E’ Takuma Sato a vincere la 104° edizione della 500 Miglia di Indianapolis! Il giapponese si è aggiudicato la classica dell’Indiana dopo un duello a suon di sorpassi con Scott Dixon, conclusosi a cinque giri dal termine a causa del botto di Spencer Pigot, che ha provocato l’ennesima caution di giornata.

Dixon beffato dalla strategia del team Rahal

Le cose sembravano essersi messe bene allo start per Scott Dixon, che ha passato subito il poleman Andretti, scavalcato nel primo giro anche da Sato. Il neozelandese ha poi guidato il gruppo per tre quarti di gara, resistendo agli attacchi di Alexander Rossi.

La svolta è arrivata al giro 123, quando l’americano del team Andretti ha commesso l’infrazione di unsafe release uscendo dai box, toccando proprio l’incolpevole Sato. Penalizzato, Rossi ha dovuto far sfilare il gruppo e iniziare una rimonta furibonda.

Venti giri più tardi, però, Alexander ha esagerato ed è andato a muro, facendo esporre la bandiera gialla. A questo punto, dal muretto Rahal sono stati chiamati ai box entrambi i piloti; Sato ha potuto così avere la meglio su Dixon alla ripartenza. A conferma dell’ottima strategia del team, il terzo gradino del podio è stato conquistato da Graham Rahal, figlio del proprietario del team.

La felicità di Takuma sul podio la dice lunga; il giapponese potrà sfoggiare un altro anello al dito, simbolo del vincitore. Oggi ha veramente mostrato tutto il suo talento e la sua esperienza, gestendo al meglio e resistendo agli attacchi di un fuoriclasse assoluto come Scott Dixon, mostrando di non essere assolutamente da meno.

Per il neozelandese, il secondo posto di oggi è comunque importante in ottica campionato; le tre gare vinte a inizio campionato e tutti i piazzamenti ottenuti lo stanno portando verso la conquista del sesto titolo Indycar.

Bella gara di Santino Ferrucci, quarto sotto la bandiera a scacchi, il quarto motore Honda nei primi quattro posti. Al quinto posto ha chiuso Josef Newgarden, primo pilota del team Penske e motorizzato Chevrolet, in una giornata non certo facile per i piloti del Cravattino. Dietro di lui, ottima sesta piazza per Pato O’Ward, deb del team McLaren che ha disputato una corsa solida.

Molto bene anche James Hinchcliffe, con la sua presenza one-shot, e Colton Herta, che dimostra di avere un gran talento. Chiude la top ten Ryan Hunter-Reay, Captain America, con il team Andretti in difficoltà evidenti. La 13° piazza finale del pole sitter Marco ne è la dimostrazione. Nessuna vittoria (per ora) in questa stagione; Michael ha di che preoccuparsi.

Alonso sottotono chiude 21°                                                

Le aspettative per la presenza di Fernando Alonso erano alte. La qualificazione in 26° piazza aveva però già frenato gli entusiasmi. Oggi l’asturiano è riuscito a chiudere la 500 Miglia per la prima volta in carriera, che è già un ottimo risultato.

Nando però non è mai sembrato essere realmente in lotta neanche per la top ten; inoltre, ha avuto problemi nella ripartenza dai box che lo hanno ulteriormente messo in difficoltà. Alla fine si è classificato 21°. La Triple Crown dovrà aspettare ancora.

Tante caution, rookies in difficoltà in uno Speedway a porte chiuse

Se l’anno passato i giri totali dietro la pace car erano stati solo 29, l’edizione 2020 ha visto entrare in pista la vettura di sicurezza ben sette volte, di cui l’ultima nel finale per il violento botto di Spencer Pigot. A farne le spese sono stati spesso i deb o giovanissimi piloti come Ericsson, Askew e Palou, oltre a Rossi e Daly traditi dalla foga agonistica.

Ciò è l’ennesima dimostrazione della enorme difficoltà di guida sullo Speedway; basta il minimo errore, e il muro non perdona.

Infine, dopo aver giustamente festeggiato un grande Takuma Sato, non resta che una considerazione. La gara è stata intensa, bella e combattuta, ma che peccato per quelle tribune vuote. Non si può fare altrimenti, è vero, ma è anche evidente come il motorsport e le corse monumento come la 500 Miglia di Indianapolis senza fans sono tutta un’altra cosa!

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Indianapolis 500 miglia diretta

Nicola Saglia