentarsi dotata di numerosi sensori, soprattutto sul fondo e nel posteriore, ha portato un alettone posteriore di corda notevole (in rosso) per generare più carico. Inoltre gli endplate si presentano con numerose soffiature, di derivazione McLaren, con la fila centrale che presenta le frange bloccate da piccoli giunti (frecce arancioni) per evitare le oscillazioni indesiderate (considerando i numerosi sobbalzi sul circuito) e mantenere costante il flusso aerodinamico coinvolto in questa zona. (Foto: @AMuS)

Toro Rosso
Il team di Faenza è senza dubbio quello che ha portato più novità sulla sua monoposto che ed in parte possono essere considerate in ottica della prossima stagione. Iniziamo dai nuovi bargeboard: con i due elementi principali svergolati per meglio direzionare il flusso verso le pance uniti da un flap orizzontale leggermente ricurvo verso il basso (in giallo) per indirizzare il flusso verso il basso che, in sinergia con le soffiature del marciapiede, indirizza l’aria al fondo piatto. Nuovo anche i piccoli flap ai lati dell’abitacolo, per portate aria nelle pance laterali, dotati di cinque piccole derive verticali per pulire il flusso (cerchio verde). Inediti i deflettori verticali, molto simili a quelli Haas, composti da tre elementi principali: di cui solamente l’ultimo ancorato direttamente sul fondo mentre gli altri due sono abbinati a due soffiature orizzontali (frecce arancioni), concetto già introdotto nella passata stagione dalla Ferrari, per meglio schermare il flusso, in questa zona nevralgica della monoposto, che poi andrà a lambire tutte le fiancate e il retrotreno.

Modifica importante anche sul fondo piatto, nello specifico davanti gli pneumatici posteriori: dov’è presente una soffiatura di dimensioni generose a forma di L (freccia azzurra), con la parte più esterna che presenta una forma incurvata (in rosso) che termina con un mini flap (freccia rossa) il tutto per garantire una flessione migliore e gestire in maniera più accurata l’effetto tyre squirt. Sull’anteriore, invece, è stato confermato l’alettone con le paratie verticali d’ispirazione Renault.

McLaren
Il team di Woking man mano sta eliminando tutte le soluzioni che hanno contraddistinto le sue monoposto e che sono state copiate, in maniera efficace, da quasi tutti gli altri team. Questa volta tocca all’alettone posteriore con gli endplate privi di qualsiasi soffiatura (freccia verde) per ridurre al minimo il drag aumentando così la velocità di punta, tallone d’Achille per tutto il campionato della monoposto inglese. Spingendosi verso la prossima stagione in McLaren hanno dichiarato di puntare, visti i nuovi regolamenti, ad una monoposto in stile Red Bull, ovvero in grado di generare carico aerodinamico dal fondo piatto invece che dalla carrozza. (Foto: @AMuS)

Alfa Romeo Sauber
Il team elvetico ha portato piccoli accorgimenti in vista del GP d’Interlagos, soprattutto per quanto riguarda la conformazione altimetrica. Infatti sono numerosi i saliscendi che caratterizzano il circuito, così come i dossi che fanno vibrare le appendici in maniera imprevedibile, inficiando così l’aerodinamica complessiva: per questo sono stati rinforzati gli elementi più delicati come il profilo principale dell’alettone anteriore in corrispondenza della soffiatura (cerchio giallo) e le attaccature del bargeboard al corpo vettura (cerchio arancione). Anche in Sauber si studia per l’anno prossimo: sugli specchietti retrovisori è comparsa una videocamera (cerchio rosso) puntata sugli pneumatici anteriori per monitorare la deformazione della spalla e la formazione di blistering o graining. (Foto: @AMuS)

Articolo e grafiche a cura di Michele Montesano