Sono passati dieci anni da quella tragica mattina d’ottobre dove a Sepang la MotoGP e tutti noi abbiamo perso Marco Simoncelli. Uno dei piloti più amati della MotoGP che quella tragica mattina ci ha abbandonati anzitempo ma che ha lasciato un segno importante nel motomondiale. Un ricordo che a dieci anni dalla sua morte è ancora più vivo e forte che mai.

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QUELLA TRAGICA MATTINA DI DIECI ANNI FA

È nella memoria di tutti gli appassionati quella mattina di dieci anni fa, la sveglia all’alba per seguire le gare di Sepang. Prima la 125 vinta da un giovanissimo Maverick Vinales poi la Moto2 vinta da Tom Luthi. Alle ore dieci infine la partenza della MotoGP con le tre Honda del team Repsol davanti a tutti. Dani Pedrosa davanti a Casey Stoner che nel weekend precedente si era affermato come campione del mondo per la seconda volta nella sua carriera ed Andrea Dovizioso. Marco scattava in seconda fila dopo aver conquistato a Phillip Island il suo primo podio in MotoGP.

La MotoGP di allora era ancora 800cc e per uno spilungone come Marco questo era un problema perché ogni partenza era una sofferenza. Ed anche in questo caso venne ripreso nella pancia del gruppo. Durante il primo passaggio alla curva 11 Marco perde l’anteriore e in un ultimo gesto di generosità prova a salvare la caduta. Sfortunatamente questa manovra lo riporta in pista dove viene centrato da Valentino Rossi e Colin Edwards. Quell’immagine con lui steso a terra e il suo casco a qualche metro da lui fa immediatamente gelare il sangue a tutti.

La gara viene subito interrotta e le immagini ai box dei piloti in lacrime lasciano pochi dubbi sulla gravità della situazione. Infine il triste annuncio della morte di Marco direttamente dalla bocca di Paolo Beltramo, che per il Sic era un po’ come un fratello maggiore.

DIECI ANNI DI RICORDO

In questi dieci anni tutti i motociclisti del mondo non hanno mai lasciato soli papà Paolo, mamma Rossella, la piccola Martina e Kate la fidanzata di Marco. Non c’è nessuno che ami il motociclismo che abbia brutte parole per Marco: nemmeno i colleghi coi quali, in pista e fuori, ci sono state scaramucce (come Jorge Lorenzo), hanno portato rancore nei suoi confronti. Il numero 58 su caschi, moto, tute, auto, non si riescono a contare, essendocene una quantità davvero esagerata in Italia ed in ogni pista del mondo.

Marco d’altronde era un pilota speciale, genuino e assolutamente vero. Tutti ci portiamo nel cuore quel titolo in 250 conquistato proprio, ironia del destino, a Sepang, e quella gara di Imola dove da assoluto debuttante conquistò il podio ai danni di Max Biaggi suo compagno di squadra e titolare dell’Aprilia ufficiale.

Dieci anni dopo cosa resta della “legacy” di Marco? Beh il circuito di casa, il Misano World Circuit porta il suo nome. Papà Paolo nel 2013 ha portato al debutto il SIC58 Squadra Corse. Un team che ha portato al debutto da prima nel CIV e nel CEV per poi passare nel mondiale Moto3 a partire dal 2017 con Tony Arbolino e Tatsuki Suzuki. Oggi il team che porta il nome di Marco è una delle realtà principali del mondiale Moto3.

L’eredità di Marco però non si ferma qui, per lui sono stati creati tanti eventi ed il suo ricordo è sempre più vivo che mai, come testimoniato dalle innumerevoli iniziative di ricordo nel decennale della sua scomparsa.

Mathias Cantarini