Esteban Gutierrez è il nuovo terzo pilota Ferrari per la stagione 2015. Lo ha comunicato ufficialmente il Cavallino nelle scorse ore, con un annuncio arrivato decisamente a sorpresa. Il pilota messicano, 23 anni, è reduce da due stagioni disputate al volante della Sauber, caratterizzate più da ombre che da luci. L'ingaggio arriva dopo che il team elvetico ha deciso di puntare per la prossima stagione su Felipe Nasr e Marcus Ericsson quale nuova coppia titolare, lasciando di fatto a piedi il giovane pilota di Monterrey, nonostante le corpose garanzie economiche garantite da quest'ultimo. Ed è proprio in quest'ottica che la scelta di Gutierrez va interpretata, visto che a rendere possibile la presenza del messicano in Formula 1 ci ha sinora pensato Carlos Slim, l'imprenditore messicano noto per essere uno degli uomini più ricchi del pianeta. Un arrivo, quello di Gutierrez in rosso, che dunque rappresenta un'operazione economicamente importante per la scuderia di Maranello, ma che lascia più di una perplessità sotto svariati aspetti, non ultimo quello legato all'effettivo peso che a questo punto caratterizza la Ferrari Driver Academy.

Perché, diciamoci la verità: Gutierrez è tutt'altro che un fulmine di guerra. O, se non altro, possiamo affermare che si è un po' perso per strada. Dopo la conquista della GP3 Series nel 2010, ha disputato due stagioni altalenanti in GP2, prima di approdare direttamente in Formula 1 a partire dall'annata successiva. E qui sono stati dolori, complice un compagno veloce ed esperto quale Nico Hulkenberg. Un confronto impietoso, quello andato in scena nel corso del 2013, con il tedesco impegnato a giocarsela alla pari con i migliori nella seconda parte di stagione ed il messicano invischiato perennemente nelle retrovie, tanto da racimolare solamente sei punticini al termine della stagione. Peggio è andata nella stagione da poco andata in archivio, anche se a fronte dello "zero" realizzato dal team elvetico in classifica, il duello con un Adrian Sutil apparso talvolta quasi demotivato è risultato più equo. Se non altro, Gutierrez è riuscito a non sfigurare nel confronto con il più esperto compagno di squadra, mostrando buoni spunti sul bagnato e in qualifica, pur mettendo in mostra una condotta di gara spesso non all'altezza che lo ha perennemente relegato nelle posizioni di fondo classifica. Chiusa la parentesi con Sauber, Gutierrez si era detto molto fiducioso sulle possibilità di trovare una sistemazione in chiave 2015. Detto fatto, anche se l'accordo con la scuderia più prestigiosa del Circus probabilmente non se lo sarebbe aspettato nemmeno lui.

Al tempo stesso, c'è però da sottolineare come da un terzo pilota non ci si aspetti necessariamente delle prestazioni, sotto l'aspetto puramente velocistico: viste le poche occasioni in cui il messicano sarà chiamato a girare in pista, conseguenza della limitazione dei test andata via via crescendo nel corso degli ultimi anni, egli sarà confinato prevalentemente ad un lungo lavoro di sviluppo al simulatore. A favore di Gutierrez va sicuramente il fatto di aver già accumulato una discreta esperienza in due stagioni di Gran Premi, ma soprattutto di aver lavorato con gli uomini della scuderia di Maranello, visto che la Sauber è spinta proprio dalla Power Unit Ferrari.

Eppure, esistono dei motivi ben precisi che hanno spianato la strada all'ingaggio di Gutierrez. Motivi che c'entrano molto parzialmente con le doti ed il talento messe sin qui in mostra dal pilota messicano. Il quale, nel corso di 39 Gran Premi disputati in Formula 1, poco o nulla ha fatto per poter giustificare l'interesse da parte dei top team. Ma, evidentemente, in Ferrari la pensano diversamente. Già, perchè non è una novità che il Cavallino (e la Fiat) reputino fondamentale una presenza "forte" sul mercato sudamericano. Non a caso, negli ultimi anni, diversi piloti di quel continente sono rimasti per tanti anni nell'orbita rossa. Da Rubens Barrichello prima a Felipe Massa poi, senza dimenticare la presenza di Sergio Perez tra le fila della Ferrari Driver Academy, prima di lasciarsi soffiare quest'ultimo dalla McLaren. Una filosofia che, evidentemente, anche il nuovo corso di Maranello intende proseguire ed alimentare. Nuovo corso che comprende, naturalmente, la presenza di Maurizio Arrivabene al vertice della Gestione Sportiva. E non è un caso che proprio colui che da tanti anni si trova ai vertici della Philip Morrris abbia "giostrato" l'intera operazione, dando certamente un occhio di riguardo agli interessi ed alle mire espansionistiche del gruppo in quell'area del mondo. Certo, fa pensare come lo stesso Arrivabene abbia, quasi con un colpo di mano, rimesso in discussione con questa scelta l'effettivo peso della Ferrari Driver Academy, entità che invece Marco Mattiacci si era ripromesso di allargare e valorizzare. Perchè appare logico chiedersi come mai, a fronte di una già nutrita schiera di test-driver, ed anche con l'opportunità di valorizzare un giovane come Raffaele Marciello, si sia deciso di puntare, ancora una volta, su un elemento "esterno".

Fa pensare la politica Ferrari. E non è affatto detto che, all'interno delle mura di Maranello, tutti siano in linea con questa scelta. Se non altro perchè si tratta di una filosofia agli antipodi rispetto al "modello Red Bull", che tanti proseliti ha fatto nel corso delle ultime stagioni. Contrariamente a quanto messo in pratica dal Junior Team dei rivali, in Ferrari si è sempre puntato su piloti già "collaudati", senza assumersi il rischio di mandare in pista i propri giovani talenti allevati nel corso degli anni. Marciello, Fuoco, Stroll, sono solo alcuni dei piloti che la Ferrari sta facendo "crescere", in attesa di essere valutati come "pronti" ad affrontare un'esperienza futura nella massima formula. Vero è che il ruolo di Gutierrez implicherà molto lavoro al simulatore e poche opportunità di provare in pista la vettura, ma il segnale che è arrivato dai vertici del team non appare di certo rassicurante nei confronti della "scuola" diretta da Luca Baldisserri.

A questo punto, si attende solo il momento in cui sulla livrea delle rosse apparirà il logo "Telmex", ovvero il main sponsor del messicano, in attesa di capire che ne sarà della scuola Ferrari. Perché è vero, da un lato, che così facendo non si corre il rischio di bruciare i giovani talenti "costruiti" in casa, ma dall'altro si finisce per non riuscire mai a cogliere l'occasione per valorizzarli adeguatamente, lasciandoli perennemente seduti in panchina nella vana attesa che giunga l'ora "X". Sempre che non si presenti un altro ricco messicano...

Marco Privitera

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