All’età di 42 anni, Kimi Raikkonen ad Abu Dhabi affronterà l’ultimo Gran Premio di un’avventura da corsa iniziata due decenni fa a Melbourne. Una carriera per molti aspetti irripetibile, resa unica da quel titolo conquistato nel 2007, l’ultimo di un pilota vestito di Rosso Ferrari.

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Un protagonista atipico nell’era dei fenomeni

Quando un giovane e imberbe Kimi Raikkonen da Espoo si affaccia nel mondo della Formula 1 è circondato da mostri sacri che vengono acclamati come eroi ad ogni GP. Michael Schumacher, Mika Hakkinen, David Coulthard, Juan Pablo Montoya: questi alcuni dei nomi che affollano la griglia dell’Albert Park di Melbourne in quel 4 marzo 2001.

Attenzione, però, perché intorno a quel giovane pilota al volante della Sauber si è già creato un certo interesse. L’anno precedente, infatti, aveva effettuato un test con la scuderia di Hinwil al Mugello, girando talmente veloce e pulito da attirare l’attenzione del Kaiser, presente in pista con la Ferrari. Non male come biglietto da visita.

Da lì l’avvio della prima parte di una carriera formidabile, prima con McLaren, fino a quel 2007, che rimane ad oggi l’ultimo sigillo Mondiale di un pilota Ferrari. Una stagione unica, ricca di colpi di scena, a partire dalla spy story, e culminata con quel finale da cuore in gola di Interlagos, l’harakiri sportivo del debuttante Hamilton e della McLaren e il trionfo di Raikkonen, festeggiato sul podio da Jean Todt tra coriandoli e champagne.

Il coraggio di fermarsi per poi tornare alla grande

Se c’è una dote che non manca a Kimi è sicuramente il coraggio di essere sempre sé stesso, senza mezze misure. Dimostrazione di ciò è il clamoroso addio alla Ferrari alla fine del 2009, con conseguente allontanamento temporaneo dalla F.1. Una scelta dettata da due anni poco felici per il finlandese, e sfiduciato dal team che ha già deciso di affidarsi ad Alonso per il futuro.

E allora, cosa c’è di meglio per un finlandese che deve ritrovare sé stesso se non darsi al rally? Per due anni Raikkonen decide di dedicarsi al mondo dei traversi, cogliendo alcuni risultati importanti anche nel Mondiale. Allo stesso tempo, per non perdere l’abitudine, Kimi si cimenta in alcune gare oltreoceano, nella Camping Truck Series, la categoria NASCAR riservata ai pick-up.

Ma il richiamo del Circus torna presto a farsi sentire, e per il biennio 2012-2013 ecco che la Lotus diventa la sua nuova casa, con due vittorie (Abu Dhabi e Melbourne) e numerosi piazzamenti a mostrare come il talento e la classe siano sempre quelli di un tempo, nonostante i due anni di lontananza dalle piste europee. E allora, come in una di quelle storie a lieto fine da cinema, ecco che ritorna la vecchia fiamma, quel grande amore che da sempre ha fatto breccia nel cuore di Iceman: la Ferrari!

Cinque anni, dal 2014 al 2018, magari senza grandi soddisfazioni, ma con la certezza di essere l’idolo indiscusso della tifoseria rossa, forse ancora di più di quel Sebastian Vettel a cui dovrebbe fare da scudiero, ma che non riesce a conquistare fino in fondo il proprio pubblico. La vittoria finale, quella di Austin 2018, è il giusto premio e il giusto coronamento di una storia bella e irripetibile come quella di Raikkonen alla Ferrari.

L’ultimo di una specie

La domanda sorge spontanea: come mai una persona così apparentemente schiva, incapace di dire una parola in più del dovuto, costantemente nascosta dietro grandi occhiali scuri, è riuscita a fare breccia nei cuori dei tifosi più di tanti colleghi iper-connessi e costantemente con il volto in bella mostra? Semplice: perché lui è così, completamente diverso da tutto il mondo che lo circonda!

In un Circus in cui sono gli addetti stampa a farla da padroni, in cui tutto è controllato, soprattutto le dichiarazioni dei piloti, Kimi resta sé stesso, nel bene e nel male. I suoi team radio e le sue dichiarazioni durante le noiose e per di più inutili press conference sono entrate di diritto negli annali. I tifosi in larga parte hanno intuito che quella che può sembrare maleducazione, in realtà è solo un modo di essere, una maniera tutta propria di vivere la realtà del paddock.

Ci mancherà Kimi Raikkonen, uno dei pochi che nel paddock in questi anni ha saputo farsi notare soprattutto per una caratteristica: essere sé stesso, sempre e comunque. Ora potrà godersi la famiglia, senza preoccuparsi di interviste o incontri con gli sponsor, ma una cosa è certa: i tifosi non lo dimenticheranno. Grazie di tutto, Iceman!

Nicola Saglia