Per quanto riguarda i piloti, gli unici a vincere più di una volta sono stati per ben tre volte Helio Castroneves (2006,2007 e 2012), Will Power (2010,2014) e Juan Pablo Montoya (2015, 2016) con due affermazioni, mentre con una vittoria troviamo anche Graham Rahal (2008) e James Hinchcliffe (2013). Una curiosità: il vincitore della gara, nelle ultime quattro stagioni,  è partito dalla quarta posizione in qualifica, mentre dalla pole position hanno vinto solo in due: Will Power nel 2010 e Helio Castroneves nel 2007.

Le statistiche riguardanti i team vedono l’armata di Roger Penske trionfare nella gara inaugurale ben otto volte, di cui quattro nelle ultime cinque: Castroneves (2012), Power (2014) e Montoya (2015-16), con Andretti a due vittorie (Dan Wheldon nel 2005 e Hinchcliffe nel 2013) e il Chip Ganassi Racing a una vittoria con Dario Franchitti nel 2011. Dominio per il team Penske anche per ciò che concerne le pole position: sette negli ultimi dieci appuntamenti, con ben sei per Will Power che nel 2016 stabilì anche il record della pista, ma poi saltò la gara a causa di un fastidioso stato influenzale. Tra gli altri poleman troviamo anche vincitori Bourdais (2003), Castroneves (2007), Tony Kanaan (2008),Rahal (2009) e Takuma Sato (2014).

Ma la domanda che addetti ai lavori e appassionati si pongono in modo ricorrente è la seguente: chi fermerà l’armata Penske? Ai nastri di partenza le formazioni più accreditate a poter dire la loro in ottica campionato sono il team di Chip Ganassi e quello di Andretti. Il primo, passato dai motori Chevrolet a quelli Honda, punta decisamente su due fattori: innanzitutto sulla voglia di riscatto della Honda specialmente in vista 2018 (quando tornerà un fornitore unico per gli aerokit), e soprattutto sul fatto che sugli ovali la differenza è stata minima, se non annullata del tutto. Discorso diverso per Andretti che, dopo aver “salvato” la stagione scorsa con la vittoria di Alexander Rossi nella 500 miglia, quest’anno punta decisamente a fare meglio, anche tenendo conto dei riscontri positivi dei test prestagionali.

E gli altri team? Quello di Foyt affida le sue fortune ad una delle coppie più promettenti in chiave futura: Daly-Munoz, che unito all’arrivo dei motori Chevrolet induce all’ottimismo dopo un paio di stagioni davvero deludenti, mentre è opposta la filosofia del team Dale Coyne, che ha accolto il ritorno di Sebastian Bourdais affiancandolo all’unico rookie presente sullo schieramento, il campione Indy Lights 2016 Ed Jones.

Stessa situazione degli anni precedenti per l’ Ed Carpenter Racing, con Pigot che dividerà la vettura con il proprietario (che correrà sugli ovali), mentre la vettura orfana di Newgarden è stata affidata alle mani di JR Hildebrand che negli ultimi anni ha dimostrato una discreta competitività in tutti i circuiti.

Svolta epocale per lo Schmidt Peterson che, dopo aver fatto incetta di titoli, ha deciso di abbandore l’Indy Lights decidendo di dedicarsi completamente alla serie maggiore, puntando nuovamente sul talento di James Hinchcliffe e su quel Mikhail Aleshin dimostratosi la vera sorpresa della passata stagione.

Chiudiamo la carrellata sui team con il Rahal Letterman Racing, che con Graham Rahal punta a riconfermarsi come primo team dei “mortali” e con il team Juncos che, approfittando della chiusura del KV Racing, tenterà il salto di categoria (proviene dall’Indy Lights) ma per quest’anno solamente in occasione della 500 miglia di Indianapolis.

Complessivamente il calendario della stagione di Indycar 2017 prevederà sei ovali (Phoenix, Indy, Texas, Iowa, Pocono, Gateway), quattro cittadini (St.Pete, Long Beach, Detroit, Toronto) e sei circuiti tradizionali (Barber, Indianapolis, Road America, Mid Ohio, Watkins Glen, Sonoma). 

La copertura televisiva per l’Italia sarà garantita da Sky Sport che trasmetterà tutte le 17 gare del calendario a partire da domenica alle ore 18,30, con le attività in pista che cominceranno da venerdì con le prime prove libere alle ore 11,15 locali.

Vincenzo Buonpane

 

 

{jcomments on}