ARRIVARE DIETRO NON È SEMPLICE. Essere Valentino Rossi già di per sé non è una cosa semplice, ci si trascina dietro un bagaglio di successi ed imprese talmente tanto grandi che la pressione è schiacciante. Se in più ci si avvicina ai 40 anni e si ha una tra le peggiori Yamaha dell’ultimo decennio, la situazione diventa ancora più complicata. La gente si copre di parole come “bollito”, “finito” o “troppo vecchio”, ma la realtà è che VR46 è ancora assolutamente competitivo, considerando che nella sola Le Mans ha inferto ben 18 secondi al ben più giovane Maverick Viñales. Ma questo podio non è la fine del tunnel, solo uno sprazzo di luce.

LE MANS PISTA AMICA. “Non è un caso che l'anno scorso qui abbiamo dominato poi sono caduto all'ultimo giro, altrimenti avremmo chiuso con tre Yamaha sul podio. Invece quest'anno ho ottenuto un terzo posto alle spalle di una Honda e una Ducati. Se vogliamo vincere dobbiamo andare più forte”, ha dichiarato VR46 nelle interviste rilasciate post gara . In parte, questo è un mettere le mani avanti: Vale ammette chiaramente che se si può fare qualcosa sui circuiti amici (senza replicare domini vari ed eventuali), invece sulle piste meno favorevoli il discorso peggiora nettamente. Il messaggio è chiaramente rivolto ai vertici della Casa dei tre diapason, che sono chiamati ad un extra impegno per rimediare ad una stagione partita storta.

ESSERE UFFICIALI NON PAGA. La Yamaha è pressoché l’unico caso in cui entrambi i piloti ufficiali spesso terminano alle spalle di una moto clienti. In Ducati il problema è del solo Jorge Lorenzo, mentre Andrea Dovizioso (quando non commette errori, ndr) arriva quasi sempre davanti ai vari Petrucci e Miller. In Honda Marc Marquez porta avanti da solo tutto il treno del team Repsol, con gli sprazzi di un Dani Pedrosa che invece soffre di più la pressione di Cal Crutcholw. In Yamaha invece Johann Zarco, quando a sua volta non commette sbagli, conquista il podio decisamente più spesso sia di Rossi che di Viñales: il merito, oltre al talento del pilota, è anche da imputarsi alla moto, che è l’insieme di parti delle stagioni 2015/2016/2017 con cui Zarco si trova più a suo agio. Una composizione tecnica del meglio dell’ultimo triennio che risulta superiore alla moto che nel 2018 Yamaha sta fornendo al team Movistar. E Rossi chiede disperatamente che venga trovato un rimedio a tutto ciò, altrimenti per lui correre altre due stagioni, a stipendio oltretutto ribassato, sarebbe inutile...

Alex Dibisceglia