Nella prima parte della puntata 200 di Motorbike Circus abbiamo avuto ospite nientemeno che il quindici volte campione del mondo (tra 350 cc e 500 cc) Giacomo Agostini, che ci ha dato le sue impressioni a 360° del dopo Aragon su Marquez, Ducati, Rossi, Lorenzo ed il TT dell’Isola di Man, gara che il grande Mino ha vinto più volte nella sua carriera.

Avvio con il botto per la puntata 200 di Motorbike Circus! Ad aprire le danze ci ha pensato nientemeno che il quindici volte campione del mondo, con MV Agusta prima e Yamaha poi, “Mino” Giacomo Agostini, oggi opinionista su TV8 per quanto riguarda il Motomondiale insieme a Marco Lucchinelli e Loris Reggiani.

Buonasera Giacomo e benvenuto in questa 200^ puntata di Motorbike Circus

“Buonasera a tutti voi”.

Giacomo, usciamo da Aragon con un Marquez sempre più forte ed una Ducati che non ha particolarmente brillato...

“Ad Aragon Dovizioso era in difficoltà in prova, ma poi ha fatto una grande gara rimontando dal 10° al 2° posto, quindi direi che durante il sabato notte ha trovato la soluzione. Nessuno si aspettava, viste prove difficili, di trovare poi una Ducati così in palla”.

Che cosa si prova dopo tanti anni ad essere un punto di riferimento per tutti gli appassionati/amanti delle due ruote e che messaggio vuoi dare ai giovani appassionati che si affacciano a questo magnifico sport? 

“Innanzitutto mi fa molto piacere e sono molto onorato di questo, significa che nella vita ho dato qualcosa, ho dato delle gioie e questo mi fa molto piacere. I ragazzi giovani devono solamente essere molto seri, se amano questo mestiere devono fare un po’ di sacrifici che poi alla fine non costano, perché le vittorie appagano di tutti i sacrifici che si fanno. Il Motociclismo è uno sport individuale dove si deve lottare, dove purtroppo c’è anche un po’ di pericolo, i giovani quindi devono prendere la cosa seriamente e da professionisti facendo anche una vita regolata per poter essere sempre al 100%”.

Pensando all’attuale stato di grazia di Marquez e la tua situazione negli anni in cui dominavi, come ci si sente ad essere sempre in cima alla lista?

“Visto che Marquez ha imparato bene mi sta copiando (ride, ndr). Più vinci e più vorresti vincere e questo ti porta anche a dover vincere nel senso che se cominci a vincere hai tanta gente che ti ama e che comincia a pretendere da te tutte le domeniche la vittoria e quindi ti senti responsabile di questo ed ecco perché tutte le gare e tutti gli anni devi sempre migliorarti, perché hai tanta gente che si aspetta tanto da te. Io mi ricordo quando ho vinto tanto... ero un grande, ma poi quando arrivavo secondo mi dicevano che ero finito, quindi ecco perché bisogna sempre essere al 100% e dare al pubblico quello che si aspetta”

Nel tuo ritiro sei stato “concreto”, secondo te per Valentino sarebbe il caso di continuare o sarebbe meglio lasciare la Yamaha ufficiale ad un Quartararo in rampa di lancio?

"E’ difficile dare dei consigli perché ognuno ragiona con la propria testa. Io ho smesso quando vedevo che invece di vincere 12-13 gare all’anno ne vincevo solamente 8 e mi sono detto che probabilmente era il momento di lasciare e dare spazio ad uno più giovane. Se Valentino continua è una sua decisione, si vede che non la pensa come me, è libero di smettere quando vuole, a lui piace così. Io rimanevo un po’ male quando arrivavo 2° o 3° perché mi dicevano che ero finito e ho capito che era il momento di appendere il casco al chiodo, ho pianto per tre giorni”.

Hai mai trovato difficoltà a rapportarti con Yamaha quando si trattava di sviluppare la moto?

“Dopo aver lasciato MV, che era la mia seconda famiglia, sono andato in Yamaha e lì ho trovato un’altra famiglia, mi hanno assecondato in tutte le modifiche che chiedevo, in due anni con loro ho vinto due mondiali, sono stato il primo a dare il titolo del mondo a Yamaha in 500, la prima gara con loro l’ho vinta subito a Daytona, ho avuto un rapporto fantastico, la moto era perfetta, naturalmente tutti chiediamo qualcosa di più. Oggi la Yamaha credo che sia a livello degli altri, lo abbiamo visto grazie ai ragazzini giovani sempre attaccati a Marquez, forse qualche mese fa avevano dei problemi che sembrano al momento risolti”.

Come vedi Jorge Lorenzo?

“Lorenzo è triste. E’ triste pensare che un ragazzo giovane e talentuoso, che ha vinto quattro titoli mondiali, stia facendo quello che sta facendo. Credo che sia soprattutto un problema di testa, dopo l’incidente ha avuto molta paura, molta paura della frattura che ha avuto. I medici gli hanno detto che con mezzo centimetro in più sarebbe finito su una sedia a rotelle, quindi credo che senta molto questo discorso che gli hanno fatto e non riesce a liberarsi da questo. Dispiace, perché è uno che ci ha dato tante gioie e adesso vederlo dietro ci fa piangere”

Raccontaci qualche aneddoto ed un ricordo legato al TT dell’Isola di Man che ti ha visto trionfare per ben 10 volte

“L’Isola di Man è una pista a sé, molto particolare, molto pericolosa e molto difficile, un giro sono 61 km, per impararlo ci vuole tempo, non basta una stagione. Vincere al Tourist Trophy, però, ti dà una gioia indescrivibile, perché guidi su una pista particolare. Quando noi partivamo delle volte in un giro incontravamo le 4 stagioni, pioggia-nebbia-sole e via dicendo. Vincere il TT credo sia come vincere il Mondiale, c’è un grande entusiasmo, tantissima gente che accorre a vedere. Quando hai 20 anni non pensi al pericolo, ma andando avanti con gli anni ho visto tanti amici lasciarci la vita ed abbandonare, quindi nel '72 ho chiesto di farlo abolire dalle gare del Campionato del Mondo ed ai miei tempi bisognava andare anche controvoglia, pena la perdita dei punti. Ora il TT è una gara internazionale, non valida per il Mondiale, corre chi vuole, e se non ci vuoi andare non ci vai. Purtroppo è una pista dove sono morte circa 258 persone, tante”.

Grazie mille Giacomo per essere stato con noi!

“Grazie a voi e buona serata”.

Marco Pezzoni