Già due anni son passati da quel tragico 22 maggio in cui perse la vita Nicky Hayden. Sembra quasi uno scherzo del destino; una vita passata a 300 km/h spazzata via così, da uno stupido bastardo allenamento in bicicletta. Dopo la triste notizia di ieri della morte di Lauda, maggio si conferma mese nero per il Motorsport: da Ascari a Villenueve, passando per Senna fino ad arrivare ad Hayden, questi sono solo alcuni dei grandi campioni che in questo tragico mese hanno dato addio alla propria vita.

La morte di “Kentucky Kid” ha lasciato un vuoto profondo e difficile da colmare nel cuore degli appassionati, ma soprattutto in quello di chi ha avuto l’opportunità anche solo di scambiare due chiacchiere col campione americano. Nicky Hayden, prima che un campione del mondo era un campione nella vita. A detta di molti, era uno a cui il sorriso non mancava mai, quel sorriso che faceva innamorare tutte le ragazze del paddock. Mai una parola fuori posto, un gesto scortese. Il gentiluomo americano che riservava a tutti le sue buone maniere. Nicky era schietto, sincero, leale…

Come dimenticare quell’urlo di rabbia misto a felicità quando, nel 2006, a quattro anni dal suo debutto, conquistò finalmente quel dannato titolo mondiale tanto sognato da bambino. Batté sul filo di lana proprio Valentino, suo ex compagno di squadra alla Honda, e suo grande amico. Il destino li fece poi ricongiungere qualche anno più tardi in Ducati, ma questa è un’altra storia.

Nicky Hayden

Avevo appena 9 anni quando, in quel novembre del 2006, lo vidi piangere di felicità dopo aver conquistato il titolo. Fu amore a prima vista, da lì in poi Nicky fu uno dei miei piloti preferiti, non uno dei tanti, ma un pilota speciale. Uno di quelli che vorresti finisse ogni gara sul podio. Ci manchi “Kentucky kid”, continua a dispensare sorrisi e traversi anche da lassù…

Andrea Pinna