Helmut Marko non è nuovo a dichiarazioni molto forti, volte a scuotere l'opinione pubblica. Da quando è nata la pandemia del Coronavirus, inoltre, questa sua caratteristica ha iniziato a creare qualche difficoltà al team per cui lavora, la Red Bull. L'austriaco ha, in più di un'occasione, messo la scuderia in una posizione scomoda con dichiarazioni sconvolgenti e provocatorie, al limite della diffamazione. Vediamo di analizzare insieme questa situazione delicata.

Helmut Marko e il Coronavirus: esorcizza la paura?

L'austriaco ha iniziato a lanciare provocazioni al riguardo della pandemia parlando di Max Verstappen. Marko, infatti, ha rivelato alla stampa che l'olandese sarebbe terrorizzato all'idea di poter contrarre il virus. "Magari se lo prendesse, così poi sarebbe immune e nessuno potrebbe contrastarlo nella sua corsa verso il titolo", ha dichiarato.

Primo errore. Innanzitutto, quale titolo, visto che non si sa ancora se e quando ci sarà il Campionato di F1 del 2020? In quest'occasione, tuttavia, la Red Bull ha sorvolato sul commento, in quanto non è nuova alle parole "ad effetto" del loro uomo.

Non contento di aver disseminato scalpore con quel suo primo commento, Marko ha continuato a calcare la mano, come se volesse attirare l'attenzione su di sè ancora una volta, non soddisfatto di quella ricevuta con la precedente "bravata", e ha affermato di aver contratto il Coronavirus a febbraio: "Non era così male". Secondo errore.

A seguito di quest'utima uscita, la Red Bull ha continuato a fare finta di niente. D'altronde, era un commento personale. Tuttavia, non sembra un'affermazione corretta sotto il punto di vista etico o reale. Infatti a febbraio ancora la pandemia non era così diffusa ed affermare che "non è così male", quando ci sono milioni di morti, è qualcosa che potrebbe ferire gli ammalati e le loro famiglie.

"Coronavirus Camp", Marko sfida la Red Bull

L'ultima trovata dello stratega della Red Bull è quel che si dice "davvero troppo". "Potremmo mettere su un Corona-Camp in Red Bull, così infettiamo appositamente i nostri piloti e ne sono immuni": su questa ultima dichiarazione dal vago sapore di campo di concentramento, la scuderia austriaca avrebbe potuto reagire in diverse maniere, magari sulle righe del "non è sicuro che chi abbia già contratto il virus sia immune, caro Helmut" oppure "ora basta, Helmut, ci hai già messo abbastanza in imbarazzo".

La Red Bull, tuttavia, ha risposto con un no secco. Come un genitore stanco delle provocazioni continue di un ragazzino in cerca di attenzioni. Ciò che appare fuori da ogni dubbio è che mentre l'austriaco si erge a moderno "Tiresia del Coronavirus", prevedendo e commentando liberamente, la Red Bull si trova a doversi difendere da una minaccia proveniente dal suo interno, a dover fare i conti con delle dichiarazioni assurde e visionarie che andranno indubbiamente ad inficiarne il buon nome. Come riusciranno a salvare l'onore ed il rispetto messi a rischio proprio da chi per primo avrebbe dovuto proteggerli? Ad oggi, forse, il team ha scelto la via migliore, ignorando dapprima e rispondendo in maniera decisa e distaccata quando l'indifferenza era impossibile. Il prossimo atto, potrebbe essere un comunicato ufficiale in cui Christian Horner dichiara il suo team distaccato da ciò che dichiara Helmut Marko. Come si suol dire, "Chi vivrà, vedrà".

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Silvia Giorgi