La presenza di otto moto in pista e la collaborazione tra i piloti Ducati rischia di nascondere ciò che Bagnaia ha costruito da metà stagione in poi. Il torinese classe 1997 ha recuperato ben 89 punti a Fabio Quartararo in sette Gran Premi, vincendone quattro di fila e ottenendo sei podi totali. Tuttavia, il tema che sembra andare per la maggiore resta il gioco di squadra che gli altri Ducatisti stanno applicando nei confronti dello stesso Bagnaia, quasi accusato di ritrovarsi in una posizione favorevole da lui stesso raggiunta con tanta fatica dopo le difficoltà di inizio stagione. Dunque, La domanda che ci poniamo e a cui proveremo a dare risposta è: i meriti di "Pecco" vengono meno siccome corre con un costruttore che schiera otto moto e che cerca in ogni modo di vincere il primo titolo piloti MotoGP dal 2007?

MASSIMO SUPPORTO A BAGNAIA: L'UNICO MODO PER VINCERE IL TITOLO

Iniziamo col dire che, alla luce dei fatti, Bagnaia abbia vinto i quattro Gran Premi consecutivi tra Olanda e Misano senza ritrovarsi regalate delle posizioni durante le gare. L'iridato Moto2 ha vinto senza particolari ed eclatanti aiuti, perdendo anche i famosi cinque punti di Aragon nel duello con Enea Bastianini, futuro compagno di box. Sicuramente Ducati ha come scopo il tutelare il pilota messo meglio in classifica, ossia colui che vanta il maggior numero di possibilità di portare a Borgo Panigale il mondiale piloti.

Potendo contare su una flotta di ben otto moto perché mai Ducati dovrebbe studiare una strategia diversa? Perché dovrebbe optare per un "liberi tutti" che dia sì le chance di lottare ad ogni pilota ma che, al contempo, renderebbe più ripida la scalata verso il titolo piloti? Quest'ultima sarebbe una scelta decisamente controproducente che potrebbe sortire un effetto boomerang sia nei confronti della formazione ufficiale sia verso i piloti che rappresentano le squadre private.

Vedendo i risultati Ducati ha fatto la cosa giusta. Ha dato la priorità al pilota su cui ha investito più risorse, colui che più di tutti ha interpretato al meglio la Desmosedici GP23 dal GP d'Olanda in poi. Dopo gli errori commessi nella prima parte di campionato Bagnaia si è rimboccato le maniche e, grazie al crollo del binomio Quartararo-Yamaha, ha recuperato quasi tutte le lunghezze che lo separavano dalla vetta. In pochi avrebbero pensato ad una rimonta così perentoria e furiosa, ma Bagnaia ha contraddetto una buona parte degli appassionati e, grazie al massimo supporto di Ducati Corse, ha preso la strada giusta verso il trono della MotoGP, tuttavia ancora da decidere.

BAGNAIA HA CONQUISTATO LA PRECEDENZA SUI COMPAGNI DI MARCA CON I RISULTATI

Un recupero di tale portata non può che esaltare sia le doti di "Pecco" Bagnaia sia il lavoro svolto in fabbrica dal costruttore italiano. Non può che essere altrimenti, questi due fattori vanno a braccetto e sono estremamente dipendenti l'uno dall'altro. La storia lo ha dimostrato, tant'è che un via libera tra piloti della stessa squadra/marca si è visto solamente quando gli stessi disponevano di un grande vantaggio rispetto alla concorrenza. Nella maggior parte dei casi, dunque, il team ha scelto un prima pilota, ossia la figura designata per orientare lo sviluppo e provare a vincere il titolo.

Se tutto ciò si verifica in situazioni normali pensate a quanto sia necessario nello scenario in cui si è obbligati a recuperare 91 punti, un distacco totale pari a circa quattro vittorie. Bagnaia si è imposto poco prima della pausa estiva, ha ripreso le redini della squadra e ha dettato legge. Di conseguenza, Ducati ha spinto sul cavallo di punta e tutt'oggi cerca di tutelarlo nel miglior modo possibile, senza però scadere in plateali e raccapriccianti ordini di squadra.

ORDINI DI SQUADRA IN STILE F1? NO, SEMPLICE COLLABORAZIONE

Pensare che Bagnaia sia in lotta grazie esclusivamente alla collaborazione tra i team che corrono con Ducati significa offuscare completamente ciò che "Pecco" ha costruito in questi quattro mesi. È stato lui stesso a guadagnarsi la precedenza rispetto agli altri Ducatisti, il tutto attraverso un ruolino di marcia da vero e proprio rullo compressore, errore di Motegi a parte.

Non sorprendiamoci, dunque, se i vari Miller, Bastianini, Zarco, Martín, Bezzecchi e Marini non siano assolutamente interessati ad infastidire Bagnaia, sebbene le indicazioni arrivate da Tardozzi, Ciabatti e dall'Igna non obblighino gli stessi piloti a stendere il tappetto rosso di fronte a Bagnaia. La prova che conferma la teoria si ha pensando a Bastianini e Miller: il primo non si è fatto problemi a passare Bagnaia ad Aragon mentre il secondo gli è arrivato davanti a Buriram, proprio quando sarebbe bastato un veloce scambio di posizioni per consentire a Bagnaia di raccogliere 4 punti in più e, soprattutto, salire in testa alla classifica piloti.

I giochi di squadra alla "Schumacher-Barrichello" o alla "Hamilton-Bottas" difficilmente si sono visti nel mondo delle due ruote. Quello studiato e applicato da Ducati è semplicemente un piano utile a tutti, sia a Bagnaia per correre con il massimo supporto sia agli altri sette piloti che, grazie a ciò, evitano di sentirsi privati di un risultato conquistato in pista, proprio come accaduto con la vittoria di Bastianini a Teruel o con il secondo posto di Miller in Thailandia.

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