D: Ciao Michael, benvenuto a Motorbike Circus e complimenti per il tuo titolo in Stock 1000!

MR: Ciao a tutti e grazie mille per i complimenti!

D: A questo punto vogliamo sapere le tue sensazioni dopo aver vinto questo titolo importante nella tua carriera...

MR: Sono molto contento ovviamente, questo è il titolo più importante della mia carriera e spero sia l’inizio di molti successi. Però sono molto contento, in più farlo con una moto italiana rende il tutto ancora più speciale!

D: In questa stagione hai “litigato” ancora con Toprak che ti sei ritrovato dalla Stock 600...

MR: Sì, lui è un ottimo pilota, abbiamo la stessa età e quindi cresciamo insieme. Siamo entrambi piloti molto forti e ci spingiamo verso un livello superiore, e anche se siamo avversari il fatto che l’uno sia presente nella stessa categoria dell’altro fa sì che possiamo anche crescere di livello.

D: Rivediamo un attimo la tua stagione: sei andato molto forte all’inizio tranne il round di Donington e poi nelle ultime tre gare cosa è successo? 

MR:
 In Inghilterra sono caduto mentre ero secondo ed anche lì ero molto veloce. Siamo arrivati in Portogallo pensando di andare forte, ma purtroppo abbiamo riscontrato dei problemi, gli stessi che abbiamo avuto a Magny Cours. Nel round di Jerez ero più a posto anche se in qualifica non ho potuto poi mettere le gomme nuove ritrovandomi a partire dalla quinta fila, anche perché mi si è rotto il radiatore per colpa di un sasso che lo ha danneggiato. Quella è sfortuna. In gara sono riuscito ad arrivare sul gruppo dei primi e volevo attaccare Toprak per andare a prendere il podio, ma un altro pilota mi è venuto addosso rovinandomi il regolatore del freno e quindi non potevo più utilizzare tutta la percorrenza del freno. A quel punto ho preferito pensare al campionato per evitare di sdraiarmi inseguendo Toprak che era terzo. Ho semplicemente deciso di gestire. Le gare invece più dure sono state quelle in Francia e Portogallo: secondo me 2 gare su 9 ci può anche stare che vadano un po’ peggio.

D: Raccontaci un po’ come hai festeggiato il titolo...

MR: A dirti la verità non abbiamo festeggiato moltissimo. Sì è vero abbiamo festeggiato lì subito dopo la gara, la sera abbiamo cenato in hospitality con tutti i ragazzi e poi siamo andati a bere una birra in un locale, ma a mezzanotte eravamo già tutti a letto. Ancora non abbiamo fatto grandi festeggiamenti (ride)

D: Ancora non hai realizzato di essere campione? 

MR: Oggi (martedì, ndr) l’ho realizzato abbastanza perché ieri e domenica non mi era ancora ben chiaro. Oggi quando mi sono svegliato mi sono detto “cavoli, sono un campione europeo”. E’ tutto molto bello.

D: Sei il sesto campione europeo piloti per Ducati nella Stock 1000...

MR: Siamo stati in tanti a vincerlo, è una categoria che durerà tanti anni e come ho detto prima è sempre bello che un italiano vinca su moto italiana.

D: Quanto è importante per te la fortuna quando si corre in moto? Per esempio Tati Mercado l’anno scorso non si è potuto giocare il titolo e Marino quest’anno è stato abbattuto subito in partenza…

MR: La fortuna conta perché, purtroppo o per fortuna, il nostro sport è molto particolare: ci sono tanti fattori e bisogna considerarli tutti. Marino è stato sfortunato ad essere centrato da un altro pilota l’ultima gara e, mettendomi nei suoi panni, non avermi potuto sfidare in pista perché caduto è qualcosa sui cui rammaricare, anche se in tutto il campionato non ha mai vinto una gara ma è stato costante, per quello è arrivato così in fondo a giocarsi il titolo. Però io ero pronto al corpo a corpo perché ero arrivato nel gruppo di testa e solo un contatto mi ha fatto dire: “Michael stai tranquillo”. Se lui fosse stato in partita avrei tirato fuori quel qualcosa in più, invece che tirare i remi in barca e gestire.

D: Quanta differenza c’è tra la tua moto, la Yamaha di Marino e la Kawasaki di Toprak? 

MR: Tra di noi c’è sicuramente pochissima differenza perché alla Superstock non è che ci puoi fare chissà cosa, quindi quando ogni casa può portare al limite quello che può, cioè pochissime cose, i livelli si equivalgono molto, non c’è tanta differenza.  Ci possono essere delle piste che si sposano perfettamente alla mia moto, altre piste possono sposarsi meglio ad una Kawasaki o una Yamaha. In linea di massima quello che in Stock fa davvero la differenza all’ultimo giro la può fare ancora il pilota, non ci sono quelle variabili presenti nelle categorie nelle quali ci sono più giri come la scelta di gomma e tante altre cose che in Stock non ci sono.

D: Ricollegandomi a quello che hai detto, l’esempio calzante è BMW che quest’anno ha ottenuto una sola vittoria con Faccani, oltre ovviamente a quella del neo arrivato Reiterberger. Come hai visto il tedesco nel weekend di Jerez, visto che era al debutto su una Stock 1000? 

MR: Lui ha già fatto una wild card a Jerez qualche anno fa, ha tanta esperienza, è venuto per dimostrare la sua forza pur non giocandosi nulla. E’ un ragazzo che ha fatto quasi un anno di Superbike e secondo me va forte. La BMW secondo me è una moto facile per la Stock, se vedi anche Sandi riesce a fare delle pole e dei bei primi giri, dopo però finisce dietro perché non è completamente a posto. Anche il campionato fatto da Tamburini con la BMW due anni fa se l’è giocato fino all’ultima gara, mentre quest’anno con la Yamaha ha fatto più fatica. In Superstock la moto sicuramente non è uguale a quella della Superbike e questa cosa cambia.

D: Con quale consapevolezza affronti l’inverno e la preparazione per il 2018?

MR: (ride) Siccome lo scorso inverno ho lavorato tanto su me stesso, sia fisicamente che mentalmente, questo inverno farò ancora di più perché non bisogna mai smettere di allenarsi e adagiarsi sugli allori, come si dice, no? Lavorerò duramente e quando tutti i piani saranno pronti per il 2018 io mi farò trovare pronto.

D: Come hai valutato la crescita del tuo team mate Mike Jones durante la stagione?

MR: Mike è un ragazzo con il quale si parla bene, abbiamo passato tanto tempo insieme e sono contento che a fine anno sia cresciuto così tanto perché fa bene per tutto il team. E’ il primo anno, non conosceva tutte le piste, è arrivato quinto in classifica e sono contento per lui. Ad inizio anno ha faticato un po’, ma penso sia abbastanza normale, al Lausitzring ha fatto un secondo posto e nelle ultime gare è sempre stato lì davanti, vuol dire che riesce a darlo anche lui il gas.

D: Cosa farà da grande adesso Michael Rinaldi?

MR: (ride) Adesso di preciso il piano per il 2018 non c’è. Sicuramente io voglio restare nella famiglia Ducati e Ducati ha interesse per me, in più Aruba sta cercando di trovarmi una sistemazione per il prossimo anno e stanno lavorando. Ancora non c’è niente di sicuro. Di sicuro però c’è che io voglio rimanere con loro e loro stanno lavorando per me.

D: Stefano Cecconi ha detto che in ogni caso non vuole lasciarti a piedi perché ha investito tanto su di te. Girava anche una voce su di te come possibile seconda Ducati in Superbike con il team Barni…

MR: Sono voci perché di sicuro non c’è niente e come ti ho detto prima stanno lavorando per trovare la soluzione migliore per me. Quello che si dice su Barni è perché pensano che sia l’opzione più ovvia, ma non è così perché ci sono tante piccole cose da sistemare, è solo un pensiero delle persone facendo 1+1, ma io smentisco perché assolutamente non c’è al momento nessuna conferma e nessuna smentita. 

D: E una terza Panigale ufficiale vicino a Chaz e Marco? 

MR:
(ride) A me piacerebbe tanto. La cosa più importante è che se si dovesse fare il salto in Superbike, venga fatto con le condizioni giuste, che è quello che stanno cercando di fare. Non vogliamo andare in Superbike e bruciarci, vogliamo andarci facendo la cosa migliore, intelligentemente e crescere. Se io vado in Superbike il prossimo anno, il mio obiettivo è quello di crescere e se lo fai di fianco ad un Chaz o ad un Marco ti può aiutare di più, ma la scelta che verrà fatta sarà sicuramente la migliore.

D: Come hai visto e come te l’hanno descritta Chaz e Marco la griglia invertita di gara-2? 

MR: La griglia invertita fa spettacolo però per i piloti basta che qualcuno davanti li porti larghi e diventa tutto più difficile. Ogni gara può cambiare, varia molto in base a come si comportano gli altri piloti. Devi avere l’abilità di scegliere il momento giusto, però non essendoci mai stato in questa situazione, a parte Jerez dove sono partito 14°, faccio anche un po’ fatica a valutare. Sicuramente è molto bella da vedere.

D: Non ci sono dubbi che con la moto tu ci sappia fare, ma che moto hai nel tuo garage di casa? 

MR: Devo svelarvi un segreto, non ho una moto nel garage di casa e non ho nemmeno la patente (ride). Non avere la patente è una decisione presa consapevolmente perché in strada poi io farei fatica a non girare tutto l’acceleratore e siccome in strada è molto pericoloso vado con la macchina. La macchina non va neanche forte e quindi va abbastanza bene (ride).

D: Il messaggio che hai lanciato è giusto…

MR: Assolutamente! E’ molto pericoloso perché non ci sono solo le moto in strada o non ci sono le vie di sicurezza, se scivoli c’è il marciapiede o il fossato. E’ molto rischioso, già io rischio in pista, non voglio portarmi altri rischi fuori dalla pista.

Grazie mille, Michael. Intanto, in bocca al lupo da tutti noi per il tuo futuro, ancora congratulazioni per il titolo Stock e ci vedremo magari ad Eicma se passerai da lì!

MR: Grazie ancora e crepi il lupo! Ci sarò penso giovedì, quindi passerò a farvi un saluto. Ciao a tutti!

Marco Pezzoni