Cal Crutchlow
Anche se in pochi pare lo abbiano notato a vincere la gara domenica è stato Cal Crutchlow, che nella conferenza stampa post podio si è tolto qualche sassolino dalla scarpa: “Dove sono tutti i media? Questa è una mancanza di rispetto per lo show che abbiamo portato avanti. Sembrano più interessati ad altri eventi importanti, ma l’evento importante è qui con i ragazzi del podio. Tutti i giornalisti che non sono venuti qui, non potranno venire neanche ai miei prossimi appuntamenti con i media per il resto dell’anno” - facendo notare come molti giornalisti non fossero nella sala perché volti a dare più importanza al fattaccio accaduto tra Rossi e Marquez. Sono passati ormai un paio di giorni e sui social si è parlato di tutto tranne che della sua vittoria: successo che lo porta in cima alla classifica mondiale con tre punti di vantaggio sulla Ducati dell’ex compagno di squadra Andrea Dovizioso, fatto decisamente storico che meriterebbe molto più risalto di quello che è stato dato dalla stampa fino ad ora in quanto Cal sta correndo col team privato di Lucio Cecchinello! Quindi c’è anche un bel po’ di Italia in questo successo ma pare che tutti ce ne siamo dimenticati. Ad essere sinceri Cal guida una Honda molto simile se non identica a quella di Marc Marquez e Dani Pedrosa: con l’ultimo rinnovo contrattuale l’inglese è infatti diventato un pilota ufficiale HRC (esattamente come Petrucci con Ducati Pramac), in un team privato, e a noi questo importa. Abbiamo visto tutti Lucio crollare in lacrime mentre Cal tagliava il traguardo, forse sarà sembrata eccessiva come reazione ma come vi sentireste se il vostro team creato 22 anni fa per correre in 125 arriva ad essere primo nel mondiale piloti e primo anche in quello per Team? Beh, caro Lucio, ti capiamo pienamente! Sarà difficilissimo mantenere quella posizione ma nel frattempo ci sono due settimane per godersi questo momento!

Sete Gibernau
L’ultimo prima di Cal ad essere in cima alla classifica iridata da pilota privato è stato proprio Sete Gibernau con la Honda del team Gresini, con ancora un pizzico d’Italia in questo record. Era l’anno 2004 e Sete prende, proprio come Cal, il comando del mondiale alla seconda gara dopo averla vinta e lo lascerà solo dopo il GP del Sachsenring (ottava prova mondiale), quando Valentino Rossi, con il quarto posto e lo zero rimediato dallo spagnolo, si porta a 139 punti contro i 126 del pilota di Fausto Gresini. Regolamento alla mano la leadership la perse dopo il GP di Assen. Con la vittoria di Rossi e il secondo posto di Sete entrambi i piloti si trovavano a 126 punt,i ma con Rossi davanti in classifica in quanto vincitore di quattro delle prime sei gare. Terminerà la stagione al secondo posto staccato di 47 punti riuscendo a vincere altre due gare (Brno e Qatar).

Gerry McCoy
Chi non ha mai visto una sua foto di traverso con la Red Bull Yamaha WCM probabilmente ha sbagliato a cliccare su questo articolo, se invece anche voi come noi siete cresciuti con le compilation delle sue derapate su YouTube sapete esattamente di chi stiamo parlando: un pilota estremamente spettacolare, che non ha mai avuto una continuità che gli permettesse di sognare in grande. Arriva nel team di Peter Clifford a metà della stagione 1999 ottenendo un terzo posto a Valencia. Il 2000 inizia nel migliore dei modi: vittoria a Welkom e terzo posto a Sepang alle spalle di Kenny Roberts jr e Carlos Checa. Con il nono posto di Suzuka però perde la vetta del mondiale e nelle successive gare, complici molti zeri e pochi piazzamenti in top 10, perde il treno mondiale. Torna alla vittoria verso la fine del mondiale all’Estoril e a Valencia, sua ultima vittoria nel motomondiale, terminando il campionato in quinta posizione. Quella del 2000 sarà la sua stagione migliore in carriera, ma per noi resterà comunque il miglior specialista del traverso.

Max Biaggi
Infine, ecco anche un italiano in questa ristretta cerchia: Max Biaggi. Il corsaro ha anche il merito di averlo fatto nella sua stagione di debutto nella classe regina. Dopo quattro mondiali consecutivi con la 250 (record ancora imbattuto), Max decide di passare in 500 sempre con la Honda gestita dal team Kanemoto, col quale si era legato due anni prima in 250 dopo il divorzio da Aprilia. L’esordio è leggendario: pole, giro veloce e vittoria, impresa che era riuscita solo un’altra volta nella storia della classe regina al finlandese Jarno Saarinen (portato via troppo presto in un tragico GP delle Nazioni a Monza il 20 maggio 1973 insieme a Renzo Pasolini). Questo però era solo l’inizio, perchè Max scenderà la prima volta dal podio solo al sesto appuntamento, chiudendo quarto in Francia. Grazie ai podi di Assen, Sachsenring, Imola e la vittoria a Brno Max si trovava in testa al mondiale a sole tre gare dalla fine tenendosi dietro un certo Mick Doohan di una manciata di punti: qui la discussa scelta della direzione gara di infliggere al pilota romano uno “stop and go” per un presunto sorpasso in regime di bandiera gialla porterà alla sua squalifica per non aver scontato la penalità. Questo zero e la vittoria di Doohan hanno dato il largo al pilota australiano che a fine stagione si confermerà per la quinta ed ultima volta campione del mondo. Max invece avrà ancora altre possibilità di titolo nel corso della sua lunghissima carriera nel motomondiale ma non andrà mai più così vicino a quella che sarebbe stata un’impresa che allora era stata compiuta solo da Kenny Roberts nel 1978 e che in tempi molto più recenti invece è riuscita a Marc Marquez: vincere il titolo da esordiente.

Mathias Cantarini