Non è stata certo una gara spettacolare, quella cinese. Su una pista che offre molteplici punti di sorpasso e lunghi rettilinei, ci si aspettava sicuramente una corsa più combattuta, ma invece… vince ancora Mercedes, alle prese con il terzo “uno-due” consecutivo su tre Gran Premi disputati. Staccata la Ferrari, con Vettel sul podio ma mai in lotta e con Verstappen che addirittura sopravanza Leclerc.

Gara decisa al via: si riassume tutto qui l’andamento della domenica cinese. Allo start è Hamilton a fare da lepre, sopravanzando il poleman Bottas e girando per primo in curva 1. Dietro di lui, a parte il temporaneo scambio di posizioni tra le due Ferrari, non succede praticamente nulla, se non dei piccoli “ritorni di fiamma” a fondo classifica tra Kvyat e le due McLaren. Sembra triste dirlo così, ma è proprio questo primo giro a decidere l’epilogo del Gran Premio, in quella che da qui in poi sarà una gara che farà venire “due blister cosi” agli spettatori a casa.

Inversione di posizioni: unica nota da segnalare per la corsa, è il team order arrivato a Charles Leclerc durante le prime fasi di gara. Là davanti le due Mercedes volano, e Leclerc in terza in posizione non ne ha per reagire. Dietro di lui Vettel sembra più veloce, e cosi da Maranello decidono di far passare avanti il tedesco nella speranza che quest’ultimo possa avere il ritmo per avvicinarsi a Bottas. La manovra viene portata a termine con il monegasco che rispetta l’ordine, anche se via radio non è mancata qualche frecciatina e qualche dubbio da parte di Charles per la scelta del team. Il jolly giocato poi non porterà a niente, in quanto le frecce d’argento correranno una gara a parte e i giri in più della Ferrari penalizzeranno Leclerc, tanto da costringerlo ad accontentarsi di un quinto posto dietro ad un ottimo Verstappen, ma tanto… in questo weekend c’era poco che si potesse fare.

Situazione dopo tre gare: essendoci poco da aggiungere su una gara con ben poche sfumature, analizziamo un attimo l’andamento del mondiale dopo questa prima tripletta di gare. A Maranello non è ovviamente il caso di pensare ad “allarmi” o di iniziare a preoccuparsi. La vettura è sana, ha dimostrato di poter andare fortissimo, i piloti sono affamati e la stagione è molto lunga. Certo è che bisogna comunque reagire, e anche in fretta. I tedeschi non stanno facendo sconti, e tre doppiette su tre gare fanno davvero male. La loro vettura è dannatamente veloce ovunque, i piloti stanno guidando alla grande, e i loro problemi di affidabilità rasentano lo zero assoluto. Per batterli serve la perfezione in tutti gli ambiti (e al momento in Ferrari non c’è), senza dimenticare che bisognerebbe cercare di capire perché la vettura italiana, in base alla pista su cui ci si trova, varia dall’essere la monoposto da battere al diventare una macchina buona. Con calma e serenità, ma per gli uomini in Rosso c’è da mettersi sotto.

Applauso a Max: ok, sicuramente non serve nemmeno dirlo in quanto ormai lo sanno tutti che il figlio di Jos è un campionissimo di elevata caratura. Ma vogliamo alzarci in piedi e complimentarci con questo piccolo olandesino? Avrà anche una macchina solida, ma certamente non all’altezza dei due top team del momento. Eppure il ragazzetto si infila spesso a rompere le scatole tra i contendenti al titolo, e la cosa non succede nemmeno così tanto di rado, anzi. Con un motore Honda che ancora ha tutto da dimostrare, Max riesce a portare sempre il proprio nome in cima alla classifica (è addirittura terzo nel mondiale), dimostrando che se avesse una monoposto al pari degli avversari rappresenterebbe un bel problema per tutti. Volete la misura di quello che sta facendo? Bene: Gasly becca in media 8 decimi al giro dal compagno (8 decimi, che in F1 sono un altro sport), rammentando anche che il giovane Pierre non è esattamente uno che va piano. Meditate.

E adesso Baku: ci saranno due settimane di tempo ora per rimettere gli animi a posto. Il prossimo appuntamento è in Azerbaijan, su una pista che non c’entra nulla con quanto visto fino adora e che potrebbe di nuovo rimescolare le carte. Impossibile sapere chi si troverà meglio, ma una cosa è certa: in Ferrari bisogna dare un segnale. Anche per spezzare l’incantesimo di serenità che aleggia nel team Mercedes. E’ l’unica strada da percorrere, per evitare che il Mondiale prenda già da adesso delle sembianze argentate…

Daniel Limardi