Budapest, domenica 13 agosto 1989. Sul tracciato dell’Hungaroring va in scena la decima prova di un Mondiale che, per il secondo anno consecutivo, vede Ayrton Senna (campione del mondo in carica) e Alain Prost contendersi il titolo iridato. All’appuntamento in terra magiara, il Professore si presenta con 17 punti di vantaggio (53 a 36) nei confronti del compagno di squadra.

Senna, dunque, dopo il week-end perfetto di due settimane prima ad Hockenheim (pole, vittoria e giro veloce), è chiamato a dare continuità all’ottima performance maturata in Germania per accorciare ulteriormente il distacco in classifica nei confronti di Prost.

A primeggiare in qualifica è Riccardo Patrese che, a bordo della Williams, ottiene la pole position (1:19.726) precedendo Senna di tre decimi. Oltre a Patrese, nei primi dieci si classificano altri quattro piloti italiani: Alex Caffi (3°), Alessandro Nannini (7°), Stefano Modena (8°) e Pierluigi Martini (10°). Solo quinto Prost. A condividere con il francese della McLaren la terza fila, la prima della Ferrari, quella di Gerhard Berger. L’altra rossa, guidata da Nigel Mansell, ottiene il 12° tempo ad oltre due secondi dal poleman.

Allo spegnimento dei semafori, le prime tre posizioni non subiscono variazioni. Alle spalle del trio Patrese-Senna-Caffi, Berger sopravanza sia Prost che Boutsen. Bene anche Mansell che alla prima curva si ritrova già in ottava posizione. Dopo le prime tornate di assestamento, la Dallara di Caffi palesa i propri limiti rispetto a monoposto più performanti, venendo superata prima da Berger e poi da Prost.

La rimonta di Mansell non si assesta, continuando nei giri seguenti: approfittando della sosta di Nannini si porta in settimana posizione, e poco dopo sale al quinto posto avendo la meglio su Boutsen e Caffi. Al 22° passaggio l’inglese ha solo 19” di svantaggio nei confronti di Patrese, leader della corsa. Sulla tortuosa pista ungherese, dove i sorpassi scarseggiano, Mansell si dimostra a dir poco strepitoso e giro dopo giro accorcia il gap che lo divide dal podio. Il quale diviene realtà alla 41esima tornata, con il sorpasso ai danni della McLaren di Prost.

Al 54° passaggio esce di scena Patrese, tradito da un problema ad un radiatore. Con Patrese out, Senna e Mansell si ritrovano in prima e seconda posizione, distanziati di pochi decimi. Al 58° giro l’ottimo Gran Premio fin lì disputato dall’inglese della Ferrari raggiunge l’apice con la manovra perfetta ai danni di Senna, favorita dal doppiaggio eseguito da entrambi sulla Onyx di Johansson, che gli vale la prima posizione.

Una manovra lesta che chiude virtualmente la corsa in quel preciso momento. Nei restanti 20 giri, Mansell allunga il gap nei confronti di Senna, tagliando il traguardo con 20” di vantaggio sul brasiliano. Marcano punti anche Boutsen, Prost, Cheever e Piquet. Per la decima volta consecutiva, Berger è costretto ad alzare bandiera bianca per colpa di un problema al cambio.

Dopo il trionfo nella gara inaugurale di Jacarepaguá, in Brasile, il Leone torna a ruggire all’Hungaroring, centrando così un successo che sembrava una chimera dopo il 12° tempo rimediato in qualifica. Per Mansell, quella di Budapest, si sarebbe rivelata l’ultima vittoria del 1989 ma anche una delle più belle in carriera, arrivata a un anno dalla morte di Enzo Ferrari.

Gran Premio Ungheria (Budapest) – 13 agosto 1989

Distanza 77 giri – 305.536 km

ORDINE ARRIVO:

1 Nigel Mansell (Ferrari) 1h49m38.650s

2 Ayrton Senna (McLaren – Honda) + 25.967

3 Thierry Boutsen (Williams – Renault) + 38.354

4 Alain Prost (McLaren – Honda) + 44.177

5 Eddie Cheever (Arrows – Ford Cosworth) + 45.106

6 Nelson Piquet (Lotus – Judd) + 1:12.039

Pole Position: Riccardo Patrese (Williams – Renault) 1:19.726

Giro veloce: Nigel Mansell (Ferrari) 1:22.637

Piero Ladisa

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