Una gara dalle mille polemiche. Preceduta da dichiarazioni capaci di gettare benzina sul fuoco ed alimentare la tensione per una lotta al titolo già di per sé tiratissima. Ma il finale a cui abbiamo assistito forse nessuno se lo sarebbe aspettato, probabilmente nemmeno i diretti interessati. Con un contatto che divide e fa discutere, distrugge rapporti di stima solo apparentemente consolidati e regala un rush conclusivo di campionato del tutto imprevedibile. Rossi e Marquez, c'eravamo tanto amati. Una rivalità andata inevitabilmente crescendo nel corso delle stagioni, con l'arrembante spagnolo ritrovatosi a incrociare le ruote per il successo con quello che un tempo era il suo idolo, il suo punto di riferimento. Ma entrambi hanno dimostrato, seppure in modi diversi, che quando si gareggia in pista gli amici non esistono. Almeno fino a un certo punto. Il fattaccio avvenuto nelle fasi iniziali della gara di Sepang rappresenta solo la punta di un iceberg, di un nervosismo tra i due latente che, gara dopo gara, è andato in crescendo fino ad esplodere nel weekend malese. Le avvisaglie c'erano già state in passato: quel contatto in Argentina, quel sorpasso a Laguna Seca, quell'ultima curva ad Assen. Ma dopo la gara di Phillip Island, è stato Rossi ad accendere pubblicamente la miccia della rivalità, accusando lo spagnolo di aver voluto deliberatamente aiutare il connazionale Lorenzo nella lotta al titolo. Un attacco voluto, inatteso, premeditato: volto a mettere pressione sui propri avversari, perchè il tempo per le chiacchiere e i sorrisi era ormai finito, la battaglia era ormai diventata senza esclusione di colpi. E i colpi, purtroppo, si sono visti anche in pista. Colpi bassi, colpi che fanno male, soprattutto al cuore della moltitudine di tifosi appassionatisi ad una sfida iridata dura, ma sino ad oggi leale. Un'ombra che rischia di macchiare una stagione meravigliosa, fatta di sorpassi, duelli all'ultimo sangue ed emozioni a non finire. Ma che adesso rischia di trasformarsi in rissa, e non più soltanto verbale.

I fatti. Siamo nel corso del settimo giro. Già da alcune tornate Rossi e Marquez sono impegnati allo spasimo in un'aspra battaglia, dopo che nelle fasi iniziale Lorenzo aveva avuto la meglio senza alcun problema nei confronti dell'italiano prima e dello spagnolo poi. Quest'ultimo però sembra quasi attendere il momento propizio per ingaggiare un duello con Rossi: duello nel quale ad avere tutto da perdere è l'italiano, che vedrebbe così favorita la fuga di Pedrosa e Lorenzo dinnanzi a sé. E dopo le polemiche dei giorni precedenti, puntualmente si verifica ciò che Rossi temeva. Il pesarese attacca una, due, tre volte; lo spagnolo fa altrettanto, rispondendo con sorpassi duri, ai limiti della correttezza, ingiustificabili soprattutto nell'ottica di una gara che avrebbe avuto ancora molto da dire. E invece no: Marquez ribatte a Rossi colpo su colpo, sorpasso dopo sorpasso. Il Dottore inizia con un'occhiataccia, quindi lo manda platealmente a quel paese. Infine, di fronte all'ennesimo contatto sfiorato ad oltre 200 orari, il fattaccio: Rossi "aspetta" Marquez all'altezza della penultima curva, lo guarda più volte, le carene si sfiorano. Dall'alto si vede Rossi che mantiene una traiettoria lineare, ma in realtà è un chiaro tentativo di portarlo all'esterno per intimidirlo. Lo spagnolo tocca con l'avambraccio destro la gamba di Rossi, che allarga a sua volta il ginocchio. Qui succede il patatrac: Marquez perde aderenza e scivola, per fortuna a bassa velocità, Rossi si volta e forse intuisce di averla fatta grossa. Il pilota della Honda torna in sella, ma solo per rientrare dopo poche centinaia di metri al proprio box, infuriato. Rossi conclude terzo sul traguardo, perde altri quattro punti da Lorenzo in classifica, ma nel dopo-gara arriva la doccia fredda: tre punti di penalità sulla patente, che aggiunti al punto rimediato a Misano lo obbligano a dover scattare dal fondo nella prossima gara di Valencia. Una sanzione dura, ma giusta: Rossi non la prende bene, il team Yamaha fa ricorso ma viene respinto. L'impressione è che si sia giunti solo al primo round di un duello destinato a concludersi solo tra due settimane a Valencia.

Le dichiarazioni. E' un tutti contro tutti nel post-gara. Marquez che attacca Rossi, Rossi che attacca Marquez e Lorenzo in preda all'isterismo che si fionda in Direzione Gara reclamando una pena più severa per il compagno. Alla faccia del fair-play. Inizia il 93: “La prima cosa che ho pensato è stata quella di rialzare la moto e recuperare, perché il mio obiettivo nelle ultime due gare è il podio. Ma si era rotta la pedana e sono dovuto rientrare al box. Rossi mi ha guardato due volte, sapeva perfettamente dove mi trovavo, mi ha tirato un calcio, penso si veda bene dalla tv. In questo sport rischiamo la vita. Possono esserci incidenti o contatti, lo capisco; ma non so come venga in mente di fare una cosa del genere nel bel mezzo della gara. Nel calcio esiste il cartellino rosso, qui invece solo 3 punti...". Il pesarese non ci sta e riparte all'attacco, minacciando addirittura di non recarsi a Valencia per la sfida finale: “Purtroppo non volevo arrivare a questa fase. Mi sarei solo voluto giocare il Campionato con Jorge, però Marquez oggi ha dimostrato che quello che ho detto in conferenza stampa giovedì era vero. Pensavo che, avendolo smascherato, gli avessi dato un avvertimento, facendolo ragionare, e che si sarebbe comportato in maniera diversa. Invece oggi ha fatto anche peggio di Phillip Island, e questa è stata la sua reazione. Non era assolutamente mia intenzione farlo cadere - ha proseguito Rossi - volevo solo portarlo fuori traiettoria, cercare di fargli perdere un po’ di tempo, soprattutto perché mi ha portato proprio allo sfinimento, cercare di fuggire perché mi stava attaccando in maniera scorretta.” Il Dottore prosegue dando la sua versione dell'accaduto: “Quando sono andato largo, ho rallentato molto e non è assolutamente vero che io gli ho dato un calcio, ci mancherebbe. Anche perché se dai un calcio a una MotoGP, questa non cade. Dalle immagini dall’elicottero si vede benissimo: quando io sono andato largo, lui ha cercato di curvare e mi ha toccato col manubrio nella mia coscia sinistra, facendomi perdere l’appoggio. Tanto che, quando io perdo il piede dalla pedana, lui è già caduto. Volevo soltanto cercare di dirgli: ‘basta’. Ma è andata così.” Infine Rossi ha aggiunto: “Il mio non è stato un fallo di reazione voluto. È un epilogo brutto per tutti. Sarebbe stato bello giocarsela con Lorenzo, ma Marquez si è messo in testa di decidere chi doveva vincere. Le abbiamo visto poche volte queste cose nella storia dello sport. Penso che Marquez abbia fatto anche una bruttissima figura. In Australia era stato un po’ più abbottonato, un po’ più tranquillo; invece qui lo faceva apposta ad arrivare forte in frenata e si fermava in mezzo alla curva. Inoltre, secondo me, in rettilineo non dava neanche tutto il gas. Ormai Lorenzo era andato, questa è stata la prova che avevo ragione". E sulla penalità: "Con questa sanzione ha vinto Marquez, perché il suo piano è andato a buon fine, cercando di farmi perdere il Campionato. Non penso che sia giusta, soprattutto perché io non lo volevo far cadere. Voleva essere un avvertimento, ma lui non mi ha capito!”. Dal canto suo, Lorenzo avrebbe potuto uscirne (Pedrosa a parte) come l'unico vincitore della giornata, ma ha dimostrato di avere i nervi tesi andando anch'egli all'attacco di Rossi: "Penso che questa sanzione sia stata troppo lieve. E' stata una manovra sleale, Rossi ha conquistato 16 punti in campionato ma solo perchè ha un cognome importante. Da oggi ho perso il mio rispetto nei suoi confronti, e credo che molti la penseranno come me".

Verso Valencia. E adesso, che succederà? Le scintille si sono trasformate in vere e proprie fiammate d'odio durante questo weekend, dentro e fuori dalla pista. Per Rossi la penalità comporta la necessità di dover recuperare dal fondo della griglia a Valencia: un handicap pesantissimo, anche se per lui una piccola speranza rimane aperta. Pedrosa e Marquez vorranno cercare di concludere in bellezza la stagione sul proprio tracciato di casa, mentre Lorenzo non dovrà farsi venire il "braccino corto" se vorrà festeggiare senza patemi d'animo il suo terzo titolo in MotoGP. Di certo, dopo Sepang nulla sarà più come prima: ed è forse questo il peccato più grande.

Marco Privitera

 

{jcomments on}