Uno dei problemi che la nuova generazione di monoposto si è ritrovata ad affrontare già in questi primi due giorni di test al Montmelò è quello del “porpoising”. Questo fenomeno è tipico infatti delle vetture ad effetto suolo e tutte le squadre si sono trovate a farne i conti.

CHE COS’È IL “PORPOISING”

Il “porpoising” è un problema causato dall’aumento del carico aerodinamico. All’aumentare della velocità aumenta anche il carico, la vettura si schiaccia e quindi il flusso d’aria passa in una sezione sempre più piccola del fondo, fino ad arrivare ad una condizione di stallo. Si verifica così una perdita improvvisa di carico prima di ricominciare il ciclo, causando così dei continui rimbalzi.

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INDIETRO DI 40 ANNI

Per ritrovare il termine “porpoising” nel vocabolario della F1 dobbiamo tornare indietro di quarant’anni. Una delle vetture che storicamente ha sofferto di questo problema è la Lotus 80. Su quella monoposto furono applicati dei concetti che estremizzavano l’effetto suolo, mettendo in secondo piano le ali. Ma c’era un problema: avanzava in rettilineo “come un delfino” e fu utilizzata dal solo Mario Andretti per 3 GP. Per risolvere la problematica, furono pensate però delle soluzioni: irrigidire al massimo le sospensioni, rendendo così l’auto inguidabile, oppure delle sospensioni che si adattassero istante per istante alla dinamica del veicolo, le cosiddette sospensioni attive che arriveranno però anni dopo.

NON L’AVEVO CONSIDERATO…

A parlare di questo nuovo problema ci ha pensato Mattia Binotto, il quale ha dichiarato che il “porpoising” non è stato considerato al simulatore. Il team principal della Ferrari ha poi sottolineato come chi arriverà prima a risolverlo avrà un vantaggio sugli altri. L’ingegnere nativo di Losanna ha però anche affermato che potrebbe essere un problema non così facile da risolvere.

Una delle squadre che ha sofferto di più del “porpoising” è l’Alfa Romeo, con Frederic Vasseur che spera in una rapida soluzione entro le prime gare della stagione. Vedremo chi sarà dunque il più rapido nel risolvere il problema, riuscendo allo stesso tempo a non perdere carico aerodinamico. Intanto i team avranno modo di studiare ancora in vista della prossima tre giorni di test in Bahrain.

Carlo Luciani