QUASI SEMPRE DAVANTI NELLE PROVE. In realtà in questo weekend solo Andrea Iannone è riuscito a tenere dietro lo spagnolo. L'italiano della Suzuki ci è riuscito nelle FP2, dove ha fatto registrare il miglior tempo superando Marc di 0.056 secondi, con lo spagnolo che però non ha fatto il time attack ma ha preferito girare con le gomme hard con l'intendo di preparare fin dal venerdì la gara di domenica. Appunto la gara, dove gli è stato davanti fino alla staccata del lungo rettilineo nel primo giro e nel corso del terzo quando ha provato ad infilarlo alla curva undici con MM93 che nell’incrocio di linee ha ripreso la prima posizione senza più lasciarla. Il dominio di Marquez nei turni di libere è stato netto, senza mai fare un vero e proprio time attack e girando per lo più con le gomme dure ha lasciato il primo inseguitore a 0.396 secondi nelle FP1, 0.417 secondi nella FP3 mentre nelle FP4 solo Maverick Vinales si avvicina a 0.052 secondi, salvo poi tornare a incassare più di quattro decimi nel Q2 e addirittura sei nel warm up di domenica mattina.

PIÚ FORTE DELLA PENALITÀ. Sabato durante il Q2 per non trainare Andrea Iannone, Marc ha rallentato vistosamente senza accorgersi che dietro di lui sopraggiungeva Maverick Vinales che con due caschi rossi nei primi due settori era lanciato verso la pole: è arrivato subito il chiarimento tra i due ma la direzione gara ha voluto dare comunque un segnale importante, non commettendo l'errore di fare sconti a nessuno. Tre posizioni di penalità e pole che si trasforma in quarta posizione, con lo spagnolo della Yamaha che guadagna la prima posizione in griglia. In gara lo spagnolo non ci ha messo molto a recuperare dalla quarta piazza, infatti già alla prima curva era secondo e prima della fine del giro si è ritrovato in testa iniziando a battere tempi che per tutti gli altri erano irraggiungibili: unico a scendere sotto il muro del 2’05” (per quattro volte), il suo miglior giro in 2’04”605 è stato di 0.491 secondi più veloce del miglior passaggio di Andrea Iannone. Come se non bastasse sui venti giri di gara ne ha effettuati ben tredici sotto il 2’05”500, con Maverick Vinales, Andrea Iannone e Valentino Rossi che ci sono riusciti solo per dieci passaggi… in tre! Un passo gara che poteva essere ancora più veloce, ma ha sottolineato lo stesso Marquez: “Ho spinto al 90% nei primi giri e dopo avere preso un po’ di gap ho gestito la gara”. Alla fine ha chiuso la gara con tre secondi e mezzo di vantaggio su Vinales, ma il distacco è stato falsato da un ultimo giro percorso in quasi due minuti e dieci, dove ha salutato il pubblico sugli spalti e sul traguardo dedicato la vittoria a Nicky Hayden e a un bambino brasiliano conosciuto la scorsa settimana in Brasile grazie a Unicef.

NUMERI DA FENOMENO.  È il decimo successo nella classe regina sul suolo americano per Marc Marquez, dodici se andiamo a sommare i due fatti in Moto2. Per trovare Marc giù dal podio dobbiamo tornare al 2010 in 125, quando dopo la pole e il giro veloce terminò decimo anche a causa di una penalità di venti secondi per aver tagliato la pista. Nessuno aveva mai fatto pole e vinto in sei edizioni di un gran premio come lui al Circuit of The Americas, in cinque delle sei occasioni poi ha realizzato anche il giro veloce in gara, solo Iannone nel 2015 è riuscito a strapparglielo. A 25 anni compiuti lo scorso 17 febbraio, con quello disputato ieri, lo spagnolo ha preso il via a 93 Gran Premi nella classe regina, vincendone 36, salendo per 66 volte sul podio, partendo 46 volte dalla pole position (facendo registrare 39 volte il giro veloce della gara) e riuscendo a vincere quattro mondiali sui cinque disputati.

Ora si torna in Europa, a Jerez, dove Marc ha vinto una sola volta nel 2014 ma quest’anno sembra chiara una cosa: solo Marc Marquez può battere Marc Marquez.

Mathias Cantarini