Parliamo del progetto MV. Come si struttura?

“La Moto2 è una categoria monomotore, quindi ovviamente per il motore avremo un’unità Triumph. Da lì MV Agusta si occuperà di sviluppare telaio ed aerodinamica, utilizzando tutta la tecnologia ed il know-how ottenuto fino ad oggi nelle derivate dalla serie.  La settimana prossima saremo a Schiranna per assemblare la moto e poi portarla il 26 di luglio qui a Misano Adriatico, per iniziare il percorso che ci porterà ad avere una moto competitiva già in Qatar. Una parte dello sviluppo sarà curata da CRC.”

Quanto vantaggio porta l’esperienza della F3 in questo progetto?

“È stata la base della nostra scommessa. I motori sono talmente simili che il telaio avrà base proprio nella F3, cosa che ci avvantaggerà in termini di sviluppo riducendo le tempistiche e aiutando i meccanici nella messa a punto della moto.”

Forward in SBK: è una possibilità?

“Sono qui per questo. Stiamo facendo dei ragionamenti con Andrea Quadranti, poi ne parleremo con il presidente e cercheremo di capire se ci sono gli argomenti per ampliare la collaborazione. Il problema è che la F4 esce di produzione a fine anno, e questo è uno scoglio al di fuori della mia possibilità di azione”

La F5 dovrebbe però arrivare a breve.

“Si, come ha detto Giovanni Castiglioni ci vorrà almeno un biennio per avere questa nuova moto. Si può sempre lavorare sulla Supersport, ammesso che la categoria sopravviva all’Euro4.”

Con la sinergia della Moto2 potrebbe essere un progetto quasi a costo zero...

“Le corse a costo zero non esistono (ride, ndr). Il mio pensiero è che la MV Agusta, visti gli standard di produzione, abbia necessità di produrre pezzi speciali, unità riservate ad una clientela di livello decisamente elevato. In questa ottica, secondo me, la SBK non è fondamentale. Ma è una mia personale valutazione.”

Senza la SBK, alla MV Agusta cosa resta per provare i componenti?

“Aspettiamo, è presto per dirlo. Nel Motomondiale la Moto2 è l’unica categoria con il monomotore, Moto3 e soprattutto MotoGP hanno decisamente più libertà. Non è detto che un domani si possa magari puntare a qualcosa di diverso, o che qualcosa cambi in modo radicale.”

Altre collaborazioni in vista?

“Si, Audes. Ci piace lavorare in Italia, mantenere uno stretto legame con la nostra patria, e per l’abbigliamento non potevamo scegliere di meglio. Il Made in Italy continua ad essere invidiato da tutto il mondo ed è nostro dovere preservarlo. Ci piace lavorare a KM 0.”

Alex Dibisceglia