In una lunga chiacchierata concessa al podcast High Performance, Fernando Alonso ha ripercorso le principali tappe della sua carriera in Formula 1, analizzate da un punto di vista psicologico. Il pilota asturiano ha toccato diversi temi, dall’atteggiamento irriverente dei suoi primi anni della carriera alla difficoltà di accettare la perdita al fotofinish di due titoli Mondiali con Ferrari.

Fernando Alonso, una carriera che parla da sé

Fernando Alonso, alla veneranda età di 42 anni, sta vivendo una delle sue migliori stagioni in Formula 1, categoria dov’è sempre stato protagonista ad altissimi livelli. I podi a raffica della prima parte di campionato non sono stati solo frutto di una grande crescita di Aston Martin, ma anche dell’innato talento del pilota di Oviedo, capace di annichilire il proprio compagno di squadra, come successo in quasi tutte le sue annate nella massima serie del motorsport.

Proprio riguardo al rapporto tra età e mantenimento della motivazione è stata posta una delle prime domande da Jake e Damian del podcast High Performace, alla quale lo spagnolo ha prontamente risposto: “Credo che inseguire un obiettivo, in qualsiasi ambito, diventi un modo di vivere. Non è stancante, è la pura motivazione a farti alzare la mattina e spingerti al limite”.

Competizione? Sì ma solo se si può vincere

Alonso che non nasconde la sua sicurezza in questo sport, pur marcando limiti in altri ambiti: “Conosco i miei limiti e cerco di evitare le cose per le quali non sarei all’altezza di competere. Quando sono arrivato in Formula 1 Michael Schumacher stava dominando lo sport ma non ho mai pensato di essere più lento di lui. Forse era un approccio ‘kamikadze’ (ride ndr.) per iniziare la mia carriera ma non ho mai dubitato di poterlo sfidare con la stessa vettura”.

“Quando mi sono ritirato dalla Formula 1 (nel 2018 ndr.) ero stanco di viaggiare, di tutte le cose che circondavano la Formula 1 e dal non poter competere per grandi obiettivi. Nel momento in cui ho smesso mi sono accorto dell’affetto dei tifosi nei miei confronti, era un continuo ‘devi tornare!’. È stata una sorpresa vedere che amassero quel che stavamo facendo (nonostante la mancanza di risultati ndr.).”

La Formula 1 uno sport falso, ma dall’appeal impareggiabile

“Ho potuto comprendere come la Formula 1, rispetto a tutte le altre categorie, sia decisamente più egoista, piena di falso glamour. Sono sicuro che Le Mans, Indy o Dakar siano molto più pure. Ma la Formula 1 ha un appeal che non riesce avere nessun altra categoria.

Molti i temi psicologici toccati durante l’intervista nella quale Alonso evidenzia la difficoltà per un pilota nel godersi podi e vittorie, ma al tempo stesso sottolinea come la sua esperienza gli permetta di viversi con più intensità i momenti felici: “Quando finisci una gara, anche se al primo posto, già durante il viaggio di ritorno sei focalizzato sulla prossima gara. È una cosa che rimpiango, non sono riuscito a godermi i miei due Mondiali con Renault e la stessa cosa è successa in Ferrari. Ma ora se guardo i festeggiamenti del podio io sono il più felice dei tre, anche se finisco terzo, perché ho migliorato la mia capacità di godermi i momenti”.

Manca un titolo con la Rossa

Non vincere un campionato con Ferrari è il più grande disappunto della mia carriera”, risponde l’asturiano a domanda diretta. “Se torniamo al 2010 o 2012 ero a pochi giri dalla vittoria del campionato e questo avrebbe probabilmente cambiato la storia dei fatti. Perderli è stato sicuramente difficile.”

L’intervista completa

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Samuele Fassino

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