Non basta la squalifica di 18 mesi. La WADA (World Anti Doping Agency) vuole andarci giù pesante con Andrea Iannone, chiedendo una punizione esemplare: 4 anni di squalifica che, tradotti, significherebbero carriera praticamente "finita" per il pilota di Vasto.

Il resoconto del caso

“Le disgrazie non vengono mai sole” si dice in questi casi, no? Sembra proprio andare di male in peggio per Andrea Iannone, invischiato in una vicenda “doping” alquanto strana e piena di lati oscuri. A cominciare dal controllo al quale è stato sottoposto dopo la gara in Malesia.

Da tale controllo è risultato positivo ad una sostanza, il drostanolone, inserita tra le sostanze proibite, contenuta però in un pezzo di carne che stava mangiando in un ristorante thailandese.

Da quel controllo sono partite una serie di analisi e contro-analisi, tra le quali peraltro anche il test del capello (il test più attendibile) che ha dimostrato come tale sostanza fosse sì presente nel sangue, ma in quantità infinitamente più piccola rispetto al limite consentito.

Per i burocrati dell’antidoping Andrea è risultato perciò positivo alla sostanza e quindi punibile con una squalifica. L’avvocato De Rensis, legale di Iannone, è riuscito ad ottenere una squalifica “leggera”, 18 mesi, ma riuscendo comunque a dimostrare che il rider di Vasto ha assunto accidentalmente la sostanza. In pratica, “colpevole ma non colpevole”

L’incredibile richiesta della WADA

Tutto a posto, quindi? Lungi dall’essere finita questa vicenda, perché la WADA (World Anti Doping Agency) ha presentato un contro-ricorso e l'esito è di quelli difficili da digerire: 4 anni di squalifica chiesti per il pilota di Vasto. Praticamente la fine della carriera sportiva di Andrea.

Con questa decisione, l’intenzione della WADA è quella di punire un pilota (anche se formalmente non colpevole) con una condanna esemplare. L'intento è di lanciare un monito a tutti i piloti qualora assumessero sostanze proibite, anche se presenti negli alimenti.

Comunicato CAS

Il CAS (Corte Arbitraria dello Sport) ha registrato gli appelli di Andrea Iannone e della WADA lo scorso 9 giugno, emettendo il seguente comunicato:

“La corte arbitrale sportiva (CAS) ha registrato gli appelli presentati dal pilota italiano della MotoGP Andrea Iannone e della World Anti-Doping Agency (WADA) contro la decisione presa dalla Corte Disciplinare Internazionale della Federazione Internazionale Motociclistica (FIM) in data 31 marzo 2020 in cui Andrea Iannone è stato riconosciuto colpevole di violazione della normativa antidoping, con l'imposizione di un periodo di sospensione di 18 mesi.

Andrea Iannone ha richiesto l'annullamento della sentenza, mentre la WADA ne richiede invece la sostituzione con una squalifica di quattro anni per il pilota.

Le procedure sono state unite, e verranno valutate dallo stesso pannello di giudici. La tempistica per la presentazione delle richieste scritte è in fase di definizione. Non è ancora stata stabilita la data dell'udienza”

Insomma, abbiamo capito da questa vicenda che si andrà per le lunghe. Nel frattempo, Iannone rimane fermo tentando comunque di allenarsi (per quello che si può). Il tutto nella speranza di ricevere notizie positive da Losanna, e che la WADA capisca che si è trattato di una assunzione accidentale.

Marco Pezzoni