PIOGGIA? QUALE PIOGGIA? L’unica vera occasione che avevano i dischi in acciaio di apparire nelle inquadrature della MotoGP è ormai andata perduta. Nell’ultimo biennio si sono andate a sviluppare soluzioni che permettessero ai dischi in carbonio di lavorare a pieno regime in qualsiasi situazione, risolvendo quello che è sempre stato il problema reale di questo impianto frenante: le temperature di esercizio. Il carbonio lavora in un range che va da un minimo di 200 gradi centigradi fino ad un massimo di 800, e l’acqua tende a raffreddare eccessivamente la superficie di attrito. Il miglior metodo è quello attualmente utilizzato: si copre la superficie restante dei dischi (quella non occupata dalla pinza) con una cover, in carbonio a sua volta, che permetta un buon isolamento dall’ambiente esterno e che quindi mantenga lontana l’acqua dai dischi stessi. In gara oggi si sono potute notare più soluzioni: la Yamaha di Zarco lasciava più aria al disco con una soluzione che copriva circa metà della superficie scoperta, mentre le Honda avevano il disco interamente coperto.

COSA DICE LA BREMBO.I dischi in carbonio consentono un notevole risparmio di peso sulle masse non sospese, riducono sensibilmente l’effetto giroscopico migliorando la maneggevolezza della moto e garantiscono performance nettamente superiori a quelle offerte da quelli in acciaio - afferma la Brembo - Hanno però un difetto: non frenano efficacemente finché non raggiungono la corretta temperatura di esercizio; motivo per cui i piloti utilizzano il giro di allineamento e le prime curve dopo la partenza per portare i dischi alla giusta temperatura di esercizio. Anche con temperature basse vengono comunque utilizzati in dischi in carbonio, magari a fascia standard, utilizzando eventualmente delle cover protettive realizzate dai teams per innalzare e mantenere la loro temperatura di esercizio anche nelle fasi di non frenata".

NE PARLAVA NICKY HAYDEN. “Quando inizialmente tiri la leva, i dischi in acciaio sono molto aggressivi” raccontava il compianto Nicky Hayden dopo il passaggio in SBK.” Il primo attacco di frenata è molto potente, a volte anche più del carbonio, ma quando si frena duro, veramente a fondo, è lì che il carbonio fa la differenza. Il rilascio della leva è un altro punto a favore di questo materiale. Puoi modulare la frenata molto facilmente. Alla fine della staccata, l'acciaio ha un comportamento molto più on/off. Il carbonio necessita realmente di scaldarsi. Dipende dalla pista, dalle condizioni e dalla dimensione dei dischi. Normalmente puoi azionarli fino alla fine della corsia box ed ottenere il 90% del calore necessario. In piste come Phillip Island, che possono essere fredde e non necessitare di grandi frenate, a volte è dura tenere in temperatura di dischi durante i primi due giri ed allora si ricorre alle cover. In Superbike però non si frena così dentro la curva, con le gomme Pirelli, com'è avvenuto fino a quest'anno con le Bridgestone. Il carbonio stressa maggiormente le coperture. “

Alex Dibisceglia