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Fred Vasseur saldamente al comando del muretto di Maranello
Credits: Scuderia Ferrari Media Gallery

La notizia ufficiale è arrivata in mattinata, ma già da qualche giorno nell’aria circolavano parecchie indiscrezioni in merito al rinnovo di Fred Vasseur in seno al team Ferrari. Il francese continuerà dunque ad occupare il posto di comando della Scuderia di Maranello in F1 su base pluriennale, e avrà la possibilità di guidare il team nella nuova era tecnica che inizierà nel 2026. Certo, la sensazione è che non si sia trattato di un rinnovo in bianco: da qui in avanti, e per i prossimi due anni, i risultati dovranno essere tangibili

Unica soluzione plausibile

Lo abbiamo detto tante volte, ma è giusto ribadire il concetto. Allo stato attuale delle cose, il rinnovo di Vasseur nel ruolo di team principal Ferrari era la scelta migliore da fare, dopo tutto quello che è successo. In un momento come quello attuale, con la Scuderia che sta vivendo una delle stagioni più deludenti della sua storia recente viste le aspettative iniziali, andare a sostituire l’uomo al ponte di comando sarebbe stata una decisione ancora più dannosa di quelle prese fino a questo momento. 

Per spiegare meglio questo concetto, è giusto prendere ad esempio proprio la gestione di Fred e valutare i tempi. Arrivato nel 2023, ed ereditando un team che proveniva dall’esperienza (anch’essa non troppo felice, nonostante una sorta di “revisionismo storico” che sta prendendo sempre più piede) di Mattia Binotto, ha dovuto prima inserirsi a Maranello, capire come gestire una squadra che è diversa per mille aspetti rispetto a tutte le altre, e poi iniziare ad apportare i propri correttivi, a partire dalle persone nuove in squadra. Tra queste, consideriamo che Loic Serra, vero uomo di punta di Fred, ha preso servizio solo ad ottobre 2024, e lavora praticamente in esclusiva sulla vettura 2026, dopo che Cardile ha salutato tutti in primavera dello stesso anno, lasciando la vettura odierna praticamente senza il suo progettista principale, con i risultati che si stanno vedendo. 

Ora, una domanda verrebbe da rivolgere a tutti quei tifosi e addetti ai lavori vicini a Maranello che in qualche modo “tifavano” per il siluramento di Vasseur (perché è chiaro che anche tra gli addetti ai lavori il francese non risulti particolarmente simpatico): sareste disposti ad aspettare come minimo altri 3-4 anni per tornare vincenti? Perché i tempi in F1 sono questi, nessuno si inventa niente dalla sera alla mattina, la storia ce lo insegna. Anche se Chris Horner fosse stato nominato nuovo TP (cosa evidentemente impossibile ma cavalcata per giorni anche da testate illustri), quanta pazienza avreste dimostrato nei suoi confronti? Domande a cui fortunatamente non dovremo dare risposta, anche se non ci risulta difficile immaginare quale sarebbe stata. 

Fred ha tenuto la barra dritta nonostante tutto

Il 2025 di Vasseur in Ferrari, fino ad ora, è stato paragonabile a quello di un comandante dell’equipaggio di una nave sempre sull’orlo dell’ammutinamento per colpe, in definitiva, non sue ma dell’armatore. Inutile andare troppo indietro nel tempo, basta riavvolgere il nastro di solo qualche mese. Perché intorno a giugno, il vascello Ferrari era nel pieno della tempesta perfetta: risultati inesistenti, Hamilton (arrivato in pompa magna) che non perdeva occasione per sparare bordate al team e stampa italiana praticamente tutta concorde nell’individuare in Vasseur la causa di tutti i mali e già pronta ad indicare il suo sostituto, e cioè quel Christian Horner nel frattempo sempre più in rotta di collisione con i vertici Red Bull. In tutte questo marasma, sarebbe stato facile per Fred cercare una via d’uscita onorevole, piantando tutto e tutti e lasciando andare alla deriva una nave che imbarcava acqua da tutte le parti. 

Il francese, invece, ha deciso di tirare dritto, senza curarsi troppo di quello che succedeva intorno a lui. È stato lasciato, va detto, solo in questa tempesta: il presidente Elkann e il CEO Vigna si sono palesati di rado e quando lo hanno fatto, per la verità, dal punto di vista comunicativo hanno fatto più danno che utile. Nonostante ciò, Fred ha pensato a lavorare, a mettere sotto i suoi uomini, a cercare una via d’uscita in una situazione tutt’altro che facile. Un dato è innegabile: non sono arrivate vittorie. Ma, signori, la classifica prima o poi va anche letta: dietro alla imprendibile McLaren, c’è la Ferrari, non Red Bull o Mercedes. E questo cosa significa? Prima di tutto, che bisogna lasciarsi alle spalle una certa retorica di frasi fatte (“la Ferrari deve vincere”, “il secondo è il primo degli ultimi”) che andavano bene fino a una trentina di anni fa, mentre oggi la storia dovrebbe aver insegnato anche ai più testoni che non sono le parole a creare i vincenti ma i fatti. Secondariamente, che forse non è proprio tutto da buttare, che non serviva un Messia proveniente dall’Inghilterra con i suoi benedetti “papers”, ma serve non perdere la concentrazione e immergersi nel lavoro di squadra. Cosa che invece in inverno è avvenuta, ed è chiaro che anche Vasseur ha avuto le sue colpe, nessuno lo nega. Ma scaricarlo oggi avrebbe segnato la totale perdita di credibilità di un board e di una realtà, la Ferrari, che da tempo ha già completamente smarrito la via della vittoria.  

Credits: Ferrari Official Fb page
Benedetto Vigna, CEO di Ferrari

Ora avanti, ma i risultati devono arrivare

Il rinnovo di Vasseur, è ovvio, non può essere arrivato in bianco. Quello che ci si attende da lui adesso sono i risultati: il 2026 deve per forza essere la svolta, altrimenti lì sì che sarà dura mantenere il posto. Una rivoluzione tecnica come quella che si prospetta può essere una grandissima opportunità, ma anche una sentenza ben poco felice; in caso di progettazione sballata, i margini di recupero sono molto risicati, in tempi di budget cap. 

Quando si dice che i risultati del gruppo di lavoro voluto in toto da Fred Vasseur si vedranno a partire dalla prossima stagione, non lo si fa per forza per trovare una scusante al francese, ma lo si dice perché è questa la realtà delle cose. E allora ecco che, ancora una volta, il rinnovo del francese assume un senso sempre più chiaro. Poi, se anche il 2026 si dovesse rivelare fallimentare (come in definitiva è il 2025), è evidente che occorrerà sedersi a un tavolo e trovare soluzioni migliori, anche se non necessariamente a proposito del team principal. 

Perché i risultati arrivino, però, è inutile nascondere che tante cose devono cambiare in Ferrari. Quanto visto fino ad ora non è certo degno della Scuderia, e ci stiamo riferendo, si badi bene, al top management. È da lì che deve arrivare l’impulso vincente primario; senza quello, difficile che la squadra possa chiudere le fila e lavorare serenamente e con la determinazione giusta. Insomma, tutti devono fare il loro mestiere, non solo Vasseur; altrimenti, assistiamo al solito vecchio gioco dello scarica barile, sport nazionale del Belpaese. 

Nicola Saglia