Alla fine ce l’ha fatta Will Power a portare a casa la seconda Astor Cup della carriera. Al pilota di Toowomba è bastato un terzo posto a Laguna Seca per vincere il secondo titolo IndyCar dopo quello conquistato nel 2014. A 41 anni l’australiano ha fatto registrare anche il record per il maggior numero di pole position in carriera (67), ma soprattutto ha mostrato di avere una caratteristica necessaria per primeggiare in ogni competizione motoristica: la costanza nei risultati.

Unica vittoria a Detroit

Nove podi, cinque pole position e dodici piazzamenti in top five hanno fatto di Power il pilota più consistente della stagione. Paradossalmente, il dato meno entusiasmante è quello legato alle vittorie: una sola, ma importantissima, a Detroit, nell’ultima gara disputata a Belle Isle.

Quello che ha fatto la differenza, in particolare sui due team mate Newgarden e McLaughlin, rispettivamente con cinque e tre successi all’attivo, è stata proprio la concretezza, il riuscire ad accontentarsi e portare a casa il risultato migliore in ogni occasione. A pesare, sul conto del driver del Tennessee, è in particolare il ritiro patito in Iowa, mentre il kiwi si è un po’ perso per strada dopo un inizio di stagione che lo aveva visto grande protagonista a St. Pete e in Texas.

Certo, le prestazioni del team Penske hanno fatto la differenza. Power ha potuto disporre di una vettura e di una squadra perfetti durante tutta la stagione; lo stesso non si può certo dire per le scuderie avversarie. Il team Ganassi è partito in sordina, risollevandosi quando ormai era troppo tardi, nonostante la vittoria di Ericsson alla Indy 500. Peggio è andata allo squadrone Andretti, mai realmente protagonista della lotta per il titolo, e che rischia anche di perdere Herta in vista del 2023.

Un nuovo Will per il secondo titolo

La gara di Laguna Seca è lo specchio della stagione di Power: intelligente, attendista, veloce quando serve. Rispetto a quanto visto in passato, non sembra neanche di avere a che fare con lo stesso pilota. Quello che cercava le telecamere in Iowa per mostrare il dito medio in diretta, per intenderci. Lo stesso Will che aveva gettato al vento almeno due campionati all’ultima gara (prima di vincerlo finalmente nel 2014), a causa di errori dettati dalla foga e di un eccesso di grinta ingiustificabile e francamente indecifrabile.

A 41 anni, insieme a Dixon e Castroneves, Power è uno dei più esperti in pista per quanto riguarda l’IndyCar. Dal 2008 ad oggi ha vinto almeno una gara in ogni campionato disputato, ma nelle ultime stagioni sembrava essersi accodato rispetto al fenomenale team mate Newgarden. In questo 2022, invece, Power ha cambiato radicalmente il suo modo di correre, evitando di prendersi rischi inutili, e sfruttando ogni occasione per segnare punti preziosi.

Alla fine, grazie a questo switch di mentalità, è riuscito nell’impresa di portarsi a casa la seconda Astor Cup della carriera. Alcuni storceranno il naso quando leggeranno le statistiche stagionali, ma, si sa, chi vince alla fine ha sempre ragione. Complimenti a Will Power e a tutto il team Penske, autore di una stagione fantastica.

Nicola Saglia